Star Wars: The Clone Wars – Recensione

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Nel corso degli ultimi anni – complici i non sempre altissimi picchi di qualità dei prequel – ho spesso avuto l’impressione che i prodotti di “alta fascia” targati Star Wars stessero perdendo smalto, abbandonando l’originalità stilistica iniziale in favore di un indirizzo decisamente commerciale. Attendevo l’arrivo di The Clone Wars con particolare apprensione: come sarebbe apparso Star Wars in formato ‘film a cartoni animati’, per di più pensato per un nuovo mezzo – la televisione – e per non esaurirsi in se stesso – trattandosi di un episodio pilota?

Le critiche d’oltreoceano non erano assolutamente lusinghiere (del resto, lo sono mai state?) anzi, apparivano perfino più devastanti del solito (20% su RottenTomatoes.com). Diciamocelo: la critica ama colpire con particolare inflessibilità i film di George Lucas – non sempre a torto – ma un fan sa anche perdonare gli errori di percorso e apprezzare tanti dettagli che sfuggono perfino alle migliori recensioni cinematografiche. Dei critici, quindi, me ne ero sempre fatto un baffo, ma la brutalità dell’attacco a The Clone Wars non mancava di intimorirmi. Cosa poteva essere fonte di tanta oscenità? A cosa sarei andato incontro? Film per ragazzi? Spin-off trito e ritrito? Il capolinea dell’indecenza? Questi erano gli interrogativi che ronzavano per la mia testa, l’altra sera, prima dell’ingresso in sala…

Basta girarci intorno. Chiariamolo subito: The Clone Wars convince – e in maniera galattica – risultando più Star Wars di tutti i prequel messi insieme.

Avete letto bene.

Emozionante, avvincente, esotico, esilarante, tenero e semplice allo stesso tempo, The Clone Wars ci catapulta letteralmente nel mezzo dell’azione, svincolandosi dal punto di vista a cui siamo abituati – quello dei protagonisti – e trasportandoci nello spietato mondo dei clone troopers. La pellicola è contraddistinta da un realismo che non si vedeva dai tempi della Vecchia Trilogia: la regia non abusa della ‘sospensione dell’incredulità’ concessa dal medium cartoonesco, ed evita scene d’azione mirabolanti e ai limiti delle umane (o aliene) capacità in favore di sequenze di combattimento sofferte, concrete e strategiche, da vero film di guerra. L’animazione e i modelli tridimensionali – frutto, lo ricordo, di una scelta ben precisa da parte degli autori e di Lucas – conferiscono allo spettatore una sensazione un po’ strana per i primi cinque minuti, ma una volta abituaticisi non si può fare a meno di apprezzarli (indimenticabili Ahsoka, Ziro The Hutt e gli impeccabili baffetti dell’Ammiraglio Yularen).

Il doppiaggio italiano è curatissimo e le traduzioni (finalmente!!) impeccabili. Qualche assenza minore (sono cambiate le voci di Mace Windu, di Dooku e di Asajj Ventress) non penalizza il risultato finale che anzi è assolutamente di prima qualità (Ventress su tutti). Unico neo: nelle prime battute del film , il doppiaggio è leggermente meccanico, fatto – presumo – da attribuire alla difficoltà di adattarsi al labiale “robotico” dei modelli in CG.

La trama – di cui ovviamente non svelerò alcun dettaglio – è alla “A New Hope”: lineare, semplice (ma non banale), contornata da grandi sequenze d’azione. Chi critica la pellicola giudicandola un “collage di due ore di scene di guerra” non ha capito un tubo: come dice il titolo stesso, siamo in guerra, e proprio la guerra è l’ambiente in cui i protagonisti si trovano a recitare (ma, e mi rivolgo ai signori critici, a me pareva fosse così anche per gli altri episodi…). Aspettatevi grandiose scene di battaglia – capaci di difendere con le unghie e con i denti la loro dinamicità senza dover scadere nel ‘videogamesco’ o nel ‘già visto’ – ma anche a piccoli momenti di tenerezza, a vedere il Prescelto sotto una luce diversa e più introspettiva, e a gag comiche che hanno suscitato l’ilarità di tutta la sala e che non hanno nulla da invidiare ai siparietti di R2-D2 e C-3PO, tanto cari a chi tra noi è cresciuto con la Sacra Trilogia (ragazzi, occhi aperti per i Jawa…).

Ultimo – ma non meno importante – la colonna sonora firmata da Kevin Kiner, che tutto fa fuorché farci rimpiangere John Williams. Decisamente Live Action il remix dei temi a noi tanto cari, azzeccatissime le scelte rock e metal nelle fasi più convulse dei combattimenti, gustosa la caratterizzazione ‘swing / anni trenta’ dei bassifondi di Coruscant, così come le note esotiche che ci accompagnano su Teth e Tatooine. Bravo! Continua così!

Che dire insomma…volendo dirvi tutto senza dirvi nulla non posso che concludere ribandendo che The Clone Wars – pur senza rivoluzionare la filmografia d’animazione né la saga di Guerre Stellari – è fuor di metafora la produzione cinematografica di casa Lucas meglio confezionata dai tempi della Trilogia Originale. Godetevi appieno questa grande avventura e…che la Forza sia con voi!

A cura di Blackstar Kronos
Melzo, 19 Settembre 2008

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Amministratore - Il più grande esperto di "imperialità" di questa galassia (dai, forse giusto dopo Palpatine), divora con passione fin dalla tenera età ogni cosa che riguarda Star Wars. Vive e lavora a Londra.
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