Executor

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Executor.jpg
Executor
Note di fabbricazione
Produttore

Kuat Drive Yards / Cantieri di Fondor[1]

Modello

Star Dreadnought di classe Executor[2]

Tipo
Note tecniche
Lunghezza

19.000 metri[2]

Armi
Dotazione
Equipaggio

279.144[3]

  • Artiglieri: 1.590
Passeggeri

Soldati (38.000)[3]

Utilizzo
Ruoli
Epoche

Era della Ribellione[1]

Ingresso in servizio

0 ABY

Primo avvistamento

3 BBY, sistema di Scarl[4]

Distruzione

4 ABY, Endor[1]

Presente a
Affiliazione

Impero Galattico[1]

Flotta di appartenenza

Flotta Stellare Imperiale[2]

Taskforce di appartenenza

Squadrone della Morte[2]

Proprietari noti

Darth Vader[1]

Membri dell'equipaggio noti
Comandanti noti
"C'è Vader su quella nave..."
Luke Skywalker avvicinandosi ad Endor[fonte]

Progettato da Lira Wessex e costruito in gran segreto dalla Kuat Drive Yards presso i cantieri di Fondor, l'Executor fu la prima delle quattro navi di classe Executor varate dall'Impero Galattico. La sua nave-gemella, la Lusankya, fu assemblata nello stesso periodo ma venne temporaneamente chiamata Executor, così da creare confusione e far credere che i due fossero in realtà la stessa nave. Una volta giunte a completamento, l'Executor fu subito assegnato alla Marina Imperiale, mentre Palpatine arraffò la Lusankya e la seppellì sotto Coruscant, garantendosi un via di fuga dal pianeta nel caso qualcosa fosse andato storto.

Nonostante avesse capacità senza precedenti, l'Executor era militarmente “scomodo”. Infatti, anche una nave molto più piccola avrebbe potuto rivestire il suo ruolo alla perfezione, come a suo tempo aveva fatto la nave comando tattica di classe Inexpugnable della Vecchia Repubblica. L'Executor , tuttavia, era stato creato per ricoprire incarichi molto più sottili, tra cui un ruolo politico assolutamente non secondario. Le sue dimensioni fuori dall'ordinario erano la prova fisica dell'illimitata ricchezza e dello sconfinato potere dell'Imperatore. Vederlo in orbita sarebbe bastato a terrorizzare un intero pianeta e costringerlo alla sottomissione.

Gli ingenti costi di costruzione di un'astronave così esagerata mandarono in crisi l'economia di interi sistemi stellari, che furono spinti sull'orlo della bancarotta.

Storia

Nascita e scopo

L'Executor in costruzione, così come apparve a Starkiller.
L'Executor fu mostrato a Vader poco dopo la Battaglia di Yavin e sostituì il Devastator come sua nave ammiraglia personale. Qualche tempo dopo, il Signore dei Sith iniziò a scandagliare la galassia alla ricerca della base ribelle segreta e di suo figlio Luke Skywalker. Fu costituita una nuova unità spaziale, lo Squadrone della Morte, all'interno della quale l'Executor fu eletto a quartier generale e nave ammiraglia. Nella sua missione inaugurale, la nave distrusse l'avamposto ribelle di Laakteen Depot, con l'intenzione di dimostrare alla galassia che la vittoria della Ribellione sulla Morte Nera era stata una pura casualità e che l'Executor, così come l'Impero Galattico, era inarrestabile.

Da Yavin a Hoth

Le fasi di costruzione della nave erano state supervisionate dall'Ammiraglio Amise Griff, cosicché egli mantenne il commando quando l'Executor divenne operativo. Dopo la missione dimostrativa a Laakteen Depot, l'Executor fece rotta per Yavin, dove diresse le operazioni finali dell'Assedio di Yavin IV, una campagna di cinque mesi intrapresa per spazzare via l'Alto Comando dell'Alleanza, ormai alle strette. Durante l'assedio al Grande Tempio, un gruppo di ribelli tentò di forzare il blocco. Fu allora che l'Executor finì vittima di due grossi incidenti: un serio indebolimento degli scudi causato dall'oscillatore di potenza di Vrad Dodonna e l'urto con tre navi da guerra imperiali in uscita dall'iperspazio. La concomitanza di questi eventi diede alle rimanenti forze dell'Alleanza il tempo di fuggire.

Nei mesi che seguirono, l'Executor si rifece sferrando un gran numero di attacchi contro basi ribelli.

Poco dopo l'evacuazione definitiva della base di Yavin, Vader e l'Executor raggiunsero il pianeta Shelkonwa; l'amministratore capo del settore di Shelsa, Vilim Disra, aveva informato il Signore dei Sith che Leia Organa si trovava nella capitale, Makrin City. Vader e la 501esima Legione non trovarono la Principessa, ma arrestarono il governatore di settore, Barshnis Choard, con l'accusa di tradimento.

Kyle Katarn fu il solo a riuscire ad infiltrarsi sull'Executor. L'agente ribelle si imbarcò clandestinamente su una corvetta in partenza da una stazione di rifornimento su Ergo e arrivò all'hangar d'imbarco dell'Ammiraglia, dove si nascose attendendo che la nave raggiungesse la posizione segreta dell'Arc Hammer.

Da Hoth a Endor

Lo Squadrone della Morte poco prima della Battaglia di Hoth.
La ricerca di Skywalker si protrasse per i tre anni successivi alla Battaglia di Yavin ed ebbe finalmente termine nel 3 ABY, quando un droide sonda Viper lanciato dallo Stalker, uno Star Destroyer di classe Imperial II, rintracciò il nuovo quartier generale dell'Alto Comando dell'Alleanza sul mondo ghiacciato di Hoth, nei Territori dell'Anello Esterno. Dopo aver rintracciato la Base Echo, il probot inviò immediatamente all'Executor dati visivi e sonori sul generatore dello scudo deflettore della base tramite HoloNet. Non appena posò lo sguardo su questi documenti, Vader fu certo che quello dovesse essere il luogo in cui si trovavano sia i Ribelli sia Skywalker; così, ordinò che si facesse rotta per il sistema di Hoth e che si avviassero i preparativi per un attacco terrestre, nonostante le riserve dell'insolente Ammiraglio Kendal Ozzel.

Mentre l'Executor e lo Squadrone della Morte si avvicinavano al sistema di Hoth, il droide sonda Viper continuò a scandagliare le gelide distese del pianeta, compiendo il meticolosissimo lavoro di mappare le difese della Base Echo. L'estensione delle trincee, il numero e la collocazione delle postazioni di artiglieria, le dimensioni, il modello e la posizione del cannone a ioni antiorbitale v-150, i movimenti delle truppe e la loro dislocazione: tutto fu registrato e trasmesso all'Executor, dove queste informazioni si provarono di valore inestimabile per il Generale Maximilian Veers e i suoi comandanti nella pianificazione dell'assalto terrestre. Gli sforzi di questo piccolo droide furono la ragione principale dell'incredibile prontezza mostrata dall'Impero nella Battaglia di Hoth.

Corridoi del ponte dell'Executor; in fondo è ben visibile la porta d'accesso alla sala di meditazione di Darth Vader.
Su ordine dell'Ammiraglio Ozzel, l'Executor e lo Squadrone della Morte emersero dall'iperspazio nelle immediate vicinanze di Hoth, sesto pianeta del sistema. Lo sprovveduto riteneva che la miglior tattica per cominciare l'attacco fosse un bombardamento a sorpresa. Tuttavia, schierando la flotta così vicino a Hoth, Ozzel aveva ficcato gli Star Destroyer dritti nel raggio d'azione degli scanner della base, palesando la propria presenza ai Ribelli; ciò garantì agli assediati il tempo di alzare gli scudi ed evacuare una quantità considerevole di equipaggiamenti e personale, in proporzione alle perdite che avrebbero subito durante l'attacco terrestre. L'ennesima noia provocata da Ozzel divenne ben presto l'ultima: Vader lo strangolò e riassegnò il comando dell'Ammiraglia a Firmus Piett, il capitano della nave, prima ancora che la battaglia cominciasse.

Dall'alto dei cieli di Hoth, l'Executor coordinò le operazioni del blocco spaziale e contribuì a neutralizzare almeno una delle astronavi ribelli in fuga, la Bright Hope, un trasporto medio GR-75, l'ultimo ad abbandonare il pianeta. L'Executor catturò anche la Punishing One, una nave d'esplorazione Jumpmaster 5000 pilotata dal cacciatore di taglie Dengar. Egli aveva raggiunto il sistema di Hoth in cerca di Han Solo, ma era capitato nel posto sbagliato al momento sbagliato, e la sua nave fu colpita dal cannone a ioni della Base Echo. Impotente, andò alla deriva fino a quando i raggi traenti dell'Executor non lo raggiunsero. Non passò molto tempo perché Vader approfittasse di questa circostanza e reclutasse Dengar per dare la caccia al Millennium Falcon.

L'Executor fuoriesce dal campo di asteroidi di Hoth per poter trasmettere chiaramente.
Al termine della battaglia, Vader lanciò l'Executor e tutto lo Squadrone della Morte all'inseguimento del Millennium Falcon, sicuro che Luke Skywalker fosse a bordo. La flotta fu costretta ad attraversare la cintura di asteroidi di Hoth, subendo danni notevoli a causa delle ripetute collisioni, ma non riuscì a catturare il mercantile, ormai creduto in fuga nell'iperspazio. In realtà, Han Solo aveva attraversato con successo il campo di asteroidi e si trovava agganciato sul retro della torre di comando dell'Avenger. Convinti di aver perso il prezioso bottino, l'Executor e lo Squadrone della Morte saltarono nell'iperspazio lungo possibili rotte basate sull'ultima traiettoria assunta dal Millennium Falcon.

Molto presto, grazie a una soffiata del cacciatore di taglie Boba Fett, l'Executor giunse nell'orbita del pianeta gassoso Bespin. Boba Fett, infatti, era riuscito a seguire Solo di nascosto e a prevedere la sua destinazione: Cloud City. Qui, il capitano Solo fu catturato e Luke Skywalker salvato dal Millennium Falcon dopo un duello con Vader; l'Executor si mise immediatamente in rotta di intercettazione, forte del fatto che gli uomini di Piett avevano disattivato l'iperguida del mercantile. Tuttavia, prima che i raggi traenti dell'Ammiraglia raggiungessero il Millennium Falcon, i Ribelli riuscirono a riparare l'iperguida e a svanire nell'iperspazio.

Poco dopo la Battaglia di Hoth, a bordo dell'Executor si era tenuta una riunione di cacciatori di taglie, su preciso ordine di Vader. Fu in quell'occasione che IG-88 entrò in possesso delle informazioni necessarie a elaborare l'ultimo stadio della sua Rivoluzione Droide: il droide assassino penetrò clandestinamente nel mainframe dell'Executor e scaricò tutti i dati nei suoi banchi di memoria, ottenendo una quantità di informazioni riservate, tra cui i files codificati di Vader. Fu proprio in quei files che IG-88 scoprì che una seconda Morte Nera era in costruzione attorno alla luna boscosa di Endor. Istantaneamente, concluse che i suoi piani avrebbero tratto grande vantaggio se fosse riuscito a inserire la propria identità nei sistemi della nuova Morte Nera.

Alcuni dei droidi impiegati a bordo dell'Executor, inclusi i droidi corriere, provenivano da Mechis III, un pianeta del quale IG-88 aveva preso il controllo. La loro programmazione era del tutto particolare, dato che era stato IG-88 stesso a scriverla in base alla sua: ciò li rendeva droidi senzienti, con facoltà logiche e una coscienza di sé ben oltre quelle richieste per i loro compiti ufficiali. Tra una consegna e l'altra, lasciavano tracce elettroniche nei sistemi informatici dell'Ammiraglia, cosa che consentì a IG-88 di accedere al computer principale senza dover violare alcuna misura di sicurezza.

L'Executor partecipa ad una battaglia spaziale attorno ad un pianeta inanellato.
Dopo lo scontro tra Vader e il giovane Skywalker, il Signore Oscuro e la sua Ammiraglia ritornarono a Coruscant, così che l'Imperatore fosse informato personalmente del corso degli eventi. La caccia a Skywalker fu temporaneamente accantonata e l'Executor rimase in orbita attorno alla capitale, in concomitanza con la permanenza di Vader presso il Centro Imperiale. Da lì, il Signore Oscuro inviò all'Executor dispacci sulle brevi campagne militari che caratterizzarono l'anno successivo, prima dell'assegnamento al contingente della seconda Morte Nera.

Nei mesi successivi, l'Executor partecipò alla Seconda Battaglia di Bajic, guidando l'assalto a un cantiere navale ribelle nascosto fra gli Asteroidi di Vergesso, nell'Anello Esterno. L'Impero arrivò a conoscenza di questa fabbrica su indicazione del Principe Xizor, leader dell'organizzazione Sole Nero, e l'Imperatore mandò Darth Vader ad occuparsene. Grazie alla collaborazione dello Star Destroyer Avenger e di due Star Destroyer di classe Victory, l'Executor - comandato dall'Ammiraglio Okins – assestò un colpo letale all'Alleanza: la darsena fu completamente distrutta insieme alle centinaia di astronavi alla fonda, dalle navi capitali in riparazione ai caccia in sosta.

Qualche tempo dopo, l'Executor fu mandato a recuperare i piani della seconda Morte Nera, trafugati dai Bothan. L'Ammiraglia si mise all'inseguimento di una corvetta CR-90 sospetta appena decollata ma, nel farlo, distrusse la stazione spaziale orbitante Kothlis II. Non passò molto prima che la Razor fosse catturata, ancora una volta grazie all'aiuto del valido Avenger. Il corriere Bothan in possesso dei piani fece appena in tempo a lanciarsi in un guscio di salvataggio e fu raccolto dalla dreadnaught civile Mercury, raggiungendo poi l'Incrociatore Stellare Mon Calamari Independence. Uno degli ultimi scontri intrapresi dall'Executor prima dell'assegnamento ad Endor fu la distruzione della skyhook privata del Principe Xizor, la Pugno dei Falleen. Nella battaglia, a cui parteciparono congiuntamente l'Alleanza Ribelle, l'Impero Galattico e le forze del Sole Nero, Xizor perse la vita e la sua organizzazione criminale subì un colpo da cui non si riprese più.

Sempre tra il 3 e il 4 ABY, l'Executor - guidato stavolta dall'Ammiraglio Piett - capitanò una flotta di Star Destroyer di classe Imperial nell'invasione del pianeta Mygeeto, sulla cui superficie era stata scoperta una base ribelle. Per assicurarsi la vittoria, Vader fece trasferire i migliori piloti dell'Impero all'Executor, incluso il famose “Asso Imperiale”. Nella battaglia che seguì, i TIE ingaggiarono con successo i caccia stellari ribelli fino all'arrivo di parte della Flotta dell'Alleanza, che intraprese un lungo ed estenuante conflitto a fuoco con le navi dell'Imperatore. Alla fine, gli Star Destroyer emersero vittoriosi, spianando la strada alla riconquista del pianeta.

Un'altra delle operazioni affrontate dall'Executor in quell'anno fu la missione a Kintoni, una colonia remota e scarsamente abitata. Nonostante sembrasse insignificante, Kintoni ospitava una base imperiale e un importante nodo di sensori e di antenne per le comunicazioni a lungo raggio. Qualche mese dopo la prima morte dell'Imperatore Palpatine, Mara Jade raggiunse Kintoni per sfuggire alle forze di Ysanne Isard. Lì, apprese che l'ex-governatore imperiale Barkale, un traditore, era tenuto prigioniero dai Ribelli: decise di liberarlo dalla prigionia e consegnarlo alla giustizia imperiale.

Mentre sviluppava il suo piano, Mara trovò che l'Executor e il suo contingente erano stati gli ultimi a passare da quelle parti. Così, fece una copia delle scansioni radar dell'Executor e le diede in pasto al sensore della base: adesso un Super Star Destroyer accompagnato da una grossa flotta si stava avvicinando a Kintoni, o almeno così credettero i Ribelli. Non passò molto prima che gli uomini dell'Alleanza scoprissero la bufala, ma Mara ebbe tempo sufficiente per dileguarsi in compagnia di Barkale.

La distruzione

"Non portiamo l'attacco?"
"No, ordine dell'Imperatore in persona. Ha un piano speciale per loro. Dobbiamo solo impedirgli di fuggire.
"
―Il Comandante Gherant e l'Ammiraglio Firmus Piett, a proposito dell'Executor durante la Battaglia di Endor[fonte]
L'Ammiraglia raggiunge la seconda Morte Nera.
Nei primi mesi del 4 ABY, l'Executor - nuovamente sotto il commando dell'Ammiraglio Firmus Piett – fu assegnato alla protezione della seconda Morte Nera, in orbita attorno alla luna boscosa di Endor. L'Imperatore, che era a conoscenza dell'imminente arrivo della Flotta Ribelle così come di quello del giovane Luke Skywalker, fece radunare un'armata di oltre cinquanta Star Destroyer di classe Imperial e pose l'Executor al suo comando.

Quando Palpatine avvertì l'incombere della battaglia, ordinò alla Flotta di ritirarsi all'estremità più lontana di Endor e attendere l'arrivo dei Ribelli. L'Executor e due altri Star Destroyer di classe Imperial restarono indietro a fare la guardia al cantiere della Morte Nera.

In qualità di nave comando, l'Executor era in capo ai lavori della Morte Nera e monitorava di continuo le migliaia di navi da costruzione che entravano e uscivano dal sistema di Endor, così come quelle che dovevano atterrare sul pianeta rifugio, procedura che comportava la disattivazione temporanea dello scudo a protezione della stazione spaziale.

Fu nel corso di queste noiosissime operazioni che gli ufficiali dell'Executor intercettarono il Tydirium, lo shuttle T-4a di classe Lambda che trasportava il commando ribelle di Endor diretto sulla superficie della luna boscosa a distruggere il generatore dello scudo. Vader avvertì immediatamente la presenza di suo figlio Luke ma lasciò proseguire la navetta, certo che a breve avrebbe incontrato il ragazzo.

Con l'arrivo della Flotta dell'Alleanza, l'Executor e il resto delle navi imperiali si schierarono alle sue spalle, bloccando l'unica via di fuga. Pur tenendo in scacco i Ribelli, l'Imperatore in persona ordinò a Piett di non portare l'attacco e di lasciare che il superlaser della Morte Nera – creduto non ancora ultimato – colpisse per primo. Quando l'Alleanza si accorse delle vere condizioni della stazione da battaglia ripiegò disperatamente verso gli Star Destroyer, accorciando le distanze il più possibile e dando loro battaglia, una misura drastica ma pur sempre più efficace che non un confronto diretto con il superlaser della Morte Nera. Fu a quel punto che l'Executor prese parte allo scontro.

Quando la Flotta Ribelle apprese che il generatore dello scudo deflettore era stato distrutto, i suoi caccia ritornarono all'obbiettivo principale e portarono l'attacco al reattore della Morte Nera. A bordo dell'Home One, l'Ammirglio Ackbar ordinò di concentrare il fuoco contro l'Executor, nel tentativo di distogliere l'attenzione dei caccia imperiali dalla stazione spaziale.

La fine dell'Ammiraglio Piett.
Il bombardamento prosciugò gli scudi deflettori del Super Star Destroyer e uno di questi finì distrutto nell'assalto sferrato da due intercettori A-Wing RZ-1 della Squadriglia Verde. Colpita da ogni lato, l'Ammiraglia perse il coordinamento delle sue batterie turbolaser, finché un altro A-Wing - pilotato da Arvel Crynyd e colpito dagli stessi cannoni dell'Executor - non si schiantò dritto nel ponte di comando, ormai privo di qualunque protezione.
Gli ultimi momenti dell'Executor.
La perdita della sezione di timoneria provocò lo spegnimento temporaneo dei sistemi di navigazione. Prima che l'energia ausiliaria entrasse in funzione, l'Executor fu catturato dal campo gravitazionale della Morte Nera e si schiantò sulla sua superficie, arrecando seri danni alla stazione da battaglia.

Il comando non fece in tempo a passare alla Chimaera che la Flotta Imperiale si frantumò e le sorti della battaglia si capovolsero: l'Executor era un riferimento morale per tutta la Flotta e, con la sua distruzione, i comandanti caddero nel panico. Nonostante gli Star Destroyer detenessero ancora un significativo vantaggio numerico e qualitativo sulla Flotta Ribelle, il grosso della Flotta Imperiale preferì ritirarsi nell'iperspazio.

Ironicamente, il caccia responsabile della distruzione dell'Executor era stato creato da Walex Blissex, padre di Lira Wessex, la progettista dell'Executor.

Comandanti

"L'assegnamento all'Executor è la strada più rapida per la promozione—così come per la tomba."
―Proverbio a bordo dell'Executor[fonte]

Dal momento che Vader trattava l'Executor come sua mera arma personale, le funzioni militari dell'astronave erano espletate da una serie di ammiragli, ciascuno dei quali andò incontro ad un sollevamento prematuro dall'incarico. L'Ammiraglio Amise Griff - che ne aveva supervisionato la costruzione a Fondor - fu il primo ufficiale della nave: Vader si sbarazzò presto di lui ordinandogli di portare un folle assalto su Yavin 4, dove Griff trovò la morte.

Il comando passò dunque nelle mani dell'Ammiraglio Kendal Ozzel, noto per aver contribuito all'ennesima fuga dell'Alleanza ad Hoth schierando la Flotta troppo vicino alla loro base. Ozzel fu strangolato a morte da Vader e rimpiazzato dal neopromosso Ammiraglio Firmus Piett.

Piett, da comandante competente, fu il solo ufficiale di comando dell'Executor a non rendersi responsabile della mancata riuscita di un'operazione. L'unica occasione in cui rischiò le ire di Vader fu quando il droide astromeccanico R2-D2 riparò con successo l'iperguida del Millennium Falcon, consentendo agli eroi Ribelli di sfuggire ai raggi traenti dell'Executor. Piett sarebbe trapassato un anno più tardi, alla Battaglia di Endor, quando l'A-wing di Arvel Crynyd si schiantò nel ponte della Star Dreadnought.

E' probabile che le operazioni di routine fossero supervisionate da un capitano, e che gli ammiragli sopraccitati sfruttassero l'Executor unicamente in qualità di nave comando dello Squadrone della Morte.

Dietro le quinte

  • Nel corso degli anni, sono state molte le fonti dell'Universo Espanso ad a sostenere che la lunghezza dell'Executor fosse di soli 8.000 metri. Altro materiale, principalmente StarWars.com, affermava invece che l'Executor fosse lungo 12.800 metri. Entrambe queste descrizioni sono in contrasto con i film stessi, in cui l'Executor sembra essere da undici a dodici volte più lungo di un normale Star Destroyer da 1.600 metri (il che equivale a 17.600-19.200 metri). Da questo punto di vista, i 12.800 metri appaiono una soluzione di compromesso, a metà tra la lunghezza mostrata nei film e quella suggerita dalla West End Games. Nel Settembre 2005, la scheda nel Databank di StarWars.com fu finalmente aggiornata alla versione da 19.000 metri, chiudendo un'epoca di dibattiti e incertezze. Nonostante questo chiarimento, tali lunghezze sono ancora oggetto di discussione fra alcuni fan.
  • La miniatura dell'Executor usata nei film era luga 2.83 metri.

Presente in

Presenze non canoniche

Note e riferimenti

Fonti