Visioni dal futuro – Capitolo IX

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Capitolo IX

Hiwl, città sotterranea di Mon Calamari.

Obi-Wan stava spingendo la sedia a rotelle del suo giovane allievo, Anakin, verso uno dei boschetti, vicino alle montagne di sasso, ormai da settimane era lì che andavano quando volevano stare in pace, ad esercitarsi.

Il generale Kenobi, grazie agli insegnamenti del tempio e a quelli di Venla, aveva imparato diverse cose sulla medicina e cercava di metterle in pratica, per aiutare il piccolo Skywalker a ricominciare a camminare, all’inizio, circa due mesi prima, era stata dura, le gambe del bambino, anzi ormai ragazzino, sembravano completamente inermi, poi lentamente, con enorme sforzo di volontà da parte di entrambi, avevano iniziato a muoversi.

Certo, ancora non si alzava in piedi, ma almeno riusciva a muoverle da solo, era un inizio, potevano farcela, potevano fare qualunque cosa insieme, ne era certo, di tanto in tanto, veniva anche Siri con loro, il giovane maestro jedi glielo permetteva, anche se voleva avere un rapporto esclusivo con il piccolo, eppure la presenza di lei non lo infastidiva, anzi e lo sapeva qual era la ragione.

L’amava, ma non capiva se i loro rapporti dovessero cambiare o meno.

Quel giorno il sole artificiale di Hiwl sembrava particolarmente splendente, forse riusciva ad assorbire davvero i raggi del sole naturale, non erano frottole, sentiva la primavera nell’aria, come non mai.

“Maestro … stai bene?” domandò il bambino sorridendogli.

“Sì, penso di sì ..” sussurrò il giovane sedendosi accanto a lui.

Avrebbero dovuto iniziare i soliti esercizi, solo che non si sentiva di farlo, temeva di stare esagerando.

“Non sono molto bravo a parole, non con te almeno”

“Ti sbagli, sei molto bravo”

“Anakin, ti ricordi che prima di diventare il tuo maestro, ero solo un padawan? Sono passato dall’essere un padawan all’essere un maestro, non va bene, non va bene per nulla: tutti i jedi passano alcuni anni come cavalieri jedi e basta”

Il piccolo lo fissò stupefatto: il suo maestro si sentiva forse insicuro?

“Credevo … ho sempre creduto che non avessi paura di nulla e che fossi perfetto”

“Ti ho deluso?”

“No, penso di no. Perché ne parli con me? Sono solo un bambino, oltretutto il tuo padawan”

Obi-Wan scosse il capo, posando le mani sulle spalle dell’allievo.

“Prima cosa, il fatto che ti sia il mio padawan, non significa che dobbiamo avere un rapporto distaccato, anzi, mi pare che ci divertiamo insieme qualche volta, che dici?”

Anakin sorrise, un sorriso tenero e allegro.

“Sì, direi di sì”

“Bene, seconda cosa: non sei solo un bambino, ma qualcosa di più. Tra l’altro, se non ricordo male, presto compirai quattordici anni, giusto?”

“Sì”

“E allora non sei più un bambino, proprio no”

“Capisco … “ sospirò il ragazzino, guardando le montagne rocciose che parevano continuare all’infinito dietro la boscaglia.

“C’è altro che devi dirmi?”

“No … sei arrabbiato?”

“Cosa ti spinge a … a tirar fuori tutto?”

“In che senso?”

“Sei diverso”

“Dici?Può essere, forse è questa gente, forse è la consapevolezza di sapere che ormai non ce ne andremo più da qui e tu e Siri siete tutto quello che mi è rimasto”

“La cosa ti dispiace?”

Avrebbe voluto rispondergli subito, ma, come al solito, la sua razionalità iniziò a ricordargli mille cose, le mille cose che aveva perso: Qui-Gon, la sua vita al tempio, la sua fedeltà all’ordine, Yoda, Mace, Barris, Luminara, Shaak Ti, Aayla, il suo insegnante di spada … li aveva persi tutti, tutti quanti e sapeva che non li avrebbe più avuti indietro.

Gli mancava la sua vita al tempio, avere un ideale nobile da seguire, malgrado le sue mille ribellioni, ci aveva creduto, anche se aveva visto la decadenza in cui era caduto l’ordine, sapeva che non tutto era perduto, non tutto quanto.

Avrebbe barattato un momento di nuovo di quella vita con la vita che faceva ora? La vita che faceva insieme a Siri e Anakin, una vita esclusiva, solo loro tre, anche se c’erano le altre persone del villaggio, era come se vivessero in un mondo a se stante …

No, non avrebbe mai voluto tornare indietro, lo sapeva, lo sapeva, il problema era dirlo ad alta voce.

“Allora ti dispiace davvero?” fece il piccolo rassegnato.

“Assolutamente: ho sempre voluto avere un rapporto esclusivo con te e Siri”

Lo aveva detto davvero ad alta voce? Non riusciva a credere alle proprie orecchie e anche Anakin non ci credeva, tanto che lo fissava sbalordito e gli ci vollero diversi minuti per riprendere l’uso della parola.

“Dici sul serio?”

“Sì”

“Maestro … posso farti una domanda?”

“Dimmi, poi dovremmo fare gli esercizi”

“D’accordo …”

“Come mai così ubbidiente?”

Il ragazzino alzò un sopracciglio, facendo una smorfia dispettosa.

“Da quando conosci la maestra Tachi?”

“Tanto tempo, perché?”

“Io non capisco molto dei rapporti degli adulti, né di quello che succede qui, tra le persone comuni, però credo che siate molte vicini, vero?”

“Abbastanza”

“Di cosa hai paura maestro?”

“Troppe cose, Anakin, troppe cose”

“Anche di me?” domandò il piccolo Skywalker preoccupato.

“No, ho paura di me: non sono così buono come pensi, posso diventare pericoloso, molto pericoloso, in determinate circostanze”

Anakin lo scrutò, cercando di far suo il significato di quelle parole, rendendosi conto che il suo maestro aveva le sue stesse paure: non riusciva a sentirsi pieno di amore e serenità in ogni istante.

Fin da piccolo aveva avuto paura di guardare in fondo al suo cuore, temeva di vederci qualcosa che non gli piaceva, poi, da quando era iniziata la guerra e aveva visto così tante persone morire, tante, troppe persone, aveva sentito crescere dentro di sé una grande rabbia, una rabbia terribile, che, temeva, prima o poi sarebbe esplosa nel momento sbagliato, magari anche con il suo maestro e con Siri o con Padmè o sua madre e questo lo spaventava ancora di più di tutto il resto, persino di più di non poter più camminare.

Forse sarebbe stato meglio per tutti che rimasse inchiodato lì, inerme, senza possibilità di agire, il suo potere era immenso, lo sapeva, lo sapevano tutti, e se fosse tornato in perfetta salute, avrebbe potuto fare dei danni immensi a tutti, tuttavia, avrebbe potuto aiutare tanta gente.

“Pensi davvero che rimarremo qui per sempre?”

“Inizio a temerlo più che altro: è quasi un anno e mezzo che siamo confinati in questo villaggio”

In quell’istante spuntò, in mezzo agli alberi, la figura alta e slanciata della maestra Tachi, che tuttavia, non ebbe il coraggio di avvicinarsi ai due, temendo di interrompere un momento loro, si rendeva conto, ogni giorno di più, che il rapporto tra Anakin e Obi-Wan era molto particolare e non voleva mettersi in mezzo in nessuno modo, anche perché era certa che qualcuno sia al tempio che fuori, lo avesse fatto, rischiando di causare dei danni irreparabili.

Il primo a vederla dei due fu il generale Kenobi, che però non ebbe il coraggio di parlare, si era perso ad ammirarla, diventava sempre più bella, sempre più intelligente e saggia, non come lui, che a quasi trent’un anni, si comportava ancora come un adolescente insicuro, tuttavia Siri interpretò quello sguardo silenzioso, come un invito a non disturbare e fece per allontanarsi.

“Siri” la chiamò Anakin.

“Dimmi” replicò voltandosi verso di lui.

“Mi aiuteresti tu, oggi, con gli esercizi? Credo che il mio maestro sia stanco”

La giovane jedi annuì e si avvicinò ai due, osservando di sottecchi Obi-Wan, a cui era spuntato uno strano e misterioso sorriso sul volto.

A pochi chilometri di distanza, tempio di Hiwl.

Una figura incappucciata camminava nei corridoi, scarsamente illuminati dalle candele.

Quell’ora, non c’era nessuno in giro, se non Xilora, che si era addormenta, grazie al potente infuso che il misterioso individuo gli aveva dato, riuscendo a farsi credere una persona di sua fiducia.

Non era stato difficile, considerando che era perfettamente identico a questa persona.

Aveva bisogno del tempio, certo gli sarebbe servito un tempio sith, ma anche quello andava bene, dopotutto, nei sotterranei qualcosa sul lato oscuro c’era, anche se quelle care persone lo avevano accuratamente nascosto a tutti.

Era incredibile pensare che un popolo così pacifico e così benevolo avesse nel suo passato dei legami con i sith, in particolare con un determinato sith.

Darth Bane.

Il suo maestro, Darth Sidious, gli aveva detto che il fondatore dell’ordine sith aveva legami su Yavin IV, non sapeva nulla di Mon Calamari.

Era andato lì al solo scopo di assicurarsi che Anakin, l’incubo del suo maestro, fosse realmente morto, come tutti credevano, così non era e non aveva neppure potuto informare Sidious, dato che ogni comunicazione, là sotto, veniva interrotta e ora aveva bisogno di aiuto.

Doveva compiere la sua missione, non poteva fermarsi, se Anakin fosse vissuto, l’ordine sith sarebbe stato distrutto per sempre, non poteva permetterlo, c’era in ballo la sua stessa esistenza.

Passò di fianco ad una vetrata che gli mostrò il suo volto, anche se a lui non sembrava suo, sapeva che c’era qualcun altro con quella faccia e la prima cosa che avrebbe fatto volentieri era liberarsi di quell’altro, che gli faceva ricordare quello che era: un misero clone di un essere umano.

E visto che sia Sidious che Dooku lo credevano morto e non aveva modo di andarsene per ora, da quel buco, aveva bisogno di un altro maestro, altrimenti da solo non avrebbe continuato e l’unico altro maestro che conosceva era Darth Bane.

Aveva passato settimane e settimane, a rovistare negli scantinati del tempio, sicuro che, nonostante le apparenze, qualcosa ci fosse e solo quando aveva perso la speranza, aveva trovato, in alcuni scatoloni ben nascosti, diverse cose molto interessanti, che lo avevano fatto sorridere non poco perché anche lì amavano il lato oscuro, anche lì ne erano attratti.

“Nessuno è immune dal male, avevi ragione, mio maestro” sussurrò iniziando un misterioso e diabolico rito.

Alderaan, ufficio privato di Bail Organa.

Il senatore, ex membro dei lealisti, camminava avanti ed indietro, agitato.

Aspettava una visita e il suo ospite era in ritardo, in ritardo mostruoso, temeva che l’imperatore li avesse scoperti, era presto, troppo presto.

Sua moglie, la regina di Alderaan, non sospettava nulla e non doveva sospettare nulla, avevano coinvolto fin troppe persone, fin troppe.

Un’ombra furtiva lo prese alle spalle, puntandogli la spada laser alla gola.

“Siete solo?”

“Sì” deglutì l’uomo, non riuscendo ad impedirsi di tremare dalla testa ai piedi.

“Le vostre guardie?”

“Sono state allontanate con una scusa, avevo detto loro che dovevo avere un colloquio privato con un membro del senato per combattere l’Alleanza Ribelle”

“Capisco, quindi siete amico del nostro imperatore”

“Ma certo e voi chi siete?”

“Una persona che vuole davvero esservi amica” replicò il misterioso essere, facendolo voltare di scatto, in modo da poterlo guardare negli occhi.

“Non è possibile voi … maestra Ti … siete morta”

“Ufficialmente, mio caro senatore Organa, così come voi siete amico, ufficialmente, del nostro imperatore”

Bail sorrise, invitandola ad accomodarsi sulle poltrone del suo salottino.

“Non sapete quanto sia felice di vedervi sana e salva, mia giovane amica, avere un’altra jedi dalla nostra parte, significa molto … “

“Grazie senatore, siete molto gentile” rispose la jedi togruta, sorridendola a sua volta.

“Quando ho sentito quello che è successo ai vostri compagni, mi sono sentito male e lì che ho capito che stava per succedere qualcosa di mostruoso. Siete la sola sopravvissuta a quello sterminio?”

“Temo di sì” mentì, sapendo di mentire: non poteva tradire il segreto, nemmeno con Bail, anche se si fidava di lui.

“Capisco, quindi possiamo appoggiarci solo su di voi, per combattere le malefiche arti sith”

“Sì, abbiamo perso il nostro prescelto”

Bail chinò la testa, affranto, pensando soprattutto al dolore della sua cara amica Padmè Amidala, che, da quando era morto quello strano e misterioso bambino, si era chiusa a riccio, completamente, gli unici rapporti che aveva con altri, era solo quelli politici, sia ufficiali con l’imperatore che ufficiosi con l’alleanza, da quello che ne sapeva, la giovane regina di Naboo andava persino poco dai suoi genitori, eppure li aveva molti vicini.

“E’ orribile, so che su Mon Calamari hanno ucciso lui, il suo maestro, Siri Tachi, Mace Windu e Adi Gallia, non è sopravvissuto nessuno”

“Non so come faremo senza di lui, Bail, ma non dobbiamo rendere il suo sacrificio vano”

“Sì … avete ragione”

“Ascoltatemi Bail, non posso stare molto qui, lo sapete, vivo nell’ombra, in tutti i sensi, se sono qui e per dirvi che abbiamo trovato un altro obiettivo da colpire, stavolta non sarà una cosa dimostrativa”

“Cosa volete dire?”

“Abbiamo scovato alcuni incrociatori stellari su Muunlist, potremmo trovare il modo di attaccare Coruscant, facendoci passare per imperiali”

“E’ un rischio enorme, ve ne rendete conto?”

“Non possiamo giocare in eterno, Bail, dobbiamo colpire al cuore l’impero”

“E per farlo, dovremmo rischiare in questo modo? Potrebbe essere una trappola dell’imperatore …”

“Dobbiamo correre il rischio … mi serve il vostro appoggio “

“In che senso?”

“Dovete guidare uno degli incrociatori … l’imperatore si fida di voi”

“E come contate di farmi passare a Coruscant con quei cosi, senza che l’imperatore sospetti nulla?”

“Dovete dirgli la verità”

Il senatore di Alderaan aprì gli occhi, sconvolto.

“Eh?”

“Sì, ditegli la verità ovvero che abbiamo trovato quegli incrociatori su Muunlist e che temete che qualcuno dell’impero stia facendo il doppio gioco, così glieli state portando per farli controllare dalle sue truppe”

“Siete astuta”

“No, semplicemente so che il miglior modo di nascondere una cosa, è quella di metterla bene in vista”

Bail gli strinse la mano, soddisfatto.

“Avete bisogno di qualcosa?”

“Dovreste svegliare su mio marito e miei figli”

“Scusate?” fece l’uomo, diventando, d’improvviso, molto sospettoso.

“Sì, mi sono sposata segretamente alcuni anni fa, vi sembrerà strano detto da ex un alto membro del Consiglio, tuttavia, credetemi, non tutto quello che sembrava era nell’ordine, lo capì anni fa”

“Con chi?” domandò sempre più sospettoso

“Mi dovete promettere di mantenere il segreto”

“Lo farò maestro Ti, solo che, non dovrei essere io a dirvi che, ormai, l’ordine è morto”

Shaak si alzò, iniziando a girare nervosamente per la stanza.

“Mi prenderete per pazza”

“Non giudico nessuno, non temete”

“Tuttavia, appena vi ho detto che sono sposata, siete diventato molto guardingo nei miei riguardi”

“Parlate Shaak, non posso aiutarvi se non mi dite la verità”

La togruta di voltò di nuovo, guardandolo negli occhi.

“Mio marito è di Serenno”

“Il sistema del Conte Dooku” balbettò Bail, fissandola con apprensione.

“Sì ed è anche un suo lontano parente, ma non abbiamo nulla a che fare con lui”

“Penso di essere costretto a credervi … un’ultima cosa … mi serve il nome di vostro marito”

L’ex maestra jedi ricominciò a camminare per l’ufficio, ma il senatore, ormai esasperato, si alzò e la bloccò.

“Ascoltatemi, Shaak, con i miei mezzi, posso essere in grado di scoprire quel nome e se debbo proteggere la vostra famiglia, mi serve ”

“Voi non vi fidate fino in fondo di me, come posso fidarvi fino in fondo di voi?”

“Siamo dalla stessa parte”

“Non significa nulla, ho imparato a mie spese che essere dalla stessa parte, non tiene al sicuro dal tradimento, dall’ipocrisia, dalla menzogna, anzi, forse i propri nemici sono i soli di cui ci si può fidare, almeno, sai che ti sono nemici”

“Odiate così tanto ciò che rappresentava l’Ordine? Ora è distrutto, Shaak, distrutto”

“Credete che sia felice di questo? Era la mia vita, anche se era un ordine decadente e corrotto, i suoi ideali erano giusti e molti dei suoi membri erano miei amici e ora sono morti, lo capite? Morti! Nessuno di voi potrà mai capire cosa significa per noi, pochi superstiti, aver perso tutto questo, aver perso quel bambino, lui era la nostra speranza, finché viveva lui, potevamo pensare di poterci salvare dalla nostra stessa corruzione, ora no, ora no …” singhiozzò la giovane donna affranta

L’uomo la prese di nuovo per le spalle e l’abbracciò.

“Avete ragione, Shaak, non capisco e non capirò mai fino in fondo, però vi giuro sono dalla vostra parte, se davvero volete che vi aiuti, dovete darmi un nome”

“Um Hasra, è un conte, come Dooku, solo che fa parte di un ramo minore della famiglia, i nostri figli si chiamano Kas e Stiju, hanno quattro e due anni, entrambi maschi, li troverete nella mia nave, vi prego, proteggeteli”

“Credevo che il ramo dei Hasra, su Serenno, fosse stato sterminato”

“Sapete, ufficialmente” sorrise, rasserenata, la maestra Ti.

“Sì, andate pure, mia cara, non appena potrò vi raggiungerò su Muunlist”

“Grazie, vi prego, non fate parola di questa vicenda, nemmeno con la regina di Naboo né con la maestra Offee e il giovane Lamar, né tantomeno con la senatrice Monthma non voglio coinvolgere troppa gente”

Bail chinò il capo in senso di assenso e saluto e la giovane togruta ricambiò, uscendo furtivamente dalla stanza, pensando, che forse, non era una gran bugia, aver citato Serenno e non l’altro pianeta, quello vero, altrimenti, Organa si sarebbe insospettito troppo e non poteva far correre dei rischi alla sua famiglia.

Su Naboo, nel frattempo, la regina Padmè Amidala, stava partendo in missione segreta, per ordine di Mon Monthma, per interloquire con l’imperatore, lo scopo della sua missione era anche cercare di trovare una falla nel sistema di sicurezza, sapeva che Palpatine era molto guardingo e si fidava poco di lei, così, aveva organizzato un falso attentato alla sua persona e al suo palazzo, per fingere di sentire bisogno del conforto di un vecchio amico come lui.

Non poteva sperare che quell’uomo così intelligente e scaltro ci cascasse, solo sperava, in questo modo di poter distogliere un po’ di attenzione da Alderaan, dove si raccoglieva sempre il grosso delle truppe dell’Alleanza.

“Maestà, state attenta, l’imperatore non è più nostro amico” gli aveva mormorato Sabè, la sua amica, la sua sosia e la sua migliore guardia del corpo.

“Non lo è mai stato, Sabè, mai, ha solo finto”

“Cosa dite mai?Alcuni anni fa ci aiutò per l’invasione della Federazione dei Mercanti”

“Ci aiutò o ci aiutammo da soli? Le uniche persone esterne a Naboo, a cui dobbiamo riconoscenza sono Qui-Gon Jinn, Obi-Wan Kenobi e Anakin Skywalker e tutti e tre, lo sai, sono morti”

Sabè le prese le mani, baciandole rispettosamente.

“Mia regina, sì, è vero, loro ci aiutarono, ma arriveranno altre persone come loro e ci sarà di nuovo la libertà”

“Forse ci sarà di nuovo la libertà, mia cara amica, però non ci saranno più persone come loro, mai più” sussurrò con una punta di disperazione che non si curava di celare.

L’amica, vedendola così giù, voleva abbracciarla, solo che erano in lungo pubblico e quelle poche parole scambiate erano già state un rischio terribile, così si salutarono rispettosamente e si allontanarono, l’una verso il palazzo reale, l’altra verso la nave che l’avrebbe portata a Coruscant.

Una parte della regina si diceva che rischiava di non tornare dalla capitale galattica, solo che l’altra parte si diceva che, in fondo, non era poi così fondamentale.

Di nuovo Hiwl.

Anakin era nel piccolo letto della sua stanza, era sereno da diverse settimane, aveva ancora l’angoscia nel cuore di non poter più camminare, eppure pensava, per la prima volta, che non era poi così importante, se aveva l’affetto incondizionato di Siri ed Obi-Wan.

Certo, gli mancavano sua madre e la regina di Naboo, a volte ci pensava, probabilmente lo credevano morto, chissà come si sentivano le due donne riguardo a questo, cosa provavano? Erano tristi? Felici? Sollevate? Disperate?

Avrebbe tanto desiderato che ci fossero anche loro lì, allora, forse sì, che non avrebbe più voluto andarsene.

Lontano dalla guerra, dalla politica, dalle bugie, in quel piccolo villaggio dove tutti erano amici e pensavano alla Forza Vivente, all’amore per il prossimo, non per qualcosa di lontano e remoto, certo c’era quello strano essere che lo perseguitava, anche se, a ben pensarci, non lo sentiva da diverso tempo.

Forse era scomparso nel nulla?

Magari era solo frutto della sua immaginazione?

Nella salotto, nel frattempo, Siri e Obi-Wan, stavano alcuni trattati del tempio di Hiwl, tutti invariabilmente sulla Forza Vivente.

“Non riesco a capire” si lasciò sfuggire l’ex generale Kenobi.

“Che cosa?” domandò la ragazza poggiando sul tavolo il libro che stava leggendo.

“Non trovi assurdo che ignorino la Forza Unificante? Che ignorino ciò che c’è là fuori?”

“E se avessero ragione loro? Se non ci fosse nessuna Forza Unificante?”

“Non dirai sul serio?”

“Certo che no, sei tu che inizi a dubitarne”

“Eh?”

“Obi-Wan, sei cambiato, te ne rendi conto?”

“In bene o in male?”

“Penso in bene, come lo sono io. Ad entrambi inizia a piacere stare qui, lontano da tutti, non neghiamolo, nessuno interferisce nei rapporti tra me, te e il bambino … cioè Anakin”

Kenobi sorrise, un sorriso divertito cosa che fece arrossire Siri.

“Cominci davvero a considerare il mio padawan, tuo figlio?”

“Nostro figlio” sussurrò in un filo di voce la giovane abbassando la testa.

Obi-Wan si avvicinò a lei, prendendole il viso tra le mani.

“Sì, forse sono cambiato, magari sono diventato più egoista o più attento a ciò che c’è vicino a me, solo che …”

“Che?”

“Ho ancora paura …”

“Anche io, Obi-Wan, anche io”

Il giovane jedi le sfiorò la guancia, dolcemente.

“Sono felice, però, di stare con voi, perché insieme a Qui-Gon, siete le persone più importanti della mia vita”

Siri, per tutta risposta, lo baciò dolcemente sulle labbra, un bacio dolce e casto, ma anche sensuale, che faceva sentire ad entrambi la loro reciproca passione, repressa da troppo troppo tempo.

Fine Capitolo IX

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Amministratore - Il più grande esperto di "imperialità" di questa galassia (dai, forse giusto dopo Palpatine), divora con passione fin dalla tenera età ogni cosa che riguarda Star Wars. Vive e lavora a Londra.
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