Nomi Sunrider

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Il soggetto di questa voce è apparso nell'era della Vecchia Repubblica.
Nomi Sunrider.jpg
Nomi Sunrider
Descrizone fisica
Razza

Umana

Sesso

Femmina

Altezza

1,6 metri

Capelli 

Marrone ruggine

Occhi 

Blu-verdi

Pelle 

Chiara

Informazioni storiche e politiche
Epoche

Era della Vecchia Repubblica

Affiliazione
Maestri noti
Apprendisti noti

Vima Sunrider

"Questa Jedi giocherà una parte importante nello scontro che ha da venire. Davvero, sarà forte—è un essere luminoso."
―Ood Bnar, esprimendosi su Nomi Sunrider[fonte]

Nomi Sunrider fu una femmina Umana che servì come Cavaliere Jedi al tempo della Repubblica Galattica. Da giovane sposò Andur Sunrider, che si stava addestrando per diventare Jedi, e dette alla luce una bambina, che chiamarono Vima. Durante un viaggio verso il sistema di Stenness, Andur cadde in un'imboscata dei membri della banda dell'Hutt Bogga, il quale era interessato ai cristalli adegani che Nomi e il marito stavano trasportando. Lo scontro che seguì vide la morte di Andur e l'inizio del cammino di Nomi per diventare Jedi. Nomi completò il proprio addestramento con il Maestro Jedi Thon e fu posta a capo di una missione di salvataggio su Onderon per portare aiuto a Ulic Qel-Droma durante la Rivolta di Freedon Nadd. Insieme ad altri Jedi, Nomi aiutò Ulic a porre fine alla rivolta Naddista, decretando anche la fine del dominio Sith sul pianeta. Dopo questi fatti, Nomi fu uno dei molti Jedi a partecipare alla Grande Guerra Sith contro l'ascesa di Exar Kun e del suo apprendista, il Jedi decaduto Ulic Qel-Droma. Durante la guerra, Nomi vide Ulic uccidere suo fratello Cay e, guidata da forti emozioni, usò i suoi poteri per separare Ulic dalla Forza. Con la sconfitta di Ulic da parte di Nomi, la guerra giunse a una rapida fine.

Dopo le devastazioni dell Grande Guerra Sith, Nomi scalò la gerarchia dell'Ordine Jedi fino a diventarne capo intorno al periodo del Conclave della Stazione Exis, una riunione che Nomi aveva convocato per permettere ai Jedi di discutere della ricostruzione dell'Ordine a seguito della guerra. Anni dopo la sua morte, il suo lascito fu ricordato negli annali Jedi e le sue storie furono narrate durante i secoli.

Biografia

Giovinezza

"La Forza è potente in te Nomi. Tu puoi essere un Jedi.'"
"'Tu sai che sono troppo timida per essere un Jedi...ma tua figlia sarà un grande Jedi un giorno...con il Maestro Thon e tu a insegnarle.
"
―Andur e Nomi[fonte]
Una giovane Nomi Sunrider

Si sa pressoché niente riguardo all vita di Nomi prima del suo matrimonio con Andur Sunrider. Tuttavia, quando iniziò la propria vita con Andur, Nomi si trovò in uno stato di costante soggezione per la profonda connesione del marito con la Forza. Anche se lui le diceva che anche lei aveva quello stesso potere, Nomi non si azzardava nemmeno a pensare di essere in grado do controllare la Forza come invece sapeva fare suo marito.

Nomi visse con Andur sul pianeta Darada per poi seguirlo su H'ratth quando il marito fu chiamato come apprendista dal Maestro Chamma, da cui avrebbe avuto una istruzione più approfondita nelle vie della Forza. Durante la permanenza sul pianeta, Nomi dette alla luce una bambina, che lei e Andur chiamarono Vima. Dopo anni di addestramento su H'ratth, Andur aveva imparato tutto ciò che il suo maestro poteva insegnargli, così Chamma invitò Andur a recarsi sul pianeta Ambria, nel sistema di Stenness, per completare l'addestramento sotto la guida del Maestro Thon. Consegnò anche ad Andur dei cristalli adegani da consegnare al nuovo Maestro. Sunrider seguì gli ordini di Chamma e partì insieme a Nomi, Vima e al loro droide personale A-3DO a bordo della Lightside Explorer per il sistema di Stenness.

Imboscata

"Andur!Andur! È morto! Avete ucciso mio marito!"
―Nomi, dopo aver assistito alla morte del marito[fonte]

Dopo aver lasciato H'ratth, Nomi e la propria famiglia giunsero alla stazione iperspaziale situata proprio ai confini del sistema di Stenness; una volta attraccato furono però attaccati dalla banda di criminali dell'Hutt Bogga, che avevano ascoltato Andur e Nomi discutere dei cristalli che stavano trasportando.

Nomi accanto al corpo del marito ucciso
Alcuni mebri della banda riuscirono a prendere in ostaggio il droide protocollare A-3DO, usandolo come un diversivo. Andur si scontrò con i criminali, ma fu colto alla sprovvista da uno di loro che gli lanciò contro un verme gorm; il morso del verme era estrememante velenoso e il Jedi morì pochi istanti dopo il contatto con l'animale. Nomi, vedendo morire il marito, corse al suo fianco e fu immediatamente terrorizzata dai criminali che volevano sapere dove tenesse i cristalli. In quel momento Andur apparve come un fantasma della Forza alla moglie e le disse che non era il momento delle lacrime, ma che doveva prendere la sua spada laser e difendere se stessa e Vima. Nomi raccolse esitante la spada di Andur e attaccò i criminali, uccidendone uno che si chiamava Quanto e poi un altro. I malviventi rimasti fuggirono dall'improvviso attacco di Nomi, tornando da Bogga per riferire il proprio fallimento.

Tuttavia, dopo la ritirata della banda, Nomi si sentì immediatamente colpevole per ciò che aveva fatto, per aver ucciso i due criminali. Andur si rivelò di nuovo alla moglie e le cominicò che il loro tempo insieme era giunto al termine, che era il momento per lei di intraprendere la strada che aveva sempre avuto paura ad imboccare. Nomi ascoltò Andur dirle che avrebbe dovuto continuare il viaggio verso Ambria e trovare il Maestro Thon, che la avrebbe istruita nelle vie della Forza. Accettò di onorare le ultime volontà del marito, partendo con Nomi e A-3DO verso Ambria. Anche se Nomi non aveva neppure iniziato il proprio addestramento Jedi, riusciva a sentire la presenza di Thon nella Forza che brillava come una torcia in una stanza buia e la usò per trovare la strada verso la propria destinazione.

Arrivo su Ambria

"Io...sto cercando qualcuno. Doveva incontrarlo mio marito...un Jedi."
―Nomi, dopo essere giunta su Ambria[fonte]

Nomi arrivò sul pianeta dotato di anelli di Ambria, convinta di essere vicina a trovare il Maestro Thon. Seguendo le proprie sensazioni, lasciò A-3DO sulla Lightside Explorer e scese con Vima sulla superficie desolata del pianeta. Durante il cammino, Nomi passò vicino a un lago che le mise addosso una sensazione di disagio. Mentre gli camminava intorno sentì delle voci trasportate dal vento, le quali dicevano che c'era solo confusione e morte e che avrebbe dovuto riununciare a tutto. Nomi era confusa, ma all'improvviso una nuova voce si sovrappose; era una voce calma e tranquilla, che le consigliava di non essere tentata dal potere del Lato Oscuro.

Nomi Sunrider e il Maestro Thon su Ambria
Nomi capì che la nuova voce stava cercando di aiutarla, perciò decise di continuare oltrepassando il lago, sempre più avanti nelle lande di Ambria. Proseguì seguendo la voce, allontanandosi dalla propria nave; alla fine valicò una piccola collina e si trovò a guardare nella valle dove era costruita una piccola casa. Vicino alla casa c'era un giovane Vultan che cavalcava una enorme bestia; non appena vide il cavaliere, Nomi capì che ciò che stava guardando era un Jedi.

Il Vultan, che Nomi supponeva essere il Maestro Thon, portò lei e Vima all'interno della casa dove offrì loro del cibo, facendo lo stesso anche per la propria cavalcatura. Nomi inizò immediatamente a raccontare gli eventi degli ultimi giorni, culminanti nell'assassinio di Andur, e di come lei non riusciva a capire come suo marito, un Jedi, fosse stato ucciso così facilmente. Il padrone di casa spiegò che tutti i Jedi sono vulnerabili se le loro attenzioni non sono tutte fortemente concentrate sui loro nemici e che coloro che non sono Jedi avevano trovato il modo durante i secoli di sfruttare questa vulnerabilità.

Nel frattempo, Bogga aveva ordinato ai propri seguaci di tracciare la Lightside Explorer dal momento della sua partenza per Ambria, determinato a non farsi sfuggire di nuovo i cristalli adegani. Fece preparare il proprio galeone a vela e partì insieme a diversi criminali del proprio cartello all'inseguimento di Nomi e del tesoro che possedeva. L'Hutt seguì la traccia di Nomi fino ad Ambria, dove atterrò vicino alla Lightside Explorer. Per prima cosa inviò subito a bordo i propri mercenari per una ricerca degli elusivi cristalli; non essendo riusciti a trovarli sulla nave, i criminali seguirono le tracce di Nomi e Vima fino alla casa del Jedi, dove le due si trovavano. Bogga e la sua squadra si prepararono ad attaccare la proprietà. Il Jedi Vultan corse fuori per contrasare gli intrusi, difendendo se stesso, la propria casa e chi conteneva da qualsiasi danno. Tuttavia, il giovane Jedi fu ben presto sopraffatto e Nomi credette che fosse destinato a subire la stessa sorte che era toccata a suo marito. Ma proprio mentre Bogga ordinava di uccidere il giovane Jedi, l'animale del Vultan attaccò i criminali con una soprendente velocità, respingendo i loro attacchi e constringendoli a ritirarsi sul galeone a vela.

Dopo la ritirata di Bogga e dei suoi, Nomi apprese che il giovane Jedi era in realtà un apprendista Jedi di Thon di nome Oss Wilum e che la bestia era colui che la donna voleva vedere, il Maestro Thon. Oss comunicò a Nomi che Thon l'avrebbe istruita nelle vie della Forza e che il suo viaggio come Jedi stava per iniziare.

Addestramento Jedi

"La mia apprendista diventerà davvero una grande Jedi...una Jedi che sarà ricordata per il proprio coraggio e le proprie imprese, finché eststeranno i Cavalieri Jedi."
―Thon, riflettendo su Nomi Sunrider[fonte]
Durante i mesi successivi, Thon lasciò Nomi da sola per permetterle di confrontarsi col dolore ancora forte che provava per la morte di Andur e per consenirle di meditare su ciò che la vita da Jedi le avrebbe portato. In questo periodo, un giorno Nomi si accorse che Vima aveva seguito un piccolo gruppo di Neek e si era portata vicina al Lago Natth, un lago che conteneva gli spiriti di seguaci del lato Oscuro che Thon aveva sconfitto e imprigionato nelle buie profondità di quell'acqua. Nomi vide che una coppia di hssiss erano emersi dal lago e avevano subito fissato i loro occhi su Vima; gli hssiss, manifestazioni del male che era contenuto nel lago, proiettavano flussi di sentimenti e sensazioni oscure
L'holocron di Ood Bnar racconta a Nomi la storia dei Jedi
attraverso la Forza, cosa che portò Nomi a regire secondo l'isinto. Si concentrò e immaginò i due hssiss combattere e uccidersi tra loro; immediatamente la cosa accadde e i due rettili iniziarono a scontrarsi, permettendo a Nomi di portare in salvo la figlia e di tornare alla casa di Thon. Nomi non si era ancora accorta di avere una naturale dote di praticare la meditazione da battaglia, una capacità della Forza molto importante e difficilissima da aprrendere, perfino per i più esperti Maestri Jedi.

Alla fine Nomi riuscì a convivere col pensiero della morte del marito e Thon iniziò ad addestrarla nelle vie della Forza. Anche se ormai era cosciente che il suo destino era quello di diventare un Cavaliere Jedi, si rifiutò sempre di costruire una propria spada laser; per lei infatti serviva solo a ricordarle che con quell'arma aveva dovuto uccidere due degli assassini del marito. Il Maestro Thon tuttavia, opponendosi alle sue idee, le disse che una spada laser non era solo un'arma da usare per attaccare e difendersi, ma portava inoltre al Jedi che la impugnava un aiuto alla concentrazione e che era in grado di rafforzare il suo legame con la Forza. Per rafforzare le proprie argomentazioni, Thon portò Nomi e Vima nelle terre selvagge di Ambria dove mostrò loro un holocron che gli era stato dato dal Maestro Arca Jeth; il custode dell'holocron era il Maestro Ood Bnar. Il Maestro Bnar iniziò a raccontare a Nomi la battaglia senza tempo dei Jedi contro le forze oscure, concludendo con l'affermazione del ruolo importante che Nomi avrebbe avuto negli eventi che stavano per venire. Nomi tuttavia trovò difficile credere che avrebbe fatto qualcosa di importante o che una spada laser era qualcosa di più di uno strumento di morte; continuò infatti a vedere le armi Jedi come qualcosa di intrinsecamente sbagliato e a decidere che avrebbe dovuto tenersene lontana.

Dopo gli insegnamenti dell'holocron, Thon disse a Nomi che poiché che lei gli aveva donato i cristalli adegani, era giusto, come gesto di gentilezza, restituire il favore. Thon le regalò la propria spada laser, quella che aveva costruito mentre si allenava sotto il proprio Maestro, dicendole a giustificazione del dono che quella doveva appartenere alla più grande apprendista che avesse mai avuto. Anche se Nomi si rifiutava di usare una spada laser, accettò il regalo e mise l'arma tra i suoi modesti averi.

Nomi combatte contro gli emissari di Bogga
Questo momento fu tuttavia interrotto dall'arrivo di alcuni pirati spaziali e da un gran numero di malviventi della banda di Bogga, i quali avevano l'unica missione di recuperare i cristalli che l'Hutt bramava disperatamente. Thon e Nomi corsero all'abitazione del maestro, dove i pirati si erano sistemati per l'attacco. Una volta arrivati, Thon ordinò alla propria apprendista di impugnare la spada laser che le aveva appena donato e di unirsi a lui nello scontro che stava per iniziare; Nomi rifutò. Thon era frustrato dall'ostinazione che Nomi aveva nei confronti delle spade laser e, non vedendo altra via per convincerla ad usare il lato fisico delle sue capacità Jedi, si arrese ai pirati. Mentre stava per essere condotto via, Thon si immerse nella Forza e disse a Nomi che se non voleva usare la spada laser, poteva semplicemente concentrare i propri poteri della Forza sui pirati se voleva salvare sia lui che Vima. Nomi in quel momento riuscì a vedere chiaro nella nebbia del proprio dolore e della propria preoccupazione e si concentrò sull'immagine dei pirati e dei loro alleati che si combattevano tra loro. Immediatamente i pirati si rivoltarono l'uno contro l'altro, lottando per i cristalli. La confusione concesse a Nomi il tempo per prendere la decisione a cui il Maestro Thon aveva cercato di spingerla in precedenza: la spada laser era l'arma dei Jedi e Nomi era un Jedi. Dopo essersi resa conto di ciò prese la spada laser del maestro e caricò i pirati confusi. Nomi riuscì a liberare Thon tagliando le manette Mandaloriane che lo trattenevano. I pirati rimasti dovettero battere in ritirata alle loro navi sotto l'attacco di Nomi.

Alla fine, Nomi completò il proprio addestramento sotto il Maestro Thon che la portò agli archivi Jedi sul pianeta Ossus. Una volta lì, Nomi fu posta sotto la guida del Maestro Vodo-Siosk Baas, che la guidò nella costruzione della sua spada laser.

Rivolta su Onderon

"È strano—come può essere? Un campo di energia sta bloccando la mia meditazione Jedi da battaglia?"
―Nomi, durante la Rivolta Naddista[fonte]
Nomi Sunrider combatte durante la Rivolta Naddista
Mentre Nomi stava studiando sotto il Maestro Baas, la Rivolta di Freedon Nadd su Onderon era diventata qualcosa di veramente problematico per i Jedi che si trovavano sul pianeta; il Maestro Jedi Arca Jeth era stato incaricato in precedenza di recarsi su Onderon insieme a Ulic e Cay Qel-Droma, Oss Wilum e Tott Doneeta per fronteggiare le forze del Lato oscuro che avevano msteriosamente acquisito il controllo del pianeta. Tuttavia, non molto tempo dopo la sconfitta della Regina Amanoa, una stregonessa Sith, e aver respinto lo spirito oscuro del Jedi decaduto Freedon Nadd, il Maestro Arca Jeth e un altro Jedi si erano dovuti confrontare con una nuova potenza oscura: un culto Sith, conosciuto come i Naddisti, aveva attaccato la processione che doveva portare i sarcofagi di Amanoa e Nadd su Dxun per essere bruciati. I Naddisti erano riusciti a rubare entrambi i sarcofagi e fuggire nel loro quartier generale sotterraneo. Inoltre, il Maestro Arca Jeth fu catturato dal Re Ommin e torturato a lungo. Ulic, capendo che la situazione su Onderon era completamente fuori controllo, chiese aiuto sia al Senato Galattico che ai Jedi riuniti su Ossus. Dopo essersi recata a Coruscant insieme al Maestro Thon per incontrarsi con il Ministro della Difesa, Nomi tornò su Ossus dove fu scelta per guidare un gruppo di cinque Jedi per portare aiuto a Ulic.

Nomi, Dace Diath, Shoaneb Culu, Qrrrl Toq e Kith Kark viaggiarono fino alle mura della città di Iziz su Onderon, l'ultima posizione nota di Ulic e degli altri Jedi. Tuttavia, quando Nomi e la sua squadra giunsero sul posto, sentirono attraverso la Forza che Ulic non era in città, ma in una fortezza abbandonata fuori da questa. Nomi rintracciò la posizione di ulic e guidò i compagni in un'assalto per recuperarlo. Insieme a Dace e altri caricò i soldati nemici, che erano in superiorità numerica, creando uno scudo di Forza intorno al gruppo e utilizzando le tecniche di combattimento Jedi. Durante il combattimento per raggiungere Ulic, Nomi dette prova delle proprie superbe abilità con la spada laser, che aveva appreso durante l'addestramento. Tuttavia, durante la carica, notò che qualcosa o qualcuno stava bloccando la sua capacità di usare la meditazione da battaglia. Nomi tentò di opporsi agli invisibili attacchi che stava subendo attraverso la Forza, ma chi ne era l'autore riuscì ad avere la meglio sulle sue difese e a colpire il suo inconscio. Dopo la battaglia, Nomi fu ritrovata da Ulic Qel-Droma tra i resti del combattimento e riportata dove anche gli altri Jedi si erano radunati. Successivamente, Nomi e Ulic guidarono la squadra dei Jedi contro la fortezza del Re Ommin, iniziando il loro attacco dalla corte del maniero. Anche se i Jedi riuscirono a sconfiggere le guardie, Ommin bloccò l'assalto dei Cavalieri usando il proprio potere, che usò per lanciare Nomi contro un muro. In quel momento Ulic si scagliò contro Ommin attaccandolo con la spada laser e riuscì a neutralizzarlo. Dopo la sconfitta del re, Nomi e Ulic liberarono il Maestro Arca Jeth dalla sua prigionia.

Con Ommin ormai sconfitto, i resti di Freedon Nadd e Amanoa furono trasportati e tumulati sulla luna boscosa di Dxun; averli sepoltì lì si pensava che avrebbe impedito a chiunque di rubarli ancora. Nomi fu tra i Jedi che assistettero alla cerimonia di sepoltura.

Il conflitto Krath

"Colui che apprende la strada oscura verrà contagiato dalle tenebre. Il suo giudizio si oscurerà e dimenticherà tutte le cose giuste che ha imparato. Se un Jedi continua a collegare queste due strade si ritroverà diviso all'interno del proprio essere"
―Nomi, parlando a Ulic Qel-Droma[fonte]
Nomi durante il periodo della Sacra Crociata Krath
La fine della rivolta di Freedon Nadd permise a Nomi e agli altri Jedi di prendersi un pò di riposo di propri doveri. Durante questo periodo, Nomi fu nel numero dei jedi che ebbero la rara opportunità di apprendere come montare le bestie volanti native di Onderon. Il riposo dei Cavalieri però fu interrotto dall'arrivo del Maestro Arca Jeth, che informò Nomi e gli altri dei problemi che erano sorti nel sistema dell'Imperatrice Teta a causa dell'ascesa dei Krath, una società segreta fondata da adepti del Lato Oscuro. Dopo un breve ragguaglio sugli eventi, Arca distribuì gli ordini ai vari membri della squadra: Oss Wilum, Dace Diath, Qrrrl Toq e Shoaneb Culu ricevettero l'ordine di tornare su Ossus per fare rapporto ai vertici dell'Ordine Jedi e della Repubblica a proposito degli eventi di Onderon e come questi erano collegati a ciò che stava accadendo nel sistema dell'Imperatrice Teta. A Nomi invece fu detto di restare insieme ad Arca per migliorare le proprie capacità di meditazione da battaglia; una volta terminato, sia lei che Ulic sarebbero partiti per il sistema dell'Imperatrice Teta dove avrebbero guidato le forze Jedi e Repubblicane.

Informati del colpo di stato Krath, i leader Jedi e Repubblicani organizzarono una task force alleata da inviare in aiuto a Koros Major, l'ultimo pianeta rimasto a opporsi alla sanguinosa rivoluzione. Tuttavia, appena la flotta alleata uscì dall'iperspazio Koros Major era sotto un pesante attacco Krath e sembrava che la battaglia fosse vicina alla fine. Nomi rimase concentrata sulla flotta nemica, esplorando tutte le menti che riusciva a raggiungere, finché alla fine non toccò la mente di un essere molto potente nella Forza, Aleema Keto. Mentre esplorava la mente di Aleema, Nomi scoprì che molte delle navi Krath erano solo un'illusione creata con l'uso della Forza; riuscì a invadere completamente la mente della nemica, causandole la perdita della concentrazione, cosa che fece svanire le illusioni. Tuttavia non fu abbastanza: ne rimasero molte di più di quante ne sparirono. Quando il capo Repubblicano della flotta alleata, il capitano Orley Vanicus, si accorse cosa stava succedendo: i Krath, vedendo che la battaglia stava per volgere a loro svantaggio, utilizzarono le proprie navi come proiettili viventi, scontrandosi contro la flotta Jedi/Repubblicana.

Nomi stringe il corpo di Ulic Qel-Droma ferito
La tattica dei Krath funzionò, causando ingenti danni alle navi delle forze alleate; la nave comando della Repubblica Reliance I fu seriamente danneggiata quando un caccia Krath CX-133 Chaos si schiantò contro il ponte di comando e Ulic Qel-Droma fu ferito da uno shrapnel imbevuto di magia Sith. Mentre Nomi si dedicava alle ferite di Ulic, la flotta ricevette l'ordine di ritirarsi dal sistema.

La Battagla di Deneba

"E tu devi essere Nomi Sunrider...ho sentito parlare di te."
―Sylvar, parlando a Nomi al loro primo incontro[fonte]

Dopo la battaglia di Koros Major, migliaia di Jedi si riunirono sul pianeta Deneba per tenere un conclave presso il Monte Meru, a cui anche Nomi partecipò. La riunione era stata convocata dai leader dell'Ordine Jedi per discutere del recente scontro di Koros Major e dei rapporti riguardanti attacchi Krath all'interno dei territori della Repubblica Galattica. Durante la convocazione, Nomi annunciò che Ulic aveva un piano con cui colpire i Krath. Ulic presentò un pericoloso piano che consisteva nell'infiltrarsi nella rete Krath e abattere il culto dall'interno. Tuttavia, molti Jedi, inclusi i Maestri Arca Jeth e Shayoto, si opposero apertamente. Mentre i Jedi discutevano la proposta, dei droidi da guerra Krath piombarono sull'assemblea; nello scontro che seguì, Vima fu afferrata da uno dei droidi per poi essere salvata dalla Jedi di razza Cathar Sylvar, che la riportò da Nomi. Sorte peggiore toccò al Maestro arca Jeth, che rimase ucciso dal nemico mentre cercava di difendere un compagno. Ulic rimase sconvolto dalla morte del proprio maestro e decise di proseguire col suo piano da solo e infiltrarsi nella setta Krath, deciso a distruggerli ad ogni costo.

Nomi steet vicino a Ulic mentre si preparava alla propria missione. Fin dal primo istante in cui nomi aveva visto Ulic su Onderon, i due avevano stabilito uno speciale legame. Nei mesi che avevano seguito il loro primo incontro il loro legame era maturato e Nomi si sentiva pronta per amare di nuovo, anche se continuò a tenere nel cuore il suo sentimento per Andur. Durante il Conclave di Deneba i loro sentimenti si palesarono e, dopo aver discusso dei rischi della missione che Ulic era deciso a intraprendere, i due si scambiarono un lungo bacio.

Escalation

"Ulic, il mio Maestro continua a credere che tu stia facendo un terribile errore a cercare di aver ragione del lato oscuro dall'interno."
―Nomi parlando con Ulic, poco prima della partenza per la missione[fonte]

Ulic partì per la propria missione, ma quando per mesi non si ebbe notizia di lui, Nomi, Cay e Tott svilupparono un piano per prendere contatti con il Jedi sotto copertura su Cinnagar, la capitale Krath. Nomi, più di tutti, temeva che Ulic avesse permesso al lato oscuro di impossessarsi di lui al solo scopo di distruggere la setta. Per fermarlo doveva in qualche modo tentare di stabilie un contatto con lui. Con l'aiuto degli altri due Jedi, Nomi riuscì a infiltrarsi e a farsi strada verso il quartrer generale Krath, dove sentiva Ulic attraverso la Forza. Tuttavia capì che l'unico modo per incontrarlo era quello di farsi catturare e ciò poteva accadere facendosi risconoscere come Jedi. nomi prese la propria spada laser e la azionò davanti al palazzo Krath. Poi si arrese ai soldati che le corsero contro. Quando fu portata davanti al Jedi infiltrato Ulic si trovò davanti a una decisione difficle: salvare la donna che amava o non far saltare la propria copertura trattandola come i Krath si aspettavano che facesse. Gli altri leader del movimento, Satal e Aleema Keto, dissero a Ulic che tenere in vita una Jedi ben addestrata come lo era Nomi era davvero un grosso rischio.

Nomi bacia Ulic prima della sua partenza per la missione
Con Orrore di nomi, Ulic si mostrò d'accordo e disse agli altri due che avrebbe provveduto lui stesso a giustiziarla il mattino seguente, anche se in cuor suo sperava che Nomi sarebbe riuscita a fuggire prima usando le proprie ablità. Nomi, anche se non era a conoscenza dei pensieri di Ulic, riuscì ad utilizzare la propria meditazione da battaglia sulle guardie che presidiavano la sua cella, facendo in modo che combattessero tra di loro. La confusione che ne seguì permise a Nomi di fuggire e chiedere aiuto a Cay e Tott, che erano in orbita con la loro nave intorno a Cinnagar. Quando i due Jedi atterrarono decisero insieme a Nomi che dovevano portare via Ulic finché potevano; i loro piani furono però interrotti dall'arivo di Satal. Inaspettatamente anche Ulic giunse sulla scena e iniziò a duellare con Satal, dicendo agli altri che era stato proprio lui a ordinare l'attacco su Deneba. Mentre osservava il duello percepì Ulic abbatere Satal con una rabbia inaudita. In quel momento insieme a Cay e Tott, cercò di prendere Ulic e portarlo via dal pianeta, ma questo liberò un'ondata di energia del lato oscuro che li respinse tutti e tre. Turbata per ciò che aveva vissuto, Nomi tornò alla nave insieme ai compagni, col cuore spezzato perché, ancora una volta, aveva perso l'uomo che amava.

Nomi, Cay e Tott tornarono su Ossus e sottoposero un nuovo piano ai propri capi; Nomi credeva che fosse vitale lanciare un attacco contro i Krath su Cinnagar, per permettere a lei e agli altri di prelevare Ulic, se necessario anche con la forza. Nonostante l'approvazione dei Mestri per la prima parte del piano, tutti misero in guardia Nomi sul fatto di portare via Ulic contro la sua volontà. Erano convinti infatti che quando un Jedi inizia a percorrere la strada oscura è impossibile tornare indietro e l'unico modo possibile per ritrovare la luce è continuare a percorrerla e imparare dai propri sbagli. Nomi concordò con la saggezza dei Maestri e partì una seconda volta per Cinnagar per cercare di persuadere ulic a tornare alla luce.

Arrivati alla capitale Krath, molti Jedi , tra cui Dace Diath, Oss Wilum e Shoaneb Culu, salirono sui loro caccia di classe Stinger e Star Saber e si lanciarono nel comabttimento. Nel frattempo, Nomi, Cay e Qrrrl Toq attaccarono il palazzo dove Ulic si trovava. Mentre Cay e Qrrl combattevano contro le guardie Krath, Nomi pregò Ulic di ritrovare la luce e tornare con loro su Ossus. Ulic rifiutò di nuovo le preghiere di Nomi e quando questa insistette usò un amuleto Sith per spingerla via. Avendo capito che ormai ulic era tutt'uno con il lato oscuro, Nomi ordinò la ritirata, in accordo a quanto avevano detto i maestri: Ulic sarebbe tronato da solo o non sarebbe tornato affatto.

Dopo la ritirata da Cinnagar, Exar Kun si presentò davanti a Ulic e lo sfidò per decidere chi fosse il Jedi Oscuro più potente di tutta la galassia. Durante il combattimento, l'antico spirito del Signore Oscuro dei Sith Marka Ragnos si amanifestò ai due jedi e li nominò Signori dei Sith. Il nuovo Signore Oscuro e il suo aprendista giurarono di distruggere la Repubblica e i Jedi: iniziava la Guerra Sith.

La Guerra Sith

"Ulic sarai danato per sempre per quello che hai fatto. Guarda cosa ha prodotto il tuo orgoglio e la tua sete di vendetta. Sei tu che hai portato a questo. I Maestri Jedi avevano ragione, Ulic...devi affrontare le conseguenze di ciò che hai iniziato. Ulic—io ti amavo, ma questo...questo! Ti imprigionerò in un muro di luce. Una fortezza per tenerti lontano dalla Forza..."
―Nomi, prima di separare Ulic dalla Forza[fonte]

Non essendosi ancora accorta che i Sith e Ulic stavano muovendo guerra contro la Repubblica, Nomi tornò a Ossus, dove continuò a migliorare le proprie capacità nell'uso della Forza sotto l'anziano Maestro Jedi Odan-Urr. Quando nomi ebbe imparato a potenziare ancora di più la propria meditazione da battaglia, Odan-Urr decise di insegnarle come contrastare l'uso della Forza di un seguace del lato oscuro, tagliandolo fuori dalla Forza per sempre. Si trattava di una tecnica antica, non usata dai Jedi moderni, ma che era stata massicciamente impiegata durante le antiche guerre Sith.

Nomi Sunrider combatte durante la Grande Guerra Sith
Appresi gli insegnamenti di Odan-Urr, Nomi fu tra i Jedi che si recarono a Coruscant in risposta a un rapporto che riferiva che un Jedi ribelle aveva lanciato alcuni attacchi contro cantieri navali della Repubblica. I Jedi, guidata dal Maestro Vodo, si prepararono a comparire davanti al senato galattico e convincere l'assemblea di permettere a loro di gestire questo Cavaliere rinnegato. Tuttavia fu presto chiaro che dietro agli attacchi c'era Ulic Qel-Droma. Mentre Nomi e Cay erano scioccati dalla notizia appena aprresa, Coruscant fu attaccata dalle truppe Mandaloriane di Mandalore l'Indomabile, ora sotto il comando di Ulic. Nel periodo precedente alla Prima Battaglia di Coruscant (Grande Guerra Stih), Ulic aveva

stretto alleanza con Mandalore e aveva pianificato di usare i clan guerrieri Mandaloriani contro la Repubblica. La battaglia di Coruscant diventò un grande combattimento tra i Jedi e i Mandaloriani, con Nomi e i Jedi che cercavano di repingere gli invasori e tenere le posizioni. Ulic però fu in grado di conquistare un centro di comando Repubblicano con un manipolo di Mandaloriani, sperando di decidere lì la battaglia. Ulic tuttavia non aveva capto di essere stato tradito dalla propria padrona Aleema. Aleema ordinò una ritirata dal pianeta e Mandalore, credendo che il suo signore Ulic fosse morto obbedì all'ordine. Ulic dovette confrontarsi da solo contro il gruppo di Nomi, il Maestro Vodo e altri Jedi e alla fine fu fatto prigioniero e intrappolato in un muro di energia del lato chiaro. Nomi vide il Maestro Vodo consegnare Ulic alle autorità, le quali dissero che avrebbe dovuto subire un processo per i propri crimini e che la sua punizione sarebbe stata la morte.

Nomi assittette al processo di Ulic e fu sorpresa quando, porato davanti al Tribunale, sfidò i presenti dichiarando giuste le proprie azioni e che mai avrebbe tradito la propria alleanza con i Sith. Ulic tenne un impressionante discorso in cui affermava che le conoscenze Sith potevano liberare la Repubblica e i Jedi dall'oppresiione in cui si trovavano in quel momento. Tuttavia i processo fu interrotto dall'arrivo di Exar Kun, Mandalore e un gruppo di guerrirei Massassi; Kun lanciò un incantesimo Sith che immobilizzò i membri del Tribunale. Nomi pregò ancora Ulic di rinunciare alla collaborazione con Kun e i Sith, ma Ulic la avvisò che se non avesse smesso di interferire, l'avrebbe costretto a farle del male. Nomi e gli altri Jedi furono costretti a vedere il Maestro Vodo venire ucciso da Kun in un feroce duello. Poi Ulic, insieme ai propri alleati, lasciò Coruscant per continuare la propria guerra di conquista.

Dopo il processo di Ulic, Nomi e Vima accompagnarono Sylvar dal Maestro Thon, su Ambria, per un periodo di riposo e addestramento. Tuttavia la quiete di Ambria fu turbata dagli agenti di Exar Kun: aveva infatti stregato due Jedi, Oss Wilum e Crado, e li aveva inviati su Ambria; i due chiamarono in aiuto anche un folto gruppo di mortali hssiss dal Lago Natth per uccidere i tre Jedi. Il combattimento che ne seguì fu furibondo e Nomi, Sylvar e Thon si difesero a vicenda dai crudeli rettili del lato oscuro. Alla fine riuscirono ad uccidere tutti gli hssiss e Thon catturò Oss Wilum, che con l'aiuto di Nomi e Sylvar fu portato alla dimora del Maestro. Thon riuscì a estirpare la magia Sith dal corpo di Oss.

Nomi usa propri poteri per separare Ulic dalla Forza
Più cresceva la portata della Guerra Sith, più crescevano le devastazioni che essa portava. Dopo l'esplosione di una stella causata da Aleema su Kemplex IX, la supernova che ne derivò portò il sistema di Ossus sulla via della distruzione. A causa di ciò, molti Jedi si recarono sul pianeta che conteneva i loro archivi per cercare di salvare quanti più artefatti possibile. Tuttavia, mentre i Jedi erano impergnati a caricare le navi con tutta la loro storia e conoscenze, Nomi e Cay avvertirono la presenza di Ulic; si stava infatti avvicinando al pianeta con una nave personale. Credendo che il fratello fosse tornato ai Jedi nella loro ora più disperata, Cay prese la propria nave per andargli incontro. Ulic però abbatté il caccia del fratello e, una volta atterrati, iniziò ad attaccarlo con la spada laser, coinvolgendolo in un duello mortale. Nomi vide insieme a Tott il caccia di Cay che si schiantava su Ossus e cercarono di raggiungerlo. Tuttavia, quando raggiunsero i due fratelli, Ulic cedette di nuovo alla rabbia e uccise Cay. Nomi, dopo aver assistito all'omicidio di Cay, sentì dentro di sé una rabbia e un tormento inauditi e scatenò tutti i suoi poteri contro Ulic: lo separò dalla Forza, tagliando tutte le connessioni che aveva sperimentato precedentemente. Ulic, disarmato dai poteri di Nomi sentì un profondo dolore nei confronti del fratello e immediatamente tornò in sé, accettando di aiutare Nomi e gli altri Jedi a porre fine alla guerra che lui stesso aveva contribuito a far iniziare.

Seguendo Ulic al tempio segreto di exar Kun su Yavin 4, Nomi e gli altri Jedi decisero di unire le forze per creare un muro di energia del lato chiaro per contrastare gli effetti dei poteri oscuri di Kun. Centinaia di Jedi scesero nell'atmosfera di Yavin 4 e riuscirono a creare un solido muro di luce, aiutati dai superiori poteri di Nomi che si impegnava a convogliare le energie nella giusta direzione. Tuttavia i loro sforzi ebbero degli effetti inaspettati e Nomi vide l'onda di luce trasformare la superficie di Yavin 4 in un inferno di fiamme. Percependo la morte del pianeta, Nomi e i Jedi credettero che niente fosse sopravvissuto a quell'enorme fuoco globale. I Jedi lasciarono la luna boscosa e partirono per rifondare la Repubblica e l'Ordine Jedi.

Capo dell'Ordine

"Insieme, abbiamo subito un grande disastro e ora è il tempo di ricostruire. La guerra ha devestato la galassia, ma adesso è finita. Non dobbiamo mai dimenticare la morte—ma non dobbiamo neanche dimenticare il futuro. Dobbiamo aver fiducia nellla Forza. Finché ci saranno Cavalieri Jedi, ci sarà speranza."
―Nomi, durante il Conclave della Stazione Exis[fonte]
Nomi Sunrider al Conclave della Stazione Exis
Passata la Grande Guerra Sith, i Jedi si impegnarono a ricostruire l'Ordine così come la Repubblica. Con il passare dei dieci anni successivi, Nomi acquisì sempre più responsabilità, tanto che i leader dei Jedi decisero di nominarla Capo dell'Ordine Jedi; Nomi vide che era suo dovere convocare la prima riunione generale dei Jedi dalla fine della Guerra Sith. Le ragioni della convocazione erano per Nomi principalmente la speranza che, dalla saggezza Jedi riunita, scaturisse un piano di progresso per una futura ricostruzione della Repubblica e la volontà di assicurare a tutti che l'Ordine sarebbe stato ricostruito sotto la sua guida.

Tuttavia, la riunione non si svolse come Nomi aveva pensato; Sylvar, che aveva combattuto a finaco di Nomi durante la guerra, guidò una discussione sul destino di ulic Qel-Droma, che sebbene secondo la legge fosse un criminale, gli era stato permesso di vagare per la galassia come un uomo libero. Dopo il conclave, si scoprì che Vima era fuggita dalla Stazione Exis verso una parte sconosciuta della galassia e Nomi dovette riflettere sulle costanti decisioni avventate della figlia. Vima si era ormai accorta delle esitazioni della madre di prenderla come allieva ed addestrarla per diventare Jedi e si era accorta che Nomi era più un politico che un Jedi o un maestro. Dunque Vima era fuggita in cerca di un maestro che l'avrebbe addestrata nelle vie della Forza e la sua scelta cadde su chi una volta era stato il più grande tra i Jedi, Ulic Qel-Droma. Nomi, dopo essere venuta a conoscenza di ciò che la figlia aveva fatto decise immediatamente di andare a cercarla.

Nomi ripensa alla propria carriera di Jedi
Mentre rifletteva sul modo migliore per recuperare Vima, Nomi iniziò a ripensare alla propria carriera di Jedi e alla propria vita. Nomi ricordò che non era stata una sua scelta diventare un Jedi, ma che era stata forzata dagli eventi, che l'avevano costretta a riprendere ciò che suo marito aveva lasciato; quella era soprattutto la differenza tra lei e Vima: Vima faceva le proprie scelte secondo volontà. Anche se Vima aveva insistito col chiedere a Nomi di proseguire più approfonditamente l'addestramento Jedi che avevano iniziato insieme, Nomi si era sempre più impegnata nel proprio ruolo di Capo dell'Ordine, a volte trascurando la figlia e il suo addestramento. Compreso questo, Nomi lasciò che la rabbia verso sua figlia fluisse via e ammise che non c'erano esempi migliori di Vima e di Ulic che le potessero mostrare il costo di essere un Jedi. Tuttavia si chiedeva anche se Ulic fosse davvero il miglior insegnante per Vima; preoccupata dagli effetti che gli insegnamenti di Ulic avrebbero potuto avere sulla figlia, Nomi pertì dalla Stazione Exis per il pianeta ghiacciato di Rhen Var, dove Vima si stava addestrando.

Nomi arrivò su Rhen Var e trovò Ulic e Vima che si stavano allenando in una fortezza gelata nelle desolate lande ghiacciate del pianeta. Il ritrovo dei due vecchi amanti fu sobrio, con Vima che dichiarò a sua madre che Ulic adesso era il suo maestro e che non sarebbe tornata indietro con lei. Ulic tuttavia comprese il motivo dell'arrivo di Nomi e le disse che ra pronta per prendere Vima come apprendista e che il suo compito con lei era terminato; non nutriva alcun sentimento di rabbia contro Nomi e voleva solo il meglio per lei e la figlia. Per mostrare alla madre i suoi progressi in addestramento, Vima portò Nomi ai piedi di una montagna coperta di ghiaccio, dove Ulic le aveva insegnato a far guidare le proprie azioni dalla Forza, e le indicò una immensa scultura realizzata da Vima e che raffigurava Andur, il suo vecchio padre. Vedendola, Nomi capì che l'addestramento di Ulic era davvero servito a Vima per progradire come Jedi.

Nomi stringe il corpo di Ulic morente
Intanto tuttavia, Sylvar era arrivata su Rhen Var in cerca di Ulic, decisa a giustiziarlo per i suoi vecchi crimini. Attraverso la Forza, Nomi avvertì che uno scontro stava avendo luogo tra la Cathar furiosa e l'ex Jedi. Nomi e Vima giunsero giusto in tempo per vedere l'ultima parte del duello, che in realtà era unilaterale; Ulic infatti aveva capito che difendersi dagli attacchi di Sylvar non faceva altro che farle crescere la rabbia e così disattivò la propria spada laser, rifiutandosi di continuare a combattere. All'improvviso le cose cambiarono e Sylvar si rese conto che non poteva abbattere un uomo disarmato nonostante la legge lo vedesse colpevole; secondo Sylvar, infatti, la scelta di Ulic di sacrificarsi le aveva mostrato tutti i suoi precedenti pensieri negativi. In quel momento però, Nomi rimase pietrificata alla vista di un potente colpo di blaster che squaciava il petto di Ulic, sentendo grazie al loro legame d'amore anche dentro di sé quel dolore atroce. Il pilota che aveva portato Sylvar su Rhen Var aveva visto la sua occasione di gloria nell'uccidere chi era stato una volta un Sith e l'aveva colta. Mentre questo fuggiva verso la propria nave, Nomi prese tra le braccia il corpo morente di Ulic; con sua grande sorpresa il corpo svani, lasciandole tra le mani solo la tunica del Jedi. Nomi capì che era stato l'amore di Vima a mostrare a Ulic la via per la redenzione. Vima disse a Nomi che Ulic, anche se non poteva più essere in contatto con la Forza, possedeva ancora il cuore di un Jedi. Dopo la morte di Ulic, Nomi e Vima tornarono alla Repubblica con un nuovo senso della Forza, un senso che le avrebbe aiutate ad accettare il loro destino.

Eredità

Nomi Sunrider
"Nomi Sunrider. Uno dei più grandi Cavalieri Jedi."
―Tionne a Luke Skywalker[fonte]

Praticamente niente si conosce della eventuale morte di Nomi Sunrider, tranne che i futuri membri del Nuovo Ordine Jedi furono istruiti sulle sua gesta leggendarie. Dopo la morte del'Imperatore Palpatine e la distruzione della seconda Morte Nera, Luke Skywalker si prese la responsabilità di rifondare l'Ordine Jedi. In questo periodo, cercò in tutta la galassia individui sensibili alla Forza che avrebbe potuto invitare su Yavin 4 per studiare alla sua accademia Jedi. Tra i candidati che Luke trovò c'era una donna dai capelli argentati che si chiamava Tionne, con un interesse particolare per la storia e la conoscenza dei Jedi antichi. Prima del suo ingresso all'accademia, Tionne aveva incontrato su Ord Mantell un informatore che si era imbattuto per caso nella da tempo dimenticata stazione spaziale di Exis, la stessa Stazione Exis che aveva ospitato il conclave Jedi migliaia di anni prima. Recandosi ul posto, Tionne incontrò Luke, che aveva ricevuto le coordinate dal suo stesso informatore. Tionne riuscì a recuperare del materiale che conteneva il discorso tenuto da Nomi durante il Conclave della Stazione Exis. Tionne recitò il discorso per Luke che, notando la dedizione della donna per la storia antica dei Jedi, la invitò a studiare con lui su Yavin 4. Tionne fu inoltre conosciuta per aver cantato La Ballata di Nomi Sunrider, facendo della propria musica il racconto dei Jedi del passato.

Nel 22 ABY Tionne e il Maestro Ikrit, insieme a Anakin Solo, Tahiri Veila e Uldir Lochett, trovarono una antica nave su Vjun che precedentemente rra stata proprietà di Darth Vader. Adottata dal Maestro come nave personale, fu ribattezzata la Sunrider in onore di Nomi Sunrider, che Ikrit teneva in grande stima. La scelta fu dettata dal fatto che anche Ikrit decise di deporre la propria spada laser, come Nomi fece, anche se temporaneamente, dopo la morte del marito Andur.

Tratti personali

"Come un grande mare calmo, Maestro Odan-Urr—un mare con luce che proviene dalle sue profondità. Mi sento così in pace quando mi concentro sulla Forza"
―Nomi Sunrider[fonte]
Nomi e Vima durante la guerra
Durante la sua vita Nomi sperimentò vari gradi di amore. Da giovane si innamorò del giovane Jedi Andur Sunrider, che sposò e da cui ebbe la figlia Vima. Si sentì distrutta quando vide il marito ucciso dai criminali, ma sebbene il suo tormento fosse tanto, Nomi rimase con Vima e fu poi in grado di amare di nuovo quando incontrò un altro giovane e potente Jedi, Ulic Qel-Droma. Tuttavia, il conflitto Krath e poi la Guerra Sith scatenarono una serie di eventi che condussero Ulic al lato oscuro, tradendo i Jedi, la Repubblica e spezzando il cuore di Nomi. Sebbene le fossero state donate due relazioni di profondo amore, Nomi era come maledetta dal destino per averle perse entrambe; nonostante ciò teneva con sé degli ologrammi sia di Andur che di Ulic, in modo da rivivere sempre il tempo che aveva passato con loro.

L'amore di Nomi ebbe occasione di manifestarsi anche in un altro modo: attraverso Vima, sua figlia. Fin dall'infanzia Nomi la protesse dall'oscurità della galassia; durante il periodo dell'addestramento con il Maestro Thon usò addirittura le sue rudimentali capacità di Jedi per salvarla dagli hssiss del Lago Natth, cosa che ripeté durante la Guerra Sith quando agenti del lato oscuro scatenarono contro di loro gli stessi rettili. Quando Vima diventò adolescente e fuggì dalla madre per essere addestrata dell'esule Ulic, Nomi non esitò a seguire la figlia su Rhen Var, temendo per la sua incolumità. Questo la portò anche a confrontarsi col suo vecchio amore; vedendo che Ulic aveva fatto un buon lavoro con Vima, si permise di ricordare i tempi felici che avevano passato insieme. Il legame attraverso la Forza che si era formato tra Nomi e Ulic, la portò a sperimentare il dolore della morte dell'amato sul proprio corpo.

Poteri e abilità

"La Forza mi dice che Nomi Sunrider potrà essere un grande Jedi...se darà ascolto alla Forza."
―Vodo-Siosk Baas[fonte]
Nella sua giovinezza Nomi Sunrider possedeva già un grande potenziale di sensibilità alla Forza che tuttavia rimase inespresso in quanto non fu scelta dall'Ordine Jedi per essere addestrata quando era bambina. Quando però sposò Andur, il marito cercò di renderla sempre cosciente della sua attitudine e la spingeva continuamente a iniziare l'addestramento Jedi. Dopo la morte di Andur, Nomi iniziò effettivamente il proprio addestramento su Ambria, riprendendo quello che il marito doveva sostenere sotto il Maestro Thon. Thon riconobbe immediatamente il potenziale di Nomi e la addestrò fino a farla diventare la sua migliore studente. La
Nomi si concentra sulla Forza
sensibilità di Nomi verso la Forza la portò ad essere una dei più potenti utilizzatori della maditazione da battaglia, una tecnica che prima solo Jedi esperti erano riusciti a usare.

Anche se inizialmente Nomi si rifiutò di impugnare una spada laser dopo la morte del marito, divenne poi una delle più formidabili spadaccine, non appena capì il significato della spada laser per un Jedi. Durante la rivolta Naddista sconfisse da sola una moltitudine di nemici durante la battaglia per portare rinforzi a Ulic Qel-Droma e le sue abilità furono preziose nel respingere i Mandaloriani durante l'invasione di Coruscant.

Durante l'addestramento sotto la guida del Maestro Urr, Nomi apprese l'abilità unica di combattere i poteri di una seguace del lato oscuro eliminando la sua potenza, tagliando il legame del nemico con la Forza. L'unica occasione in cui Nomi usò questa capacità fu durante la Guerra Sith, quando, piena di rabbia e forti emozioni causate dall'omicidio da parte di Ulic Qel-Droma del fratello Cay, scatenò i suoi poteri contro Ulic, recidendo il suo legame con la Forza per il resto della vita.

Inoltre, per i suoi manifesti poteri superiosi, Nomi fu scelta per convogliare il flusso di energia del muro di luce creato dai Jedi su Yavin 4 per intrappolarvi lo spirito di Exar Kun. Migliaia di anni dopo lasua morte i poteri di Nomi continuarono a ispirare grande ammirazione: fu nel gruppo dei Maestri Jedi citati dal Jedi Hutt Beldorion come prodigiosamente abili nell'uso del lato chiaro della Forza.

Dietro le quinte

Nomi nell'illustrazione di The Essential Guide to Characters
Durante la stesura della serie Tales of the Jedi, la Dark Horse Comics introdusse numerosi personaggi col cognome "Sunrider". Tuttavia, a causa di una questione legale intorno al nome, usi successivi dello stesso cessarono. Sembra infatti cha alla Lucasfilm fu permesso di utilizzare i personaggi a patto che il cognome non venisse usato. Tuttavia si hanno vai esempi in cui questo non accade, primo fra tutti il manuale per gioco di ruolo The New Essential Chronology.

Molti lettori della serie Tales of the Jedi hanno notato che la capigliatura di Nomi Sunrider cambia notevolmente neglie episodi di The freedon Nadd Uprising. La differenza principale tra quella iniziale e quella presente negli episodi in questione è la presenza di una zona rasata della testa nella parte alto-frontale, con alcune piccole trecce che la intersecano, mentre invece mantiene i lunghi capelli che la caratterizzavano in The Saga of Nomi Sunrider, dove era stata presentata per la prima volta. Tuttavia, la capigliatura di nomi cambia altre volte in tutta la serie, cosa che sconvolge un pò la sua continuità. Una spiegazione può essere trovata nella diversa interpretazione artistica che ne hano dato i numerosi artisti che l'hanno disegnata: Janine Johnston e David Roach in The Saga of Nomi Sunrider, Tony Akins in The Freedon Nadd Uprising e altri artisti nelle varie serie.

Secondo Chris Avellone, la scena di Jolee Bindo in Star Wars: Knights of the Old Republic in cui si parla di Nomi è uno sbaglio: per le citate ragioni legali, gli sviluppatori non potevano usare il nome "Sunrider" e si trovarono a dover inventare un nuovo personaggio, Bastila Shan, invece di utilizzare come previsto Vima Sunrider, la figlia di Nomi. Ma a un certo punto, Jolee la chiama "Nomi Sunrider". Nel seguito, Star Wars: Knights of the Old Republic II: The Sith Lords, c'è un oggetto chiamato "Nomi's Robe" (e un altro chiamato "Nomi's Armaband", che può essere comprato su Nar Shaddaa) la cui descrizione riporta solo "Nomi" e "Andur" senza il cognome.

Nel videogioco Star Wars Galaxies, il giocatore può trovare un cristallo dal nome "Sunrider's Destiny", forse da Nomi Sunrider o un altro membro della famiglia Sunrider.

Mentre per Andur e Vima sono stati stabiliti canonici pianeti di origine, per Nomi non è stato così. Risulta infatti dalle pagine di The Saga of Nomi Sunrider che Nomi visse con Andur su Darada prima di recarsi su H'ratth, ma non è mai riportato che Darada sia il suo pianeta natale.

Il personaggio di Nomi Sunrider è stato presentato anche in due adattamebti radiofonici di Tales of the Jedi. In Tales of the Jedi è interpretata da Melanie Mitchell, mentre in Tales of the Jedi: Dark Lords of the Sith la voce è di Glynnis Talken Campbell.

Il 29 Settembre 2008, Sue Rostoni ha annunciato in un blog un nuovo romanzo su Nomi Sunrider, sviluppato da Alex Irvine.

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Fonti