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Guerre Mandaloriane

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Grande Guerra dei Sith

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Disordini di Kanz

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Guerra Civile Jedi

Guerre Mandaloriane
Mandwar 1.jpg
Inizio

3.976 BBY

Fine

3.960 BBY

Luogo

Galassia, Regioni Ignote

Esito
Battaglie principali

Battaglia di Cathar, Battaglia di Taris, Seconda Battaglia di Althir, Battaglia di Malachor V

Schieramenti

Neo-Crociati Mandaloriani


Comandanti


Le Guerre Mandaloriane furono un devastante conflitto che plagiò la Galassia per sedici anni, raggiungendo il suo picco fra il 3.963 BBY ed il 3.960 BBY. Si trattarono di un piano architettato da Mandalore il Definitivo, capo e fondatore dei Neo-Crociati Mandaloriani, per assoggettare la Galassia sotto il proprio impero e distruggere la Repubblica Galattica. Il conflitto fu particolarmente cruento in quanto vide la distruzione vera e propria di numerosi mondi, che vennero crudelmente devastati dai Mandaloriani.

Il plurale "Guerre" si riferisce al fatto che, prima dell'invasione della Repubblica nel 3.963, i Mandaloriani lanciarono sporadici attacchi contro mondi neutrali delle Regioni Ignote e dell'Orlo Esterno, scatenando una serie di piccole guerre fino al conflitto vero e proprio con la grande potenza galattica. Per questo, nella Repubblica, il termine singolare Guerra Mandaloriana indicava il conflitto propriamente combattuto fra Repubblica e Mandaloriani.

Storia

Il Periodo di Restaurazione

La Grande Guerra dei Sith (3.997-3.996 BBY) aveva quasi messo la Repubblica in ginocchio. Le armate di Exar Kun, composte da Sith, Krath e Mandaloriani, le avevano inflitto duri colpi prima di essere sconfitte; Kun era morto, i suoi Sith erano dispersi e i Mandaloriani erano stati duramente battuti nella Battaglia di Onderon, che aveva visto anche la morte di Mandalore l'Indomabile. Il conflitto fu seguito da un periodo di pace e ricostruzione, noto come il Periodo di Restaurazione.

Per la Repubblica, la Restaurazione significò la ricostruzione delle infrastrutture e la riparazione dei danni causati dal conflitto, mentre i Jedi tentarono di avviare una serie di riforme per evitare che i propri studenti cadessero nel lato oscuro (come il divieto ai Jedi di sposarsi). Per i Mandaloriani, invece, significò un periodo di ripresa: il nuovo signore dei clan, Mandalore il Definitivo, riorganizzò le proprie forze su Dxun, dando vita ai Neo-Crociati. Essi, umiliati dalla Repubblica, credevano che l'Ani'la Akaan, l'ultima grande battaglia della leggenda, fosse ormai vicina ed erano pronti a combatterla riscattando il proprio onore.

I primi conflitti

La furia mandaloriana investì innumerevoli mondi.

Quando Mandalore ritenne i suoi abbastanza pronti, si lanciò in devastanti attacchi contro le Regioni Ignote, conquistando pianeta dopo pianeta; quindi, rivolse le proprie attenzioni all'Orlo Esterno, occupando innumerevoli mondi e creando un impero dalle dimensioni non indifferenti. Mandalore sapeva di non essere ancora in grado di attaccare direttamente la Repubblica, quindi si preoccupò solamente di conquistare mondi ad essa esterni per ottenere le strutture e le risorse necessarie a preparare una guerra più vasta. Non solo: queste guerre iniziali permisero ai Mandaloriani di sfogare la propria rabbia: pianeti come Althir e Cathar vennero saccheggiati e distrutti solo per appagare la sete di sangue mandaloriana. In breve tempo, quello mandaloriano era il più vasto dei territori al di fuori della Repubblica.

Il Senato Galattico decise di non intervenire nel conflitto: la Repubblica e l'Ordine Jedi si stavano ancora riprendendo dalla Guerra dei Sith e catapultarsi in un'altra guerra di dimensioni tanto estese, secondo i Senatori, non sarebbe stato possibile. Nonostante ciò, sempre più rifugiati affollarono i pianeti ai confini della Repubblica, alla ricerca di un rifugio sicuro. Taris in particolare vide un aumento considerevole della propria popolazione per via di questa fuga di massa.

Schermaglie ai confini

Mandalore il Definitivo.

Man mano che i Mandaloriani conquistavano pianeti, il fronte si spostava sempre più in direzione dello spazio repubblicano. Ormai c'era chi era certo che l'espansionismo mandaloriano non si sarebbe fermato nemmeno ai confini della Repubblica. Il primo pericolo di guerra fra le due potenze avvenne nel 3.966 BBY, quando Taris, visti minacciati i pianeti Vanquo, Tarnith, Suurja e Jebble, che erano molto importanti per le sue risorse, chiese e ottenne di divenire membro della Repubblica grazie all'insistenza dell'importante compagnia commerciale Lhosan Industries. Ciò però incontrò l'ostilità dei militari: per difendere Taris, infatti, la Repubblica dovette dislocare una gran quantità di navi sul lungo corridoio che divenne noto come linea Jebble-Vanquo-Tarnith, spargendo e dividendo le proprie forze.

Dal 3.965 BBY cominciarono diverse schermaglie fra la Repubblica e i Mandaloriani intorno allo spazio di Taris. Suurja, di cui i Mandaloriani disputavano lo status territoriale, fu il teatro di quattro battaglie, che alla fine terminarono in un nulla di fatto. Nel 3.964 BBY i Mandaloriani non conquistarono nessun pianeta, cosa che non avveniva ormai da dodici anni; l'unica loro vittoria fu la presa della Stazione di Ricerca Stellare Flashpoint. Il Senato, che nonostante tutte le provocazioni mandaloriane si era rifiutato di intervenire militarmente, cantò subito vittoria.

Mandalore in realtà era riuscito a nascondere bene i propri scopi agli occhi degli ufficiali della Repubblica. Apparentemente, i Mandaloriani conquistavano solo per il piacere della battaglia e quindi non era necessario che invadessero la Repubblica: dopo essersi sfogati nell'Orlo Esterno, si credeva, si sarebbero calmati e poi sarebbero collassati su sé stessi. In verità Mandalore aveva progettato fin da subito l'invasione della Repubblica: nel periodo di relativa calma che seguì alla Quarta Battaglia di Suurja, Mandalore massimizzò le proprie forze, lasciando la Repubblica in uno stato di apparente sicurezza, pronto a lanciare l'attacco finale.

Divisioni nella Repubblica

La Repubblica e i Jedi erano divisi sull'atteggiamento da adottare nei confronti della guerra. Il Senato si manteneva su una linea di assoluta neutralità, mentre le forze armate erano evidentemente scontente della condotta assunta nell'affare di Taris, dato che l'annessione del sistema aveva comportato un'eccessiva divisione e diluizione della flotta. Il Ministero della Difesa comunque si manteneva ottimista e considerava l'esito delle battaglie di Suurja come una prova dell'efficienza delle difese.

Anche l'Alto Consiglio Jedi, nonostante un forte dissenso, aveva proibito ai Jedi di partecipare al conflitto. Le ferite inferte dalla Guerra dei Sith erano ancora aperte, nonostante il tanto tempo passato, e non riteneva che l'Ordine potesse sopportare un'altra guerra — sia materialmente sia "spiritualmente". Il Cavaliere Jedi Revan, dietro lo pseudonimo "Il Revanscista", si fece portavoce di questo dissenso e cominciò a radunare Jedi favorevoli all'intervento (che divennero noti come Revanscisti). Nonostante il divieto del Consiglio, i Revanscisti si recarono al fronte, fornendo aiuto alla Repubblica.

All'interno dell'Ordine, un'altra fazione si teneva nell'ombra: si trattava della Convenzione Jedi, fondata da Krinda Draay per vigilare contro il ritorno dei Sith, che nel conflitto avrebbe giocato un ruolo non indifferente, arrivando quasi a distruggere l'Ordine stesso.

L'invasione

La Battaglia di Vanquo.

I veggenti della Prima Cerchia di Guardia, una branca della Convenzione su Taris, ebbero una visione che interpretarono come il pericolo che uno dei loro Padawan cadesse nel lato oscuro e distruggesse l'Ordine. Per evitare ciò, li massacrarono; l'unico sopravvissuto, Zayne Carrick, fuggì e fu accusato degli omicidi. La Lhosan Industries, unica fonte di lavoro per milioni di Tarisiani, considerò la mancata cattura di Carrick un segno di debolezza da parte dei Jedi e della Repubblica e lasciò il pianeta per tutelare i propri interessi. Taris fu in preda al caos. Mandalore, appreso ciò, decise che era giunto il momento opportuno per lanciare l'attacco.

Nel 3.963 BBY, i Mandaloriani lanciarono un'offensiva a sorpresa contro lo spazio repubblicano, attaccando in numerosi punti. Onderon, attaccata dalla stessa luna di Dxun, cadde immediatamente. Quindi i Mandaloriani attaccarono sia Taris sia Vanquo, costringendo la Repubblica a dividere le proprie forze. Il Capitano Saul Karath fu lasciato a difendere Vanquo, mentre l'Ammiraglio Jimas Veltraa assunse la direzione della linea difensiva intorno a Taris; quando le soverchianti forze nemiche superarono la linea, Veltraa dovette raggruppare le sue forze e difendere Taris stesso. Nemmeno questa difesa resse; Veltraa stesso rimase ucciso e Taris fu conquistato. Il Senato diede subito l'ordine della mobilitazione generale, ma ormai era troppo tardi: ovunque, la Repubblica batteva in ritirata.

Il bombardamento nucleare di Serroco.

Karath, appena promosso a Contrammiraglio, formò il gruppo da battaglia Courageous e si lanciò contro i Mandaloriani, che si fecero autori di altri efferati eccidi: su Serroco operarono un violento bombardamento con armi nucleari, su Duro devastarono il pianeta fino a costringerne la popolazione ad allearsi con loro, su Eres III diedero fuoco alle immense praterie del pianeta, che avrebbero continuato a bruciare fino a dodici anni dopo.

Ci fu anche chi si convinse che i Mandaloriani erano indomabili e che sarebbe stato inutile resistere a loro. Fra questi, Arkoh Adasca, capo dell'Adascorp, che decise di consegnare ai Mandaloriani numerosi exogorth in cambio; tuttavia, i suoi piani furono rovinati dall'ex Jedi Zayne Carrick e dal pilota della Repubblica Carth Onasi.

La controffensiva repubblicana

Revan, fautore della controffensiva repubblicana.

Mentre la guerra andava sempre peggio, la Repubblica chiedeva continuamente aiuto dal Consiglio Jedi, che testardamente lo negava, dichiarando di dover ancora valutare l'esatta entità della minaccia mandaloriana. Sempre più Jedi, delusi da questa linea, si unirono ai Revanscisti; questo finché Revan non riuscì a scoprire quanto era accaduto anni prima su Cathar, ovvero la devastazione e il massacro portati dai Mandaloriani; ciò fece cadere ogni indugio e i Revanscisti, le cui file dopo questo si infoltirono sempre più, lanciarono una Crociata Jedi contro gli invasori.

Revan e il suo amico Alek Squinquargesimus si misero alla testa della Flotta Repubblicana. Rapidamente, sotto il comando di Revan, essa riuscì a riguadagnare terreno e a respingere i Mandaloriani. Con la discesa in guerra di numerosi Jedi, la Repubblica poté contare su un vantaggio non da poco; se prima la vittoria era solo una lontana speranza, ora era una prospettiva non tanto remota. Nonostante le loro imprese eroiche, Revan e Alek erano visti in due modi molto distinti: da una parte, erano gli eroi della Repubblica, coloro che stavano respingendo i suoi nemici e liberando la Galassia; dall'altro, erano uno "specchio" dei Mandaloriani, in quanto arrivarono ad adottare strategie radicali — come lasciare completamente senza difese pianeti ritenuti "non strategici" — e a far convergere ogni sforzo unicamente sull'obiettivo di vincere rapidamente la guerra.

Infine, la Repubblica cacciò i Mandaloriani dai propri confini e tornò a renderli sicuri, mentre Revan e le sue forze si avventurarono nelle Regioni Ignote per stanare i Mandaloriani. Nonostante la vittoria, la Repubblica aveva pagato un caro prezzo, tanto che i Mandaloriani potevano vantare che, nella sola Battaglia di Dxun, per ogni Mandaloriano erano morti dieci soldati della Repubblica.

La fine della guerra

Con la Repubblica sicura, Revan poté occuparsi di annientare le ultime basi mandaloriane nelle Regioni Ignote, fino a costringere Mandalore a combattere la battaglia finale presso Malachor V. Si trattava di un pianeta che Revan aveva già visitato tre anni prima mentre era alla ricerca di possibili postazioni per la Repubblica; qui era stato sedotto dal lato oscuro e lo aveva abbracciato, ottenendo la forza per combattere il nemico. E qui aveva fatto costruire il Generatore delle Masse Oscure, un'arma per annientare completamente i Mandaloriani.

La Battaglia di Malachor V fu tutt'altro che semplice. Inizialmente, la Repubblica non riuscì a schierare efficacemente la sua flotta e i Mandaloriani furono in vantaggio; nel combattimento, i Jedi presenti caddero sempre più nella rete del lato oscuro, incapaci di resistere all'influsso di Malachor V. Poi, però, Revan attinse alle forti energie oscure che il pianeta emanava e le usò per recuperare il terreno perduto, fino a costringere Mandalore a duellare a terra. La flotta repubblicana cominciò così a respingere quella mandaloriana, che si trovò infine in trappola; a questo punto, Revan ordinò l'attivazione del Generatore delle Masse Oscure, che creò un vortice gravitazionale distruggendo quasi completamente la flotta mandaloriana. I pochi sopravvissuti non esitarono ad arrendersi.

Conseguenze

Subito dopo la fine della guerra, Revan venne acclamato come un eroe, anche se, poco dopo, riprese le sue forze e fece ritorno nelle Regioni Ignote, ufficialmente per braccare gli ultimi Mandaloriani rimasti. Quando di essi non si sentì più parola, molti arrivarono a credere che fossero morti per qualche cataclisma.

La Repubblica usciva dal conflitto estremamente danneggiata, ma vittoriosa e in fase di recupero. Per i Mandaloriani le cose andarono molto peggio: gli ultimi clan vennero costretti ad accettare la pace con il governo galattico e disarmati. Ebbe così inizio la loro diaspora: pochi delusi fecero ritorno su Mandalore, mentre molti altri divennero criminali e cacciatori di taglie, alle volte creando piccoli gruppuscoli di banditi che dichiaravano di voler recuperare la gloria perduta. Su Dxun, il nuovo sovrano, Mandalore il Custode, cercò di radunare i clan e di mettere fine alla diaspora, ma senza successo.

Appena un anno dopo la fine del conflitto, Revan — ora Signore Oscuro dei Sith — fece ritorno nella Galassia alla testa di una gigantesca flotta d'invasione e lanciò una nuova, terribile guerra alla Repubblica.

Presente in

Un guerriero mandaloriano.

Fonti