Visioni dal futuro – Capitolo I

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Capitolo I

Un silenzio irreale regnava nella stanza del cancelliere supremo della Repubblica, l’ex senatore di Naboo, Palpatine. Di fronte a lui c’era la persona di cui si fidava più di tutti, colui che aveva abbandonato i suoi ideali solo per diventare il suo allievo con il nome di Darth Tyranus, conosciuto da tutti come il Conte Dooku, il ventesimo jedi perduto.

“Lord Sidious siete sicuro di quello che state facendo?”
“Dubiti forse di me mio apprendista?”
“No assolutamente, ma avevo pensato che ci avremmo messo più tempo. Così mi avevate detto pochi anni fa quando lasciai l’ordine.”
“Le cose per nostra fortuna si stanno evolvendo in maniera diversa, la guerra scoppierà molto prima del previsto.”
“Ah si, e come mai maestro?”
“Lo saprai presto, mio apprendista. Ora va e riunisci il tuo esercito, come ti ho già detto la guerra scoppierà molto presto”
“Come desiderate mio signore” e con un cerimonioso inchino uscì dalla porta laterale dell’appartamento del Cancelliere.

Uno spaventoso boato si udì pochi istanti dopo nei bassifondi di Coruscant.
Un intero quartiere saltò in aria.
Case distrutte.
Polvere.
Persone ferite chiedevano aiuto urlando.
Oppure scappavano.
Altre ancora scavavano in mezzo alle rovine.
Ma come trovare qualcosa lì in mezzo?
La polvere che aleggiava nell’aria era nera e soffocante.
C’era chi camminava strisciando alla cieca cercando qualcosa anche se forse nemmeno sapeva cosa.
Chi gridava come impazzito quasi maledicendo la vita stessa.
Dov’era la città a prova di attentato?
Era sparita per sempre.
Ora c’erano solo rovine, morte e dolore.

Un uomo della razza di calamara , vestito di un semplice saio, era sdraiato contro un costruzione diroccata, che fino a pochi secondi prima era il più bel palazzo della zona. Con una fatica immane iniziò a cercare nei propri abiti logori, finché trovò il comlink e lo accese.

“Maestro… Maestro Yoda…”
“ Maestro Fisto , ferito sei tu. Sentito abbiamo l’esplosione “
“Non venite, che nessuno venga è una…” ma la voce gli mancò e lui cadde a terra, morto.
“Maestro Fisto…”

Il venerabile capo dell’ordine jedi rimase impietrito di fronte a quella vista: che stava accadendo? Solo pochi anni prima avevano scoperto che i sith erano tornati.
Era accaduto durante il tentativo di invasione della Federazione dei mercanti su Naboo durante il quale era morto Qui-Gon.
Successivamente Dooku, il maestro dello stesso Qui-Gon, aveva lasciato l’ordine definendoli vecchi e vuoti, troppo lontani dal mondo e dai reali problemi delle persone ed era diventato il ventesimo jedi perduto.  Per la prima volta Yoda pensò che forse il suo ex allievo avesse ragione altrimenti non si spiegava come non si fossero mai accorti di niente, come avevano lasciato che qualcuno colpisse al cuore la capitale galattica.

“Maestro Yoda…dove andate?” la voce di Windu era tesa, nervosa, mai lo aveva sentito così.
“Laggiù andare debbo io”
“Non possiamo è troppo pericoloso. E non possiamo fare più niente”
“Così sicuro sei tu? E da quando il pericolo ostacola la missione di un jedi? Troppo ciechi e lontani dalla gente siamo stati noi..”

E senza attendere una replica il piccolo maestro uscì dalla sala del consiglio, andò verso l’imbarco degli sprinter, salì sopra uno di essi e si diresse nel luogo dell’attentato.
Quando arrivò c’erano pompieri e dottori che correvano dappertutto, i primi tentando di domare i numerosi incendi e i secondi recuperavano le migliaia di feriti e morti, trasportandoli velocemente negli improvvisati ospedali da campo che si erano creati non lontano da lì.
Yoda osservava tutto con aria afflitta, devastato dai sensi di colpa, non riuscendo a capire chi e perché avesse fatto questo: voci incontrollate sostenevano che dietro l’attentato ci fosse la mano dei separatisti ma non riusciva a credere che Dooku potesse arrivare a tanto. A che scopo poi?
Avrebbe perso tutta la simpatia di cui godeva negli ambienti popolari.
Tutto era così nebuloso e contorto, eppure di una cosa era sicuro Yoda: erano stati i sith.
In quell’istante passarono di fianco a lui due barelle, in una c’era il cadavere di Kid Fisto, era quasi irriconoscibile a causa dell’alto numero di ferite riportate, nell’altra c’era un bimbo, anch’esso di razza calamara e anch’esso strapieno di ferite, ma almeno era vivo.
Tremava visibilmente e piangeva disperato chiamando la madre.
Il capo dell’ordine gli si avvicinò e gli toccò la fronte con la punta di un dito e subito il pianto del bambino cessò mentre una lacrima silenziosa scivolava lungo la guancia del vecchio jedi: tutto era morte, tutto era rovina lì.
Una troupe della Holonet, guidata da due umani, si avvicinò a lui

“Maestro Yoda chi pensate ci sia dietro quest’orrenda carneficina? E come risponderà l’ordine jedi?”
“Ancora risposte certe dare non possiamo. Ma del nostro meglio faremo”
“Io ho le risposte”

La voce del cancelliere Palpatine.
Ma non era la solita pacata voce, no aveva un’incrinatura che non poteva celare e il suo animo era pieno di paura: Yoda lo percepiva chiaramente.

“Cancelliere cosa intendete dire?”
“Una frangia estremista dei separatisti ecco chi c’è dietro. Ho appena parlato con il Conte Dooku che è sempre stato a favore dei negoziati lo sapete, come tutti noi, ma purtroppo questo attentato cambia le cose, lo sa bene anche lui. “
“E come fate a dire che è stata una frangia dei separatisti a compiere tutto questo?”
“E’ stato lo stesso Conte Dooku a comunicarmi, con tanto di prove inconfutabili, che dietro questo orrore c’è il viceré  Nute Gunray, che già due anni fa attaccò il mio pianeta natale per una bieca questione commerciale e ora ho osato attaccare la capitale galattica. Non possiamo rimanere inerti di fronte a questo”
“Intende forse dire che la Repubblica risponderà?”
“Certo che risponderà. Ne parlerò immediatamente in senato e sono certo che tutti i senatori saranno con me, dobbiamo difenderci non abbiamo altra scelta purtroppo, lo vedete anche voi. Vogliamo forse che altri poveri innocenti paghino per colpa dell’avidità di uno? “
“Avete ragione cancelliere, siamo con voi, la gente è tutta con voi perché voi avete dimostrato ancora una volta di essere vicino a noi tutti, venendo addirittura qui rischiando la vita.”
“Dovevo venire di persona, io sono il padre della Repubblica e non posso lasciare soli i miei figli…”

Palpatine abbassò il capo con aria afflitta e si allontanò verso altre rovine sotto lo sguardo indagatore di Yoda e lo sguardo ammirato di tutti gli altri.
Il capo del consiglio era rientrato nei suoi alloggi e osservava il cielo notturno di Coruscant che non era mai stato così buio questo perché l’acre fumo proveniente dai bassifondi non si era ancora del tutto dissolto, era un fumo nero come la notte e soffocante come il peggiore dei veleni. Tutta la città rischiava di venire contaminata così si era costretti a stare rinchiusi in casa e per uscire occorrevano delle grosse maschere con ossigeno, che purtroppo non erano sufficienti per tutti gli abitanti del pianeta.

“Maestro volete andare in senato?” il giovane Obi-Wan si era avvicinato cercando da lui delle risposte che non riusciva a trovare da solo.
“Che vada  o non vada, scoppierà la guerra comunque.”
“E noi cosa faremo?”
“Combattere dovremo.”
“Si lo so maestro. Ma in che modo?La Repubblica non ha un esercito.”
“Questo me non preoccupa. Altre cose preoccupano me..”
“Che cosa?”
“Il nostro nemico vero chi è? Dietro Nute Gunray forse i sith ci sono?”
“Darth Maul è morto”
“Ma non il maestro lui era…”
“Perché ne parlate con me maestro? Io sono jedi da pochi anni..”
“Ma il maestro del prescelto tu sei. E ben chiare queste cose devi avere..”
“Avete ragione..”
“Strano il destino di quel ragazzo, troppo vecchio per essere padawan e troppo giovane per fare una guerra..”
“Ma se la caverà…”
“Per tutti noi, mi auguro che ragione abbia tu”

Il giovane Kenobi sorrise mestamente poi il suo sguardo verde azzurro si perse nel cielo nero di Coruscant: un’altra guerra dopo solo due anni dalla morte di Qui-Gon.
Ancora una volta stava accadendo tutto troppo in fretta, Yoda aveva ragione.
E lui aveva più paura di allora, più paura di quando il suo maestro morì, più paura di quando gli fu dato Anakin come allievo,  perché era ancora un ragazzino e non poteva vincere quella guerra, aveva bisogno di tempo.
C’era solo una cosa che gli dava la volontà di andare avanti.
Ma non erano né gli ammonimenti di Yoda né il senso del dovere così ferocemente inculcato.
No.
Era il fatto che Anakin sarebbe stato al suo fianco.
Il senato galattico era stracolmo di persone tutte che urlavano e si agitavano.

“Guerra! A morte i separatisti!”

Gli unici in silenzio erano i membri del comitato dei Lealisti, guidato dal giovane senatore di Alderaan, Bail Organa, che osservava spaventato l’evolversi della situazione sapendo benissimo che questa volta nessuno avrebbe ascoltato le sue parole a favore della pace, lui stesso ne dubitava, era come annientato.
Malgrado i separatisti fossero contro la Repubblica li aveva sempre rispettati comprendeva il loro bisogno di giustizia, le loro proteste contro la corruzione dilagante e l’eccesso di burocrazia, ma ora cosa doveva pensare di loro? Perché si erano spinti a tanto?
Secondo quanto gli era stato riferito da alcuni voci incontrollate, ma vicine al cancelliere, pare che dietro quell’orribile attentato ci fosse la mano di Nute Gunray e non faticava assolutamente a credere che quell’essere avido fosse stato capace di un gesto tanto ignobile, ma non lo avrebbe portato da nessuna parte, gli avrebbe fatto la figura del terrorista e nient’altro.

“Bail tutto a posto?”

La voce gentile di Mon Montha lo distrasse dai suoi pensieri.

“Tu pensi davvero sia stato Gunray?”
“Quell’uomo è capace di tutto: hai visto cosa fece su Naboo solo due anni fa”
“Lo so che ne sarebbe capace, ma non ci guadagnerebbe nulla da una cosa simile.”
“Perché ci ha guadagnato qualcosa due anni fa? Più che condanne dalla Corte Costituzionale, intendo..”

Bail sorrise divertito all’amica.

“E malgrado quelle condanne è ancora in libertà..”
“Tu chi pensi che sia stato Bail?”
“Non lo so è questo il problema.”

Il fracasso dell’aula all’improvviso cessò: era entrato Palpatine.
Tutti si voltarono verso di lui come se fosse l’oracolo di chissà quale misterioso dio con tutte le risposte pronte, solo Bail e Mon continuarono a guardarsi tra di loro, sempre più preda del dubbio.
Il cancelliere supremo in poche ore pareva invecchiato di cent’anni il suo viso era pallido come quello di un morto e le rughe si erano come triplicate segnando il suo viso in maniera spaventosa, e quando parlò la sua voce era tremante e angosciata.

“Senatori abbiamo appena assistito ad una tragedia. La nostra amata Repubblica è in pericolo, non possiamo più permetterci di perdere tempo in negoziati, purtroppo le frange estreme dei Separatisti hanno preso il sopravvento. Attaccandoci al cuore, distruggendo un intero quartiere. Lo avete visto tutti, donne e bambini innocenti, uomini valorosi come il grande maestro jedi Fisto sono stati uccisi per l’odio di questi terroristi, si perché sono terroristi!”
“Si terroristi” urlò l’assemblea..
“Dobbiamo difenderci non abbiamo altra scelta.”
“Palpatine, Palpatine, Palpatine..”

La senatrice Mon Calamari, Cor Vast * , che faceva parte del comitato dei Lealisti, chiese di parlare e subito il cancelliere glielo concesse.

“Il nostro valoroso Kid Fisto è morto per difenderci e noi non possiamo permettere che la sua morte resti impunita, né che la Repubblica venga devastata da questa gente senza cuore e senza nessun principio morale, altrimenti la sua morte sarebbe stata vana. Dobbiamo difenderci e per farlo, mi duole doverlo dire, i jedi non sono sufficienti, sono troppo pochi, abbiamo bisogno di un esercito. Ma prima di farlo occorre dare i poteri speciali al Cancelliere, se andremo in guerra non possiamo perdere intere giornate per delle decisioni urgenti.”
Mon Montha abbassò il capo sconfitta sussurrando con un filo di voce all’amico vicino a lei.

“Non posso nemmeno darle torto. Questa guerra è inevitabile.”

Il senatore di Alderaan non si diede nemmeno la briga di rispondere limitandosi a sospirare pesantemente: i suoi profondi occhi neri osservavano quella bolgia urlante intorno a lui, si perché solo così poteva definirla, bolgia. Non gli pareva di scorgere nessun volto umano, anche lo sguardo della sua amica Cor era una lama di ghiaccio, pieno di odio e di rancore e non se la sentiva di biasimarla.
Nel frattempo aveva preso la parola il senatore di Muunlist, un corpulento individuo di razza umana ma dall’aria decisamente bonaria.

“Appoggio la mozione della senatrice Vast, occorre dare i poteri speciali al Cancelliere e poi creare un esercito. Solo che c’è un problema per crearne uno potente occorrono anni, come faremo nel frattempo a difenderci?”

La voce di Palpatine risuonò di nuovo nell’assemblea

“La questione che ponete è importante, senatore Bhot*, ma non temete la Repubblica ha i mezzi per essere veloce quando occorre. Ho appena parlato con i jedi e loro sono pronti ad aiutarci in questo senso..”

Queste ultime parole lasciarono interdetto Obi-Wan Kenobi che insieme al suo giovanissimo allievo Anakin osservava dall’alto lo svolgersi della seduta straordinaria.

“Cosa intende maestro?” la voce del ragazzino era piena di paura, così come i suoi occhi: era una paura enorme molto più grande di quella provata anni prima quando si separò da sua madre.

Il giovane cavaliere jedi gli poggiò la mano.

“Non lo so Anakin, ne parleremo con Yoda..”

Il suo allievo non chiese altro e questo impensierì non poco il suo maestro che era abituato alle sue troppe domande, alla sua esagerata voglia di fare.

In quell’istante si avvicinò il maestro Windu che con un cenno della mano chiese ad Obi-Wan di avvicinarsi.

“Mi spiace non averti informato prima, ma quello che dice Palpatine è vero. Possiamo aiutare la Repubblica a formare un esercito anche se devo dire la verità io non sono molto d’accordo.”
“Che vuoi dire Mace?” raramente il giovane Kenobi si rivolgeva per nome al vice-capo del Consiglio, era sempre fin troppo rispettoso, ma stavolta era troppo preoccupato per curarsi delle formalità.
“Prima che avvenisse l’attentato Kid aveva scoperto su Kamino che circa due anni fa il maestro Sifo Diass aveva ordinato la fondazione di un grande esercito di cloni per la Repubblica..”
“Co… come? E perché lo avrebbe fatto?”
“Kid stava indagando proprio su questo, ma come ben sai è stato ucciso oggi…”

Gli occhi di Obi-Wan erano dilatati dalla paura.

“Pensi… pensi forse che era per colpire Kid che hanno fatto quella carneficina?”
“Non lo so, potrebbe essere, è tutto così nebuloso e contorto…”
“Scusami ma avete parlate di questa storia con Palpatine?”

Mace abbassò il capo arrossendo lievemente

“Purtroppo quando Kid ci ha informato della cosa eravamo nell’ufficio del Cancelliere: sai che lui è sempre stato dalla nostra parte, tiene sempre conto del nostro consiglio.”

Obi-Wan si passò nervosamente le mani sui capelli rossicci.

“Si si non è Palpatine il problema ci mancherebbe. Ma usare un esercito di cui si ignora la provenienza…”
“Obi-Wan non piace nemmeno a me, ma non abbiamo altra scelta. Su questo il Cancelliere ha ragione: dobbiamo difendere la Repubblica…”

Il giovane jedi annuì con un cenno della testa.

“Scusami ancora per informato solo adesso, ma tu ed Anakin eravate via su Dantooine..”
“Non importa…”

Mace si allontanò di nuovo verso la sua poltrona e così fece Obi-Wan che però non si sedette, ma prese per mano il suo padawan invitandolo ad alzarsi.

“Su andiamo”

La raffica di proteste che si aspettava che venissero non arrivarono, il bimbo saltò immediatamente giù dalla sedia e lo segui con assoluta calma, come se fosse anch’egli perso in mille pensieri. Entrambi con la testa bassa si avviarono verso una delle uscite laterali del senato che in quel momento risuonò di nuovo di un forte boato: l’assemblea aveva appena dato i poteri speciali a Palpatine..

Fine Capitolo I

* Questi nomi sono tutti inventati da me^^..

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Amministratore - Il più grande esperto di "imperialità" di questa galassia (dai, forse giusto dopo Palpatine), divora con passione fin dalla tenera età ogni cosa che riguarda Star Wars. Vive e lavora a Londra.
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