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Saul Karath

Il soggetto di questa voce è apparso nell'era della Vecchia Repubblica.
Karath 2.jpg
Saul Karath
Informazioni biografiche
Pianeta d'origine

Corellia

Morte

3.956 BBY, Leviathan

Descrizione fisica
Razza

Umano

Sesso

Maschile

Capelli

Biondi

Occhi

Azzurri

Informazioni storiche e politiche
Era(e)

Era della Vecchia Repubblica

Affiliazione
"La guerra è una cosa divertente. Ti porta a fare cose che non avresti mai pensato di fare."
―Saul Karath[fonte]

Saul Karath fu un Ammiraglio pluridecorato della Repubblica Galattica, divenuto celebre per il suo ruolo di primo piano nel corso delle Guerre Mandaloriane. Fu mentore e istruttore di molti altri talentuosi ufficiali della Repubblica, fra cui il pilota Carth Onasi. Quando Revan e Darth Malak tornarono nella Galassia come Signori dei Sith e lanciarono la loro guerra contro la Repubblica, Karath, vinto dall'ammirazione che provava per i due eroi di guerra, si unì a loro, tradendo il governo che poco prima serviva. In breve venne posto a capo di tutte le flotte dell'Impero Sith e fu direttamente al servizio di Darth Malak. A mettere fine alla sua vita fu proprio il suo ex "allievo" Carth, che aveva giurato vendetta verso di lui; Karath morì poco prima del suo padrone Malak e della distruzione dell'Impero a cui si era votato.

Biografia

Servizio nella Repubblica

Saul Karath nacque, primo di cinque figli, da un umile lavoratore di nome Craddock, frequentemente assente per via del suo lavoro; Saul si doveva quindi prendere carico dei fratelli minori finché, ancora giovane, non fu costretto ad aiutare il padre andando a lavorare in una fabbrica di armi.

Allo scoppio della Grande Guerra dei Sith, Saul si arruolò volontario nella Marina Repubblicana. Essendo troppo giovane e troppo povero per arruolarsi all'Accademia Navale, Saul vide rapidamente scemare le proprie speranze; tuttavia, venne notato dal Capitano di Flotta Orley Vanicus, che lo prese a bordo della propria ammiraglia, la Reliance I, come assistente.

Le capacità di Karath vennero ben presto alla luce ed egli fu promosso a Capitano della Reciproty, dove conobbe il talentuoso pilota Carth Onasi. Quando Karath venne promosso alla Courageous, una nave da comando tattico di classe Inexpugnable, portò Onasi con sé.

Le Guerre Mandaloriane

"La sconfitta non è opportunità di carriera, Morvis — è sconfitta, è basta."
―Saul Karath[fonte]
Il Capitano Karath sulla Courageous.

Lo scoppio delle Guerre Mandaloriane colsero il Capitano Karath direttamente al fronte. Responsabile della difesa di Taris, pianeta che da poco era entrato nella Repubblica, Karath condivideva il pattugliamento e la difesa della linea Jebble-Vanquo-Tarnith insieme all'Ammiraglio Jimas Veltraa. Quando i Mandaloriani attaccarono Vanquo, Karath fu subito inviato a difendere il pianeta con una cospicua flotta. Mentre il Capitano combatteva a Vanquo, però, i Mandaloriani sferrarono un attacco a sorpresa contro Taris. Cinicamente, Karath ne fu felice: riteneva che questo avrebbe costretto il Senato Galattico ad inviare più truppe al fronte, anziché continuare a tollerare i soprusi dei Mandaloriani.

Poco dopo, Karath fu promosso a Contrammiraglio e si recò su Serroco. Qui, Zayne Carrick, un Jedi fuggiasco, convinse Carth Onasi a portarlo da Karath. Questi lo riconobbe immediatamente: era il ricercato per il Massacro dei Padawan, che era avvenuto su Taris circa un anno prima. Carrick cercò di avvertirlo di avere avuto una visione nella quale i Mandaloriani distruggevano Serroco, ma il Contrammiraglio non gli diede ascolto, considerandolo una spia mandaloriana. Fu però costretto a ricredersi quando, poco dopo, missili mandaloriani uscirono dall'iperspazio, superarono la flotta repubblicana e si schiantarono su Serroco, devastando il pianeta.

Karath si convinse che, vista la ferocia dei Mandaloriani, la Repubblica doveva elaborare una nuova tattica e doveva farlo in fretta. Non ebbe tuttavia tempo di pensarci, perché la Courageous venne abbordata dai Mandaloriani, costringendo lui, Carth, Carrick ed il Tenente Dallan Morvis a fuggire. Durante la fuga, Karath trasmise un rapporto all'Ammiraglio della Flotta, informandolo della disposizione delle sue forze e della gesta eroiche di Onasi e Morvis.

Il gruppo fu successivamente tratto a bordo dell'Arkanian Legacy, nave di Arkoh Adasca, il quale, inizialmente fintosi un alleato della Repubblica, rivelò con grande costernazione di Karath che aveva invitato a bordo anche lo stesso Mandalore il Definitivo per mettere all'asta i suoi exogorth. Grazie ad un piano di Carrick, Onasi e di Lucien Draay, il Maestro Jedi di Carrick ora in missione per investigare su Adasca, Mandalore credette che Adasca lo stesse ingannando e ordinò alle sue truppe di catturarlo. Ne seguì una furiosa battaglia, nel corso della quale lo stesso Karath fu ferito, ma portato in salvo. La battaglia terminò bene per la Repubblica, ma Carrick riuscì a scappare.

Difensore di Coruscant

Dopo essere fuggito dall'Arkanian Legacy e aver fatto ritorno su Coruscant, Karath offrì le proprie dimissioni all'Ammiraglio della Flotta per avere perso il gruppo da battaglia su Serroco. Al contrario, l'Ammiraglio della Flotta respinse le dimissioni ed elogiò pubblicamente Karath, Onasi e Morvis. A seguito di ciò, Karath ottenne il comando della Swiftsure e fu incaricato della difesa della capitale galattica Coruscant.

Saul Karath impegnato nella difesa di Coruscant da Haazen.

In questo nuovo incarico, Karath fu di fatto sotto l'influenza del Maestro Draay. Quello che il Contrammiraglio non sapeva era che Draay faceva parte di un'organizzazione segreta, la Convenzione Jedi, e che voleva Carrick morto affinché non potesse rivelare l'esistenza della Convenzione (ed il fatto che essa stessa era responsabile del massacro dei Padawan di Taris) all'Alto Consiglio Jedi. Un altro membro della Convenzione, Xamar, venne inviato a bordo della Swiftsure. Quando finalmente la Moomo Williwaw, nave che Draay aveva identificato come trasporto di Carrick, apparve nello spazio di Coruscant, Karath concentrò i suoi sforzi nel catturarla; a bordo tuttavia vi trovò solo Jarael e non il Jedi fuggitivo, che invece riuscì ad entrare nella capitale sfruttando questo diversivo.

Poco dopo, Haazen, capo della Convenzione e segretamente votato al lato oscuro, usò il Bracciale di Kressh il Giovane per disturbare i dispositivi di comando della flotta repubblicana, che aprì involontariamente il fuoco contro il ponte nei pressi della Villa Draay, sede della Convenzione; molti Cavalieri Jedi rimasero uccisi e Haazen poté lanciare il Comando Espiazione, avviando un'insurrezione contro l'Ordine Jedi. Karath, appena scoprì la causa del disturbo, ordinò a tutto il personale non essenziale di trovare un modo per riprendere il controllo delle difese. Grazie agli sforzi di Carrick e Draay, la flotta repubblicana venne fatta sparare contro la Convenzione e, successivamente, i due Jedi riuscirono a restituire il controllo delle difese alla Swiftsure.

Eroe di guerra

Quando la rivolta di Haazen fu sedata, Repubblica e Ordine condivisero che era necessario tenere la cosa nascosta. Pertanto Karath annunciò pubblicamente che il bombardamento era stata opera dei Mandaloriani; involontariamente, in tal modo convinse Revan e i Revanscisti ad entrare ufficialmente in guerra.

Sotto la guida di Revan, Karath combatté molte battaglie e si distinse per il suo valore ed il suo coraggio. Onorato di servire sotto un comandante quale era Revan, egli continuò a combattere fino alla Battaglia di Malachor V, che mise fine al conflitto.

Al servizio dei Sith

"L'Ammiraglio Karath mi ha insegnato tutto quello che so sull'essere un soldato. Era una leggenda per la Repubblica e un eroe per me. Finché non ci tradì."
Carth Onasi[fonte]

Subito dopo la fine della guerra, Revan partì per le Regioni Ignote, portandosi dietro molte delle sue forze. Karath però scelse di restare nella Galassia. Questo fino ad un anno dopo, quando Darth Revan tornò come Signore Oscuro dei Sith e dichiarò guerra alla Repubblica; Karath a questo punto, allettato dalla fama e dalle prospettive di Revan, disertò a suo favore e portò con sé il Leviathan, i suoi incrociatori e molti ufficiali, ma non Carth Onasi, che anzi per questa diserzione venne a odiare colui che era stato suo mentore.

L'Ammiraglio Karath a rapporto dal suo padrone, Darth Malak.

Una volta passato ai Sith, Karath dovette mostrare la propria lealtà fornendo loro i codici per bypassare le difese di alcuni cantieri navali militari della Repubblica; in tal modo, i Sith riuscirono a distruggere più di metà degli incrociatori nemici quando questi erano ancora attraccati. Successivamente, il capo della flotta venne ucciso da Darth Malak per avere disobbedito ai suoi ordini e fu sostituito dallo stesso Karath, posto così a capo di tutte le flotte dell'Impero Sith. Come prova della sua lealtà, Karath dovette distruggere Telos IV con un devastante bombardamento orbitale.

Il ricordo di Telos IV e la prontezza di Karath a bombardare qualsiasi pianeta si fosse frapposto fra i Sith e Coruscant portò l'avanzata dell'Ammiraglio ad essere sorprendentemente rapida: centinaia di mondi strategicamente importanti si arresero a lui, temendo di ripetere l'esperienza di Telos. Karath continuò a servire in questa veste anche quando Malak divenne il nuovo Signore Oscuro dei Sith dopo avere usurpato Revan.

Il bersaglio principale di Malak era Bastila Shan, una Jedi che sapeva usare la Meditazione da Battaglia. Quando la Jedi venne persa su Taris, Malak e Karath posero il pianeta in quarantena, impedendo a qualsiasi nave di entrare o uscire, ma la ricerca prese troppo tempo. Malak, temendo che Bastila potesse fuggire, ordinò a Karath di bombardare e distruggere il pianeta; benché lo avesse fatto già in passato, l'Ammiraglio fu restio ad eseguire l'ordine, poiché, a differenza di Telos, Taris era un pianeta imperiale. La minaccia di una punizione da parte del Signore Oscuro dipanò presto i suoi dubbi e Karath ordinò la distruzione di Taris. Il piano però fallì, poiché Bastila fuggì, aiutata da Revan; questi, catturato dai Jedi, aveva subito una modifica di memoria da parte del Consiglio che sperava di poterlo usare per trovare la Star Forge.

Faccia a faccia con Carth

Karath pronto a fronteggiare Revan e Carth.

Qualche tempo dopo, il Leviathan catturò l'Ebon Hawk, la nave sulla quale viaggiavano Revan, Bastila e, fra gli altri, Carth Onasi, unitosi a loro. Karath si ritrovò così davanti al suo ex allievo, che lo accusò violentemente di tradimento; senza interessarsi per nulla ad egli, l'Ammiraglio torturò a lungo Revan e Bastila su dove si trovasse l'Enclave Jedi, anche se quell'interrogatorio era solamente un test per verificare la resistenza dei Jedi, in quanto Malak, da ex Jedi, sapeva della sua ubicazione su Dantooine e l'aveva già fatto distruggere.

Karath quindi lasciò i tre, attendendo il ritorno di Lord Malak. A sua insaputa, nel contempo, un membro dell'equipaggio dell'Ebon Hawk era sgattaiolato nelle celle e aveva liberato Revan, Bastila e Carth, i quali si aprirono la strada verso il ponte di comando. Qui, l'Ammiraglio, avvertito della loro fuga, si era fatto trovare preparato e affrontò i tre. Ma, soprattutto, quello era uno scontro con Carth.

Alla fine Carth ebbe la meglio e Karath fu ferito a morte. Mentre languiva a terra, in un impeto di odio verso i suoi uccisori, rivelò a Carth che l'uomo con il quale si era messo alla ricerca della Star Forge era nientemeno che l'ex Signore dei Sith, Revan.


Presente in

Fonti