Darth Malak

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Malak.jpg
Darth Malak
Informazioni biografiche
Pianeta d'origine

Quelii

Morte

3.956 BBY sulla Star Forge, nel sistema di Lehon

Descrizione fisica
Razza

Umani

Sesso

Maschio

Altezza

200 cm

Occhi

Blu; grigi come Signore dei Sith

Innesti cibernetici

Mascella cibernetica

Informazioni storiche e politiche
Era(e)

Era della Vecchia Repubblica

Affiliazione
Maestri conosciuti
Apprendisti conosciuti
"Ero pronto ad affrontarti, Revan. Ma il destino mi ha regalato un'opportunità migliore. L'ho vista e l'ho sfruttata."
―Darth Malak[fonte]


Darth Malak, nato sul pianeta Quelii, conquistò il mantello di Signore Oscuro dei Sith durante la Guerra Civile Jedi. Prima di cedere al lato oscuro, Malak fu un famoso Cavaliere Jedi e un abile comandante. Il suo nome originale era Alek Squinquargesimus, abbreviato Squint. Durante le Guerre Mandaloriane, egli si distinse per la sua forza e le sue qualità di guerriero pronto ad affrontare qualsiasi pericolo e rischio. A fianco del suo più caro amico, Revan, guidò le flotte della Repubblica nella battaglia finale su Malachor V. In seguito, i due si spinsero nelle profondità delle Regioni Ignote per dare la caccia agli ultimi mandaloriani sopravvissuti. In realtà, Malak fu sedotto dagli insegnamenti Sith trasmessigli dallo stesso Revan: nel ruolo di suo apprendista, aiutò il suo Maestro nella ricerca di alcune Mappe Stellari che li avrebbero condotti alla Star Forge, un'antica superarma creata dall'Impero Infinito. Un anno dopo la loro scomparsa, Revan e Malak fecero ritorno nello spazio conosciuto: schierando un'enorme armata, tra cui la flotta che aveva combattuto al loro fianco durante le Guerre Mandaloriane, sferrarono un potente attacco contro la Repubblica, dando il via alla Guerra Civile Jedi.

In seguito ad un assalto a sorpresa organizzato dai Jedi, con l'obiettivo di catturare i due Sith, Malak tradì il suo Maestro e ordinò alle sue navi di aprire il fuoco contro l'ammiraglia di Revan. Ottenne il mantello di Signore Oscuro e guidò i Sith alla conquista della galassia, in modo brutale ed efficiente.

In realtà, Revan sopravvisse grazie agli sforzi di Bastila Shan, una Jedi che preservò la sua scintilla vitale. Il Consiglio Jedi curò le parti compromesse della memoria dell'ex Signore Oscuro, programmando per lui una nuova identità: Revan, servitore fedele della Repubblica. Malak scoprì presto che il suo vecchio Maestro era ancora in vita: nel loro incontro sul Leviathan gli rivelò il suo passato e lo sfidò a duello. Catturò infine Bastila e la corruppe, in modo da poter sfruttare la sua Meditazione da battaglia per rendere invincibile la sua armata Sith. Quando la Repubblica attaccò la Star Forge nella battaglia di Rakata Prime, Revan si scontrò con il suo vecchio apprendista e lo sconfisse. La morte di Malak segnò la fine del suo regno oscuro e sancì la definitiva vittoria della Repubblica.


Biografia

Padawan Jedi

"L'Ordine Jedi si muoveva con troppa lentezza per Revan e Malak; eravamo troppo cauti ai loro occhi. Revan e Malak hanno sempre cercato di apprendere più velocemente di quanto i loro Maestri ritenessero prudente."
Zhar Lestin[fonte]


Alek nacque sul pianeta Quelii, in un villaggio chiamato "Squinquargesimus." I nativi di Quelii non avevano cognomi: la loro discendenza era infatti simboleggiata dal nome del villaggio d'appartenenza. Dopo essere fuggito dal suo mondo natale, Alek utilizzò proprio il nome del suo vilaggio natio per registrarsi correttamente nelle liste d'immigrazione. Sensibile alla Forza, fu portato all'Enclave Jedi di Dantooine e fu addestrato come Padawan. Soprannominato dai suoi compagni "Squint", fece amicizia con un altro Padawan di nome Revan: i due divennero ottimi amici. Alek e Revan si recarono occasionalmente su Coruscant, la capitale della Repubblica, per alcuni addestramenti aggiuntivi sotto la guida del Maestro Jedi Zhar Lestin. Entrambi erano ansiosi di apprendere più di quanto i loro stessi Maestri ritenessero prudente ed entrambi erano molto dotati nella Forza; tuttavia, Revan godeva di qualità e abilità ampiamente superiori a quelle di Alek. Attorno al 3.963 BBY, i due completarono l'addestramento e diventarono Cavalieri Jedi.

Le Guerre Mandaloriane

Reclutamento per i Revanscisti

"Il nostro Maestro conosce Lucien. Speriamo di reclutare alcuni Jedi per la nostra missione."
―Alek a Zayne Carrick su Taris[fonte]


Alek Squinquargesimus.

In seguito ai primi attacchi dei Mandaloriani contro gli avamposti repubblicani, Alek e Revan reclamarono un intervento immediato per stroncare sul nascere le forze d'invasione nemiche, ma si scontrarono con la volontà del Consiglio Jedi, poco propenso ad accettare un qualsiasi tipo di coinvolgimento sui campi di battaglia, a causa delle recente vicenda di Exar Kun, ma soprattutto poichè sentiva che le guerre in corso erano solo l'inizio di una più grande minaccia che si sarebbe manifestata in seguito. Tuttavia Revan fece gradualmente proseliti e molti Jedi si unirono alla sua causa, nota come il movimento dei Revanscisti. Nel 3.963 BBY, Alek, favorevole all'intervento dei Jedi e ad un'affermazione di un ruolo più attivo nei confronti del nemico, partecipò ad alcune missioni nell'Anello Esterno, poco prima della grande invasione mandaloriana nei confini della Repubblica Galattica. Guidati da Revan, Alek e i suoi seguaci condussero alcune indagini sulla minaccia mandaloriana, contro la volontà e il parere dello stesso Consiglio.

Durante il loro viaggio, Revan e Alek fecero una breve tappa su Taris. Revan sperava di potere reclutare altri Jedi nell'accademia presente sul pianeta. Qui Alek fece la conoscenza di un Jedi di nome Zayne Carrick, Padawan del Maestro Jedi Lucien Draay, il figlio di Krynda Draay, fondatore di una organizzazione segreta Jedi nota come l'Alleanza, dedicata alla prevenzione del ritorno dei Sith. Carrick stava dando la caccia ad un contrabbandiere di nome Marn Hierogryph. I suoi precedenti tentativi di cattura erano tutti falliti e, nell'ultimo, fu salvato da Alek dopo una caduta rovinosa. Dopo questo episodio, i due Jedi scambiarono alcune opinioni sulla guerra. Non solo l'Alto Consiglio Jedi disapprovava il conflitto, ma gli insegnanti riuniti su Taris avevano ricordato ai loto studenti che il loro compito principale era difendere la Repubblica dai Sith. Alek affermò che la minaccia Sith era ormai scomparsa da alcuni decenni. Durante la loro discussione, Alek confidò a Carrick che, talvolta, era necessario sfiorare l'oscurità per preservare la luce e che l'Ordine avrebbe avuto bisogno di più uomini sulla sua stessa linea di pensiero. Ad ogni modo, Alek non riuscì a reclutare Carrick: il suo rifiuto era collegato alle motivazioni dei Maestri di Taris, che credevano che l'obiettivo fondamentale dei Jedi fossero i Sith, e non i Mandaloriani. A fronte di queste parole, Alek scoppiò in una risata. Nello stesso periodo, quattro Jedi appartenenti all'Alleanza, tutti Consoli, ricevettero la visione di un Signore dei Sith in armatura rossa responsabile della loro morte. Credettero che quella figura vestita di rosso fosse il simbolo dei loro Padawan, che, al momento della visione, indossavano una tuta ambientale di quel colore. Per evitare il ritorno dei Sith, i Maestri uccisero in via preventiva i loro allievi e fecero ricadere su Carrick la colpa delle loro morti, costringendolo a nascondersi dal Consiglio Jedi e dalle autorità civili.

Cattura a Flashpoint

"Andremo al fronte e salveremo la Galassia. A volte è necessario sfiorare l'oscurità per far vivere la luce."
―Alek Squinquargesimus[fonte]


Dopo aver lasciato Taris, Alek e compagni si recarono su Suurja, mentre Revan condusse alcune indagini su alcuni eventi accaduti su Onderon e la luna di Dxun. Alek fu catturato in seguito ad un'imboscata tesagli dai Neo-Crociati Mandaloriani durante la Quarta Battaglia di Suurja e fu portato sulla Stazione Flashpoint, una vecchia struttura di ricerca repubblicana conquistata qualche mese prima dal nemico. Egli diventò il soggetto preferito dei test condotti da un sadico biologo mandaloriano di nome Demagol, che stava cercando di mettere a punto la fonte divina e la natura della abilità Jedi.

Alek e Jarael sottoposti agli esperimenti di Demagol.

Alcune settimane dopo, Jarael, una donna che aveva aiutato Carrick ad eludere la sorveglianza su Taris, atterrò sulla stazione. Alek capì immediatamente che i Mandaloriani l'avrebbero scambiata per un Jedi. Egli pertanto si offrì come soggetto di studio al suo posto. Nel frattempo, Carrick giunse sul posto per salvare la donna. Attirati da un finto attacco della Repubblica, i Mandaloriani lasciarono la stazione: Alek e il resto dei prigionieri riuscirono a fuggire. A quel punto, egli chiese nuovamente a Carrick di unirsi alla sua causa, ma questi rifiutò. Alek salutò Jarael e portò Demagol su Coruscant per essere processato. Durante il viaggio, il biologo cadde in uno stato comatoso senza possibilità di risveglio. A causa dei suoi folli esperimenti, i medici informarono Alek che i suoi capelli non sarebbero più cresciuti.

Mentre le atrocità commesse dai Mandaloriani continuavano ad aumentare senza tregua, Revan, ora noto al pubblico come "Il Revanscista", viaggiò insieme ad Alek su Dantooine per reclutare ulteriori Jedi. Durante una missione su Cathar, egli, insieme ad Alek e a molti altri Jedi sparsi per la galassia, percepì la morte di migliaia di Serroco a causa dei bombardamenti nucleari condotti dai Mandaloriani sulla superficie del pianeta. Entrambi straziati dallo stesso dolore percepito tramite la Forza, le uniche parole che i due amici riuscirono a pronunciare furono: "Lo sento!". Poco dopo, Revan rivelò gli accadimenti di Cathar, causando una grande frattura all'interno dell'Ordine. Molti Jedi si unirono così ai Revanscisti, noti anche come Crociati Jedi.

Il complotto di Adasca e il ritorno su Taris

"Questa è una proposta che trascende il semplice compenso in denaro, non credi?"
"Una proposta pericolosa. Il potere di distruggere su scala astronomica...E' troppo anche per qualsiasi governo responsabile!
"
―Arkoh Adasca e Alek Squinquargesimus[fonte]


Alek e il suo "Maestro" sentono una grande interferenza nella Forza.

Dopo il viaggio su Cathar, Alek fu inviato su Omonoth come rappresentante di Revan, su invito di Lord Arkoh Adasaca. Prima della sua partenza, diversi Jedi ebbero alcune visioni relativamente alla presunta importanza di Adasca nel conflitto e nel ruolo che egli avrebbe giocato. Una volta giunto sulla Arkanian Legacy, ammiraglia del suo interlocutore, Alek incontrò nuovamente Jarael, che tentò di avvertirlo circa i folli piani di Adasca. Questi aveva infatti intenzione di utilizzare gli exogorth, creature simili ad enormi vermi, come armi biologiche di distruzione. Tuttavia Adasca indicò il suo desiderio di creare un'alleanza con chi si fosse dimostrato più forte. Alek si allarmò e approntò la sua spada laser non appena ebbe la notizia dell'arrivo imminente di un ulteriore gruppo di negoziatori. Quando Mandalore il Definitivo salì a bordo della Legacy, Alek lo aggredì, in modo da porre fine alla guerra una volta per tutte. Il suo avversario aveva però previsto l'attacco e sconfisse facilmente il Jedi. Durante le trattative tra Mandalore e Adasca per il controllo degli exogorth, Alek cercò di convincere l'Ammiraglio della Repubblica Saul Karath, presente ai negoziati su invito di uno dei servitori di Adasca, Eejee Vamm, ad arrestarli entrambi, ma Karath non volle correre alcun rischio. Quando Adasca colpì Jarael, la quale cercava di comunicare a Camper il suo folle piano, Alek lo aggredì nuovamente, puntando la lama della sua spada laser alla gola del nemico. Espresse inoltre il suo scetticismo nei confronti dell'offerta di Mandalore, sottolineando che questi non gli avrebbe mai offerto un ruolo di potere nella guerra in cambio del controllo degli exogorth.

Quando i Mandaloriani abbordarono la Courageous, l'ammiraglia di Karath, in seguito ai terribili eventi della Battaglia di Serroco, Zayne Carrick, Karath, Carth Onasi e Dallan Morvis fuggirono sulla Deadweight, la nave di Onasi. Subito dopo, salirono sulla Legacy, ma Carrick fu imprigionato insieme al suo ex Maestro Lucien Draay, il quale era stato inviato a condurre alcuni indagini su Adasca, suo vecchio amico. Alek, insieme a Carrick, Draay, Onasi, Karath, Jarael, Dyre e Marvis, fuggì dalla Legacy, mentre gli exogorth, guidati da Vadrayk, divorarono la nave, uccidendo Adasca. Karath, Morvis e Onasi salirono a bordo della Deadweight, mentre gli altri sulla Moomo Williwaw, la nave del cacciatori di taglie Ithoriani Dob e Del Moomo, intervenuti in loro soccorso. Alek tornò su Taris per aiutare la Resistenza, dato che il pianeta aveva da poco subito l'invasione dei Mandaloriani e si scontrò poi con Jarael: il duello li avvicinò ulteriormente, ma egli spiegò come i Jedi fossero costretti a frenare le loro emozioni sin dai tempi della Grande Guerra Sith. Ad ogni modo, a causa della sua vicenda con Adasca, Jarael si mostrò molto indecisa se intraprendere o meno una relazione con Alek.

Contro il Consiglio Jedi

"Ecco perchè sono contento che tu abbia approvato la mia prima mozione: ordinare il richiamo e, se necessario, l'arresto, di tutti i favorevoli all'intervento in guerra. Incluso Alek di Quelii e Zayne Carrick."
―Lucien Draay[fonte]


Alek si recò in seguito su Jebble per salvare Zayne Carrick, che aveva abbandonato Taris insieme ad un Cavaliere Jedi e a Celeste Morne, con l'obiettivo di recuperare un antico amuleto Sith conosciuto come il Talismano Muur. Su Jebble i Mandaloriani avevano insediato una base per le loro truppe, pianificando di assalire Alderaan: tuttavia, la piaga Rakghoul, causata dallo stesso Talismano, si era diffusa nella base, trasformando i Mandaloriani nelle tremende creature Rakghoul. Per fermare l'epidemia, Carrick inviò un messaggio a Cassus Fett, primo stratega militare della flotta Mandaloriana, in quel momento in prossimità del pianeta. Fett prese molto seriamente l'avvertimento e ordinò di bombardare Jebble con ordigni nucleari. Trasformato dalla morte apparente di Morne, avvenuta forse durante il bombardamento, Carrick ricordò ad Alek che gli doveva un favore dalla vicenza di Flashpoint e gli chiese di aiutarlo a fermare una volta per tutte l'Alleanza Jedi.

Prima di dividersi, Alek disse a Carrick di portare all'attenzione dell'Alto Consiglio Jedi le prove dei piani dell'Alleanza. Poco dopo, Lucien Draay, ottenne un seggio nell'Alto Consiglio di Coruscant. Davanti agli altri Maestri, egli reclamò gli errori commessi da Revan e dai suoi seguaci e propose una mozione contenente l'ordine di richiamo e, se necessario, d'arresto di tutti i Revanscisti, incluso Alek, come Jedi rinnegati.

Mentre era alla ricerca di artefatti Sith appartenuti all'Alleanza sul pianeta Odryn, Carrick informò Jarael che Alek, insieme a Shel Jelavan - il cui fratello era stato ucciso dalla stessa Alleanza - si era recato su Coruscant per attuare la "sua parte di piano". Alek e Jevalan inviarono una trasmissione olografica ai Maestri Vandar Tokare e Vrook Lamar. Tuttavia, a causa dell'ordinanza d'arresto nei confronti dei Revanscisti, Alek vestì i panni di un certo "Capitano Malak" e si fece alcuni tatuaggi blu sulla testa. Insieme a Jevalan, incontrò Lamar e Tokare in un locale nei Bassifondi di Coruscant, per mostrare loro le prove del massacro dei Padawan. Lamar però disse che se i due avessero accusato Krynda Draay, la fondatrice dell'Alleanza, l'Ordine avrebbe subito delle fratture interne insanabili. Era quindi necessario che le accuse fossero presentata da un Maestro, appartenente all'Alleanza stessa. Il Maestro Xamar, smascherato dalle prove procurate da Carrick, accettò di testimoniare di fronte al Consiglio e parlò delle attività illegali dell'Alleanza. Dopo che Alek ebbe testimoniato in favore di Carrick, fu inviato dai Revanscisti per portare l'avvertimento finale.

La battaglia finale

"Revan e Malak erano eroi, i grandi salvatori della Repubblica."
―Dorak[fonte]


L'intervento di Revan e dei suoi seguaci segnò un punto di svolta nella guerra. La sua intelligenza tattica e militare, insieme al coraggio di Malak e alla fiera determinazione di entrambi, li innalzarono come gli eroi assoluti del conflitto. Vittoria dopo vittoria, i due si fecero strada tra i ranghi militari della Repubblica e fu affidato loro il comando di più di un terzo della Flotta. Investito di questa nuova carica, Revan riuscì a respingere i Mandaloriani. Revan e Malak liberarono Taris, combatterono Cassus Fett -primo stratega mandaloriano- nella Cintura di Jaga e sconfissero la maggioranza degli eserciti mandaloriani ad Althir. A dispetto di queste folgoranti vittorie, iniziò a diffondersi una certa preoccupazione circa la condotta dei Jedi.

Anche se le tattiche di Revan erano vincenti e la furia di Malak non aveva paragoni, i due iniziarono ad adottare dei caratteri simili a quelli dei mandaloriani contro cui lottavano, disprezzando le debolezze umane e le indecisioni in tutte le loro forme. Sviluppando un freddo atteggiamento calcolatore poco affine ai sentimenti Jedi, la loro leadership si avvalse spesso di numerosi scorciatoie morali. Nonostante la loro condotta, la maggior parte della Galassia credeva che Revan e Malak fossero gli unici in grado di ottenere la vittoria e li elevò a veri e propri eroi. La loro fama fu sancita definitivamente durante l'ultima battaglia della Guerre, che Revan face volutamente avvenire sulla superficie di Malachor V. Il suo piano prevedeva l'utilizzo dell'enorme energia sprigionata dal Generatore di Masse Oscure, un'arma micidiale di recente costruzione, la cui potenza avrebbe spazzato via la maggior parte della flotta mandaloriana, ma al tempo stesso le forze della Repubblica e i Jedi che non fossero stati suoi fedeli sostenitori. Egli affidò le procedure d'attivazione del generatore ad uno dei suoi migliori Generali Jedi (che più tardi sarebbe divenuta nota come l'Esule Jedi) e uccise Mandalore personalmente.

La battaglia si concluse con perdite catastrofiche per entrambe le parti. Alla fine, molti Jedi vennero corrotti dal lato oscuro e gli orgogliosi clan mandaloriani spezzati una volta per tutte, così come Revan aveva previsto. A seguito degli scontri, Revan impedì ai mandaloriani di scegliere il loro successore, ordinò che fossero spogliati delle loro armi e che i loro droidi da guerra Basilisk fossero smantellati, condannandoli così ad un esilio perpetuo: molti malndaloriani diventarono cacciatori di taglie, altri guardie del corpo, altri mercenari. Data la vittoria schiacciante ottenuta contro i suoi avversari, Revan e Malak furono accolti come salvatori. Tuttavia, anzichè fare ritorno nella Repubblica, i due Jedi presero con sè i resti della loro flotta e sparirono dalla galassia conosciuta nelle profondità delle Regioni Ignote, alla ricerca delle ultime nave mandaloriane rimaste. Per un anno nessuno ebbe più notizia di loro.

Alla ricerca della Star Forge

"Una volta oltrepassata quella porta, non potremo più tornare indietro. L'Ordine ci caccerà sicuramente."
―Malak[fonte]


Revan e Malak scoprono la Mappa Stellare su Dantooine.

Nel 3.961 BBY, Revan trovò un'antica e sconosciuta Mappa Stellare sul pianeta natale degli Wookiee, Kashyyyk. Insieme a Malak, scoprì poi i resti dell'antica presenza Sith su Malachor V, nonchè l'Accademia di Trayus, un centro di addestramento abbandonato costruito da una misteriosa fazione Sith conosciuta con il nome di "Veri Sith". In seguito a questi ritrovamenti, i due si recarono su Dantooine, evitando accuratamente il mandato di cattura emesso dai Jedi contro i Revanscisti durante le Guerre Mandaloriane. Riuscirono a penetrare in un antico sacello sepolto al di sotto di una collina, situato nelle vicinanze dell'Enclave Jedi. Dopo aver superato le prove che il droide di guardia lasciato da misteriosi "Costruttori" aveva assegnato loro, i due ebbero accesso ad un'ulteriore Mappa Stellare. Questa mappa, insieme a quelle ritrovate successivamente su Tatooine, Manaan e Korriban li avrebbe condotti alla Star Forge, una superarma di distruzione di massa, manufatto del lato oscuro, creata dall'antico Impero Infinito dei Rakata, una specie che governava la galassia circa 20.000 anni prima. Alcuni attimi prima di varcare la soglia oltre la quale era contenuto il manufatto, Malak -che non aveva mai fatto esperienza del lato oscuro- avvertì Revan che attraversare quella porta avrebbe significato abbandonare completamente l'Ordine Jedi; e questo abbandono avrebbe manifestato chiaramente il loro definitivo passaggio verso il lato oscuro. Nonostante tutto, Revan oltrepassò la soglia sconosciuta, lasciando da parte qualsiasi dubbio ed esitazione. Revan introdusse così Malak agli insegnamenti Sith, causando la sua caduta al lato oscuro.

Apprendista Sith

"Alla loro partenza, dopo la fine delle Guerre Mandaloriane, erano Jedi. Al loro ritorno...erano qualcosa di diverso."
―Carth Onasi[fonte]


I Signori dei Sith Darth Revan e Darth Malak.

Tramite le informazioni delle cinque Mappe Stellari, Revan e Malak riuscirono a raggiungere lo sconosciuto Sistema di Lehon, schiantandosi però su Lehon stesso. Poco dopo, i due furono attaccati dalla popolazione primitiva dei Rakata Neri, che tentò di farli prigionieri. Il Signore Oscuro e il suo apprendista li sconfissero facilmente e, anche se Revan non era in grado di capire la lingua Rakata, egli tuttavià riuscì, grazie alla Forza, a carpirla dalle loro menti e ad imprimere il Basic nelle loro teste.

Sottomessi dai poteri del Signore Oscuro, i Rakata Neri condussero i due dal loro capo, il Prescelto. Dopo aver "insegnato" il Basic anche al leader Rakata, Revan e Malak diedero loro alcune spiegazioni sulla Star Forge e sulla loro volontà di entrare nel Tempio degli Antichi. Apparve subito chiaro che nè i primitivi nè il Prescelto avessero una chiara conoscenza del loro passato, e nemmeno delle tecnologie una volta al loro comando. Ad ogni modo, il Prescelto promise a loro il suo aiuto per entrare nel Tempio, a patto chei due usassero le loro "strane magie" per uccidere gli Anziani - una fazione Rakata con cui era in competizione. Revan e Malak giurarono che avrebbero mantenuto i patti.

Tuttavia Revan realizzò che questi "Anziani" erano i veri depositari della conoscenza di cui lui stesso era in cerca e, anzichè distruggerli, si presentò a loro pacificamente. Egli apprese molte informazioni circa i Rakata e il loro vecchio impero, nonchè del campo di disturbo che aveva causato lo schianto della loro nave. Percependo il senso di vergogna e aberrazione per il passato violento della loro specie, Revan e Malak si proclamarono servitori della luce, affermando che erano alla ricerca di un metodo per distruggere la Star Forge. Gli Anziani si fidarono di loro ciecamente e fornirono a Revan e Malak l'accesso al Tempio; i due promisero di eliminare la Star Forge. Invece, Revan e Malak si proclamarono nuovi Signori Oscuri dei Sith.

Nel 3.959 BBY, Revan iniziò la sua campagna per porre fine alla "tirannia" del Consiglio Jedi una volta per tutte. Revan e Malak tornarono su Korriban, misero sotto il loro controllo il pianeta e vi stabilirono una nuova Accademia Sith. Ad un certo punto della guerra, Malak iniziò a pensare che Revan fosse diventato troppo "tenero": la tensione tra i due aumentò, fino allo scoppiare di un duello nel quale Revan recise con un solo colpo l'intera mascella di Malak. La ferita di Malak necessitò l'impianto di una nuova mascella cibernetica, che gli permise di parlare, sebbene con un timbro elettronico che creava un effetto decisamente intimidatorio. In questo periodo, Malak chiese al droide assassino di Revan, HK-47, che cosa ne pensasse di lui. Il droide definì Malak "sacco di carne" e Revan trovò l'espressione decisamente divertente e programmò il droide in modo che HK chiamasse con quel soprannome tutte le forme di vita organiche.

Nel 3.958 BBY, l'Ammiraglio Saul Karath, che aveva prestato servizio al comando di Revan e Malak nelle Guerre Mandaloriane, tradì la Repubblica e fornì ai Sith i codici per bypassare gli scanner della baia di carico della Flotta della Repubblica, atto che permise ai Sith di distruggere metà della Flotta stessa. In seguito a questi fatti, Revan promosse Karath ad Ammiraglio dell'intera Flotta Sith. Come test finale per dimostrare la sua lealtà, Darth Malak ordinò a Karath di bombardare il pianeta di Telos IV. Karth eseguì, causando la morte di milioni di innocenti e guadagnandosi l'odio dei Telosiani sopravvissuti, tra cui il capitabo Carth Onasi, che fino a poco tempo prima considerava l'Ammiraglio come suo mentore e Malak come un vero e proprio eroe. Durante la Guerra Civile Jedi, Malak diede ordine di distruggere anche Iridonia, pianeta natale degli Zabrak. Potente Signore dei Sith, l'ambizioso Darth Malak iniziò a mostrare la sua insofferenza verso il dominio di Revan: l'uomo che una volta era stato il suo migliore amico e fedele alleato, ora aspettava solo un'occasione per prendere il posto del suo Maestro Sith.

Signore Oscuro dei Sith

Tradire il Maestro

"Ti ho tradito quando ho capito che i miei poteri erano più grandi dei tuoi."
―Darth Malak, a Revan sulla Star Forge[fonte]


Nel 3.957 BBY, in un disperato tentativo di porre fine alla guerra, la Repubblica e i Jedi organizzarono una trappola per Revan e Malak, attirandoli in battaglia tramite l'invio di una piccola flotta. Durante la battaglia spaziale che seguì, Bastila, una giovane Jedi con il raro potere della Meditazione da Battaglia, guidò una squadra di Jedi con il compito di abbordare la nave di Revan e di chiudere ogni via di fuga al Signore Oscuro, spingendolo in trappola sul ponte di comando. Mentre il Signore Oscuro si preparava ad affrontare i Jedi, Darth Malak, sperando di distruggere Revan, Bastila e i Jedi stessi, tradì il suo amico e maestro, ordinando ai vascelli sotto il suo comando di aprire il fuoco contro il ponte di comando della nave di Revan. Sebbene Malak avesse creduto al successo del suo piano, il caso, o più probabilmente la Forza, fece sì che Revan sopravvisse all'attacco. La memoria spezzata di Revan fu riprogrammata dal Consiglio Jedi per cancellare la vecchia identità di Signore Oscuro. A Bastila fu assegnato l'incarico di preservare la vera identità di Revan e di recuperare i ricordi dell'ex Signore di Sith.

Inconsapevole del fatto che il suo Maestro fosse ancora vivo, Darth Malak assunse il comando dell'Impero Sith, conquistando il mantello di Signore Oscuro. Egli, tuttavia, rimpianse sempre nelle profondità della sua coscienza il suo atto di tradimento, soprattutto per le modalità con le quali era stato attuato: il fatto di non aver sconfitto Revan apertamente in un duello avrebbe portato i più a pensare alla sua codardia o alla paura nei confronti del suo ex Maestro.

La ricerca di Bastila

"Sono più interessato alla giovane Bastila e alla sua Meditazione da Battaglia. Avete scoperto come ha fatto a fuggire dalla distruzione di Taris?"
―Darth Malak all'Ammiraglio Karath[fonte]


Darth Malak al comando degli eserciti Sith.

Nonostante la sua strategia militare e le sue tattiche fossero basate sull'esercizio della mera forza bruta, la grandezza delle sue armate gli permise di ottenere numerose vittorie contro la Repubblica. A differenza di Revan, Malak preferiva distruggere anzichè conquistare, rendendo così i suoi avversari totalmente privi di risorse vitali. Le sue energie e i suoi eserciti venivano costantemente alimentati dagli oscuri e tremendi poteri della Star Forge, le cui energie erano in grado di produrre navi e droidi d'assalto per la Flotta Sith. La Star Forge si nutriva della Forza dei Jedi fatti prigionieri durante la guerra, poi amplificata dal sole del Mondo Sconosciuto presso cui orbitava.

Malak, ora nuovo Signore dei Sith, prese come suo apprendista un'ex Jedi avido di potere e lo chiamò Darth Bandon. Questi diventò la sua mano invisibile, nonchè secondo in comando dell'intero Impero Sith. I Jedi che non venivano uccisi dalle forze Sith di Malak finivano col cedere al lato oscuro e a giurare fedeltà al loro nuovo Signore. Nonostante le continue vittorie, egli tuttavia iniziò a temere i poteri di una giovane Jedi di nome Bastila Shan, dotata di un'abilità molto rara conosciuta con il nome di Meditazione da Battaglia; grazie a questo dono, chi avesse avuto Bastila al proprio fianco sarebbe riuscito ad influenzare la forza di volontà di interi eserciti, nel bene e nel male.

Darth Malak spendette enormi risorse per cercare di localizzare e catturare Bastila. Fu sul punto di riuscirci quando il suo apprendista, Darth Bandon, guidò l'attacco contro la sua nave, la Endar Spire, nei cieli di Taris. Bastila, insieme ad altri soldati della Repubblica, fu costretta ad abbandonare il trasporto a bordo di un guscio di salvataggio e si schiantò nei bassifondi di Taris. Per prevenire ogni suo tentativo di fuga, Malak predispose il blocco del pianeta. Sempre più impaziente, arrivò ad ordinare all'Ammiraglio Saul Karath di distruggere l'intero mondo. Bastila riuscì tuttavia a fuggire da Taris e a recarsi su Dantooine a bordo della Ebon Hawk, grazie agli sforzi di Carth Onasi e nientemeno che Revan, ancora inconsapevole del suo stato d'amnesia. Su ordine del Consiglio dell'Enclave Jedi di Dantooine, Bastila, Revan e compagni iniziarono la loro ricerca della Star Forge.

Poco tempo dopo, un cacciatore di taglie di nome Calo Nord, anch'esso sfuggito alla distruzione di Taris, fu ingaggiato da Malak per catturare Bastila e uccidere i suoi compagni. A dispetto della sua fama, Calo non sopravvisse allo scontro con Revan e Karath informò Malak della sua morte. A quel punto il Signore Oscuro inviò Darth Bandon sulle tracce dei suoi nemici: ma persino il suo apprendista trovò la morte per mano di Revan, durante la ricerca della quarta Mappa Stellare. Appena prima del ritrovamento della quinta e ultima mappa, Malak e la flotta Sith attaccarono Dantooine, distruggendo l'Enclave e uccidendo molti Jedi e civili. Vagò inoltre per le rovine, alla ricerca di artefatti Jedi. Il Consiglio, avendo percepito il destino del pianeta attraverso la Forza, cercò di evacuare la popolazione, senza successo. Diversi holocron Jedi, tuttavia, grazie alla fuga furono messi in salvo e alcuni membri del Consiglio riuscirono a sopravvivere.

Rivelazione sul Leviathan

"Non puoi nasconderti da ciò che eri Revan! Riconosci che una volta eri il Signore Oscuro e che ora io ho preso il tuo posto!"
―Darth Malak al suo vecchio maestro[fonte]


Mentre erano alla ricerca della quinta ed ultima Mappa Stellare, Revan e i suoi alleati furono catturati dalla nave ammiraglia Sith Leviathan, comandata da Saul Karath, il vecchio mentore di Carth di cui egli voleva vendicarsi per l'uccisione della moglie durante i bombardamenti di Telos. Revan, Bastila e Carth furono imprigionati in celle di Forza e interrogati dall'Ammiraglio Karath. Dopo che Carth l'ebbe insultato per la distruzione apportata a Telos, Saul affermò che egli rappresentava una parte insignificante negli eventi e che Darth Malak era molto più interessato ai due Jedi. Bastila e Revan dissero che non avrebbero mai ceduto al lato oscuro: da queste parole, Saul capì che Revan non aveva assolutamente idea della sua identità precedente. Egli, in ogni caso, affermò che non avrebbe mai privato Malak del piacere della rivelazione.

Nel frattempo, uno dei compagni di Revan riuscì a fuggire dal livello di detenzione e a disattivare le celle di Forza entro cui erano prigionieri. Sentendo l'avvicinarsi di Malak, i Jedi organizzarono un piano di fuga: recarsi sul ponte di comando e disattivare il radiofaro. Anche Carth partecipò all'operazione: una volta sul ponte, avrebbe potuto finalmente vendicarsi di Saul. Revan, Bastila e Carth sconfissero i soldati e Saul fu ferito mortalmente. Poco prima di morire, Saul rivelò a Carth la verità su Revan. Furioso, Carth accusò Bastila di avergli sempre mentito: Bastila lo pregò di non dire nulla a Revan e che avrebbe spiegato ogni particolare una volta fuggiti dal Leviathan.

Darth Malak mentre presenta a Bastila le lusinghe del lato oscuro.

Poco prima di raggiungere la Ebon Hawk, i tre si confrontarono con Darth Malak. Avendo compreso come Revan non fosse ancora a conoscenza della situazione, Malak se ne compiaque e gli rivelò la sua vera identità. Assolutamente incredulo e sconcertato, Revan si rifiutò di credere alle parole di Malak: egli non poteva essere l'ex Signore Oscuro dei Sith, l'ignobile Darth Revan. Tuttavia le dichiarazioni di Malak furono confermate da Bastila, la quale gli spiegò di come avesse partecipato alla trappola organizzata dai Jedi volta a catturarlo. Malak tentò di riportare alla luce i sentimenti oscuri di Revan, parlandogli delle manipolazioni da lui subite da parte di quelli che credeva fossero suoi alleati: tuttavia Revan si rifiutò di rivoltarsi contro i suoi compagni.

A quel punto Malak creò un campo di stasi attorno a Bastila e Carth e si preparò ad affrontare il suo vecchio maestro. Revan combattè con grande valore, dimostrando le sue ottime doti di maestro d'armi. Malak sapeva bene di aver tradito Revan grazie ad una mossa vile e codarda, evitando qualsiasi tipo di confronto diretto: aveva eliminato il maestro senza averlo sconfitto in duello e per questo aveva sempre temuto il biasimo dei più; tuttavia era giunta finalmente per lui una nuova opportunità per provare la sua vera grandezza. Alla fine Bastila sacrificò se stessa per permettere a Revan e Carth di fuggire. Entrambi riluttanti, abbandonarono la nave con il resto dei compagni. Quando Revan parlò agli altri dei sacrificio di Bastila, Jolee iniziò a sospettare che Malak stesse pianificando di volgerla al lato oscuro, in modo da poter utilizzare la sua Meditazione da battaglia contro la Repubblica.

Addestrare Bastila

"Quanta determinazione nelle tue parole, ma io vedo la verità nel tuo cuore. Il lato oscuro ti sta chiamando, Bastila. Non vedi l'ora di sfamartene. Diventa la mia apprendista, e tutto questo potere sarà tuo!"
―Darth Malak, a Bastila[fonte]


Malak cercò di volgere Bastila al lato oscuro, torturandola con i fulmini della Forza. In un primo tempo ferma, la Jedi resistette alle torture, ma Malak iniziò a presentarle le lusinghe del suo potere e la grande forza che le avrebbe donato l'oscurità. Dopo una settimana di sofferenze, riuscì a spezzare la volontà della donna, facendola diventare la sua nuova apprendista. In questo modo, Malak potè sfruttare la sua Meditazione da Battaglia a vantaggio dell'Impero Sith. Non fu certo una sorpresa che il destino di Malak fosse legato a quello di Bastila. Entrambi erano coraggiosi, eppure arroganti, non consapevoli della reale entità del lato oscuro.

La Star Forge

"Hai commesso un grave errore a venire fin qui, Revan. La Star Forge si alimenta del potere oscuro che io comando. Non hai alcuna possibilità. E questa volta non riuscirai a salvarti."
―Darth Malak, a Revan sulla Star Forge[fonte]


I preparativi per l'assalto finale erano ormai giunti a completamento. Ogni giorno la Star Forge forniva nuove navi alla Flotta Sith, secondo un'operatività del trecento percento. La flotta attendeva unicamente le istruzioni di Malak. Il Signore Oscuro era assolutamente fiducioso del suo successo, soprattutto da quando Bastila era diventata la sua nuova apprendista.

Darth Malak sulla Star Forge.

Mentre la flotta della Repubblica, guidata dall'Ammiraglio Forn Dodonna, sulle coordinate fornite da Carth, si preparava all'assalto finale della Star Forge, i Jedi sopravvissuti alla distruzione di Dantooine abbordarono la stazione spaziale nella speranza di distogliere Bastila dalla sua Meditazione da Battaglia, in modo che le navi da guerra della Repubblica potessero avanzare nel tentativo di distruggere la stazione. Una volta sulla Star Forge, Revan recuperò interamente la sua affinità con la Forza e spazzò via quasi con le sue uniche forze le armate di Malak, dai droidi da battaglia, a numerosi Jedi Oscuri e soldati Sith. Giunto nella sala di comando, Revan si confrontò nuovamente con Bastila, questa volta da solo. Nonostante la donna attingesse continuamente alle energie della Star Forge per recuperare le sue forze, venne comunque sconfitta da Revan. Bastila lo pregò di ucciderla per tutto ciò che aveva fatto, ma Revan cercò di convincerla a scacciare i demoni del lato oscuro in favore della sua redenzione. Egli ebbe successo e Bastila, tornata al lato chiaro, utilizzò la sua meditazione da battaglia in favore della Repubblica, rivolgendo le sorti dello scontro. Revan infine arrivò al confronto finale con Malak. Egli tentò di redimere l'ex amico, dicendogli che se si fosse arreso, i Jedi gli avrebbero mostrato pietà: tuttavia, Malak replicò che cancellare la propria identità non era un atto di pietà e che piuttosto avrebbe scelto la morte. Malak liberò l'illimitata potenza della Star Forge, scagliando contro Revan una miriade di droidi da battaglia e fuggì sulla torre d'osservazione della stazione.

Confronto finale e morte

"Impossibile...Io non posso essere sconfitto. Io sono il Signore Oscuro dei Sith."
―Darth Malak[fonte]


La sconfitta di Darth Malak per mano di Revan redento, nella visione di Duron Qel-Droma.

Revan riuscì a fermare l'attacco dei droidi e seguì Malak alla torre d'osservazione. Darth Malak realizzò presto che Revan era diventato ancora più forte di quanto non fosse mai stato durante la sua permanenza al lato oscuro: decise dunque che avrebbe spezzato la volontà del suo vecchio maestro e che lo avrebbe legato a sè come suo apprendista. Poi ripensò al fatto che Revan era forse troppo potente per diventare suo allievo e che infine lo avrebbe sicuramente tradito, come lui stesso aveva fatto. L'ex Signore Oscuro disse che non avrebbe mai più ceduto al lato oscuro e Malak rispose che le sue erano solo "parole stupide". Il duello iniziò e il vincitore avrebbe deciso le sorti della galassia. Revan dimostrò di essere il maestro d'armi migliore e fu sul punto di sconfiggere Malak, ma questi aveva un asso nella manica. In una pausa nel combattimento, rivelò a Revan di aver portato i corpi di alcuni Jedi dell'Accademia di Dantooine sulla Star Forge. Anzichè permettere l'unione dei loro spiriti con la Forza, Malak drenò le loro vite all'interno del suo corpo, diventando quasi invincibile. Tuttavia, Revan riuscì a liberare molti di quei Jedi, facendoli diventare tutt'uno con la Forza: in questo modo tolse man mano a Malak le sue energie di supporto. Alla fine, Malak fu sconfitto. Prima di morire, egli chiese a Revan che cosa sarebbe accaduto se i loro ruoli fossero stati invertiti e se non l'avesse lasciato intraprendere la via del lato oscuro. Revan si scusò per averlo iniziato a quella via malvagia e corrotta, ma gli ricordò che era stata sua la scelta di continuare a percorrerla in maniera così profonda e irreversibile. Malak accettò le sue scuse, realizzando che non aveva alcun rimpianto rispetto a ciò che il fato gli aveva riservato. Il Signore Oscuro dei Sith Darth Malak morì nell'oscurità, pochi istanti prima della distruzione della Star Forge.

Eredità

"Ha lasciato dietro di sè un bel disastro."
G0-T0[fonte]


Le atrocità commesse da Darth Malak finirono per coprire le sue precedenti azioni positive nelle vesti di Cavaliere Jedi. Mentre Revan continuò ad essere ricordato, persino ammirato, per il suo genio tattico e le sue qualità di stratega, Malak rimase nella memoria dei più come il brutale personaggio che aveva gettato la galassia nel disastro completo. Molti, incluso il Jedi Mical, ritennero che se Revan fosse rimasto Signore Oscuro dei Sith, la situazione sarebbe stata completamente diversa.

Un giovane Malak recluta Jedi per le Guerre Mandaloriane, in una visione dell'Esule.

Le strategie di Revan erano state indirizzate verso la costruzione di una galassia unita e più forte, mentre il regno di Malak, imperniato sullo sterminio sistematico, non aveva fatto altro che creare una grande destabilizzazione, distruggendo i propositi del suo vecchio Maestro. Egli preferiva la brutalità alla conquista: uccise molte personalità essenziali nella storia politica e militare della galassia e le sue tattiche basate sul totale annichilimento dell'avversario gli valsero la fama di un mostro assetato di potere.

Il duello finale contro Revan non fu tuttavia l'ultima apparizione di Malak. Mentre esplorava una caverna di shyrack su Korriban, l'Esule Jedi scoprì la tomba perduta di un antico Signore dei Sith, Ludo Kressh, e in essa fu messa alla prova da alcune visioni del passato. Nella prima, incontrò un giovane Malak, ancora privo della corruzione del lato oscuro, intento a convincere altri Jedi ad unirsi alla sua causa. Un anno dopo la morte di Malak e la sconfitta dell'Impero Sith, Revan, ora in possesso dei suoi ricordi precedenti di Signore dei Sith, scomparve dallo spazio conosciuto alla ricerca di una misteriosa fazione nota come Veri Sith. Quattro anni dopo la sua sparizione, l'Esule Jedi partì alla ricerca dello stesso Revan per aiutarlo nella sua lotta contro questi Sith, dopo aver sconfitto Darth Traya e il Triumvirato Sith.

Un'immagine di Darth Malak apparve in seguito in un registro degli eventi redatto dal Maestro Jedi Gnost-Dural per gli Archivi Jedi.

Personalità e tratti

"Il suo predecessore fece l'errore di discutere i miei ordini, Ammiraglio. Sicuramente lei non sarà così stupido la commettere lo stesso sbaglio."
―Darth Malak, a Saul Karath[fonte]


Malak fu un uomo di grande imponenza, con un'altezza che sfiorava i due metri. Sulla sua testa erano disegnati dei tatuaggi di colore blu. Più tardi, fu costretto a dotarsi di un'impressionante mascella cibernetica, a causa delle gravissime ferite riportate in seguito al duello con il suo Maestro Sith Darth Revan, il quale gli tagliò di netto la mascella inferiore. La protesi gli permetteva di parlare, seppur con un tono graffiante ed elettronico, che creava nei suoi uditori un effetto decisamente sconcertante, dato che la mascella cibernetica rimaneva immobile. Durante il periodo in cui vestì il mantello di Signore Oscuro dei Sith, Malak indossava un'armatura color amaranto che mostrava il suo fisico imponente, avvolto inoltre da un mantello nero. Come Jedi, utilizzava una spada laser dal cristallo blu; dopo essere passato al lato oscuro, Malak costruì un'altra arma, dalla lama rossa, più lunga delle normali spade.

Malak senza la sua mascella cibernetica.

Come Jedi, Alek Squinquargesimus fu una figura piena di ottimismo, che si distingueva per il suo alto senso della giustizia. Durante le Guerre Mandaloriane, si mostrò sempre estremamente orgoglioso della sua scelta di affiancare il suo più caro amico, convinto di difendere gli ideali repubblicani di libertà ed equità e di realizzare ciò che lo stesso Consiglio Jedi non era stato in grado di fare: proteggere la Repubblica. Alek fu stimato per il suo coraggio e la sua fiera determinazione, qualità che costituirono spesso la chiave di svolta a favore della Repubblica al fronte di molte battaglie.

Tuttavia, le vittorie nelle Guerre Mandaloriane comportarono frequentemente l'utilizzo di compromessi morali. Percepì la vicinanza del lato oscuro e, di fronte al dilemma, realizzò che tutti gli sforzi fatti fino a quel momento sarebbero stati inutili se la galassia non fosse stata controllata da una mano forte e salda. A quel punto, Alek credette di comprendere la natura del lato oscuro: era il nome dato dall'ignoranza di chi non aveva mai ucciso, di chi non aveva mai dovuto ordinare ai propri amici di affrontare la morte, di tutti i codardi che non combattevano per la propria libertà e sicurezza, di chi non capiva la grandezza del potere. Durante le fasi iniziali del suo passaggio al lato oscuro, una parte di Malak rimase ancorata ai principi Jedi. Nelle primissime indagini sulla Star Forge, Malak si mostrò spesso preoccupato, ben sapendo che se avesse seguito Revan fino in fondo, avrebbe guadagnato il disprezzo dei Jedi e della Repubblica. Ad ogni modo, dopo il tradimento del suo Maestro, egli non fu più in grado di liberarsi dell'odio e della rabbia e non ebbe la forza di scacciare l'oscurità per tornare alla luce.

Poteri e abilità

"Questo è solo un assaggio del lato oscuro, solo per stuzzicare il tuo appetito."
―Darth Malak, a Bastila Shan[fonte]


Ex Guardiano Jedi, Darth Malak era incredibilmente dotato nel combattimento con la spada laser. Parlava diverse lingue, incluso il Basic e la lingua Sith. A differenza di Revan, utilizzò spesso la forza bruta come principale strategia per sconfiggere i suoi nemici.

La spada laser di Darth Malak.

Come Jedi, Malak eccelleva nell'utilizzo di alcune abilità della Forza, come la protezione e la guarigione. Da Sith, mostrò la sua grande capacità nel lancio della spada laser, nella tempesta di Forza e nella creazione di campi di stasi. Inoltre, come Signore Oscuro, sfruttò la Forza per amplificare ulteriormente le sue abilità, riuscendo a creare delle onde di energia che spazzavano via i suoi nemici e a incanalare la sua grande rabbia per incrementare la sua velocità, la sua forza e la sua ferocia. La connessione al lato oscuro gli fornì nuovi poteri, come la Guarigione Oscura, che gli garantiva un processo di energia rigenerativa tramite il drenaggio della forza vitale dei suoi avversari. Malak eccelleva anche nell'uso dei Fulmini della Forza, che sfruttò ininterrottamente per torturare Bastila e durante l'ultimo duello con il suo ex Maestro Revan.

Dietro le quinte

Darth Malak.

Darth Malak fu creato dalla Bioware come principale antagonista di Revan nel videogioco Star Wars: Knights of the Old Republic. In entrambi gli Knights of the Old Republic, incluso il seguito The Sith Lords, la voce di Malak è quella dell'attore Rafael Ferrer. Secondo il responsabile dei designer del gioco, James Ohlen, quando iniziò a profilarsi la storia di Revan, si sentì subito la necessità di un rivale senza paragoni: "Avevamo bisogno di mettere in campo motivazioni serie per il giocatore privato dei suoi poteri e della sua memoria, così inventammo Darth Malak...I suoi caratteri cibernetici furono subito chiari..così come il confronto tra Ebon Hawk/Millennium Falcon, volevamo evocare anche l'immagine di Darth Vader senza che il personaggio fosse una sua semplice copia".

Il retroscena di "immigrato" fu ispirato, secondo John Jackson Miller, dal personaggio di Vito Corleone della saga de Il Padrino. Nell'articolo "The 100 Greatest Things About Star Wars… Ever!", apparso su Star Wars Insider 100, Malak occupa la ventritreesima posizione, una in meno del suo stesso apprendista Sith, Darth Bandon.

Nelle lettere del ventinovesimo capitolo della saga a fumetti di Knights of the Old Republic, John Jackson Miller ha dichiarato che sentiremo ancora parlare di Revan e Malak. Inoltre, nelle note dello stesso capitolo, egli ha affermato che ora conosciamo finalmente le origini di Malak, e altre informazioni sulla sua storia giungeranno a breve. Secondo la Knights of the Old Republic Campaign Guide, Darth Malak ha raggiunto il grado di "Sith Magnus". Abel G. Pena, che ha curato la voce di Malak nella guida, ha rivelato su Starwars.com che nonostante la posizione di Sith Magnus sia canonica, egli non ne ha compreso a pieno il significato.

Nella visione dell'Esule Jedi in Star Wars: Knights of the Old Republic II: The Sith Lords, Malak ha una spada laser rossa, mentre nella saga a fumetti Knights of the Old Republic è blu. Secondo la guida ufficiale del gioco, la spada laser di Malak, che contiene un cristallo viola, potrebbe essere scoperta ad un certo punto del gioco stesso, ma solo nella versione per Xbox. Ad ogni modo, la spada di Malak risulta rossa per entrambe le versioni, compresa quella per PC. In The Sith Lords si trova "l'armatura di Darth Malak", che appare tuttavia diversa da quella del primo gioco. Un Easter egg contenuto nella versione per Xbox di Star Wars: Knights of the Old Republic permette al giocatore di trasformare Malak in una danzatrice Twi'lek dalla pelle verde e di saltare così il duello finale.

La presenza di Darth Malak negli artwork è stata, per qualche motivo, inconsistente. In Knights of the Old Republic e altri lavori, il ritratto di Malak appare con una testa per così dire "tormentata", con orbite gialle e iridi brune; in altri lavori, incluso il busto della Celebration IV, appare di un colore pallido, con orbite bianche e iridi grigie. A causa della sua crescente popolarità, la Hasbro ha rilasciato una sua figure alta circa 4 centimentri. Emessa nel 2007 come parte dell'Expanded Universe nella collezione del Trentesimo Anniversario, Malak è la trentacinquesima figure della serie.

Presente in

Fonti

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