Ebbene sì: visto che nessuno l'ha ancora fatto, mi prendo l'onere di aprire un topic su questo argomento. Dato che siamo una comunità fantascientifica nel senso più ampio del termine, mi sembra doveroso.
Ecco il mio mini-giudizio.
Ho visto il film due volte, la prima in 2D, la seconda in 3D. Per quanto reguarda il reparto effetti speciali, credo che nessuno possa negare che, ad oggi, Avatar rappresenta senza ombra di dubbio il film visivamente meglio riuscito della storia del mezzo cinematografico. Tutto sommato, di questo non mi interessa discutere troppo.
La storia, come molti hanno fatto notare altrove, è semplice (in buon stile hollywoodiano) e attinge (visivamente o narrativamente) a numerosi altri racconti/mitologie ben noti al pubblico (Alien, Star Wars (in particolare Episode IV e VI), Matrix, Jurassic Park, Pocahontas, Balla coi Lupi, il mondo di Warcraft,...ho ravvisato perfino elementi di Clone Wars) al punto che si può tacciare James Cameron di aver sprecato gli ultimi 15 anni a costruire un baraccone in CGI su una sceneggiatura scarna e ripetitiva. Tuttavia, proprio noi dovremmo sapere che "semplice" o "classico" non è necessariamente sinonimo di "banale" ("Una nuova speranza" docet)...E anche qui, non intendo soffermarmi troppo: come tutte le storie (soprattutto quelle raccontate nei ristrettissimi tempi cinematrografici), può essere glorificata o demolita in dieci minuti, a seconda del punto di partenza.
Vorrei concentrare l'attenzione, piuttosto, su una cosa di cui ho visto parlare poche persone, troppo prese a stabilire se il film è geniale oppure un giro di luna park senza sostanza. La questione è la seguente: ogni storia, al di là delle sembianze e della trama, ha (o dovrebbe avere...) un messaggio preciso. Di fatto, la letteratura e l'epica in primis nascono come strumenti di diletto ma, al contempo, con una precisa funzione educativa: banalmente, quella di trasmettere al lettore i valori del "bene" e del "male", del "giusto" e dello "sbagliato", in merito a determinate questioni, siano esse sottili o universali.
Di fatto, nel mondo moderno la letteratura e, in misura ancora maggiore, il cinema, hanno perso di vista questo cardine. Molti film (molti dei miei preferiti, fra cui - che so - i film di Tarantino, o Ritorno al futuro, o Pirati dei Caraibi, o Blade Runner, etc) sotto sotto non vogliono trasmettere nessun messaggio "morale": la lotta tra "il Bene" e "il Male" c'è, in alcuni è perfino la protagonista, eppure non ci sono "modelli"...ci sono il divertimento, l'incanto, l'emozione, gli espedienti narrativi geniali, la tensione di "sapere come va a finire", o perfino la demolizione (deliberata) dei canoni classici del racconto [motivo dell'attrattiva dei film di Tarantino]. Ma, di fatto, pur essendo capolavori, pur essendo "belli" di per sé...non ci lasciano nulla, non ci cambiano.
Questo bisogno di modelli, di archetipi con cui confrontarsi e da cui (si spera) imparare è così pressante nella nostra società che, non a caso, i film più di successo degli ultimi anni sono...film epici: il Signore degli Anelli, Harry Potter, la Nuova Trilogia di Star Wars, Matrix, Avatar stesso. O anche The Dark Knight e (mi duole dirlo) 300 (che, nonostante le apparenze, è un film che dà messaggi profondamente sbagliati e non centra nulla con tutti gli altri, ma non è la sede adatta per discuterne). Storie dove la contrapposizione "bene"-"male" e il conflitto che ne deriva la fanno da protagonisti. Ma non solo. Storie dove chi sbaglia paga e chi fa il bene (della collettività) è premiato (per banalizzare al massimo).
Ebbene, dal mio punto di vista Avatar ha questo grande pregio, che da solo rendepiù che meritato tutto il suo successo: è il primo film di massa da non so quanti anni (degli ultimi dieci anni sicuramente) ad avere una precisa, ovvia (e dichiarata, da Cameron stesso) funzione educativa(!). Avatar non è altro che una gigantesca allegoria del mondo occidentale moderno:
* le guerre in Iraq e in Afghanistan, combattute - dietro mille scuse, in primis la palla della "guerra al Terrore" - unicamente per il possesso del suolo e del petrolio, e calpestando i diritti basilari di milioni di persone che, con petrolio, guerra e terrorismo, non hanno nulla a che vedere.
* la distruzione - dietro una cinica logica monetaristico-industriale - del nostro ecosistema, che procede a livelli vertiginosi e solo da poco (dopo che i poteri costituiti hanno capito di poterne ricavare un business) viene tenuta in debita considerazione.
* il nostro legame perduto con la Natura (senza la quale, domattina, creperemmo tutti), un legame reciso (sia fisicamente, per via della società ipermaterialistica in cui viviamo, sia spiritualmente e filosoficamente, per via di fedi ideologiche e religiose sempre più distaccate da quelli che sono i veri bisogni dell'uomo).
* l'asservimento della Scienza alle logiche del potere e del profitto: se la mia scienza non è osmotica agli interessi di chi mi finanzia, sono fuori dal giro; se non posso trarre un guadagno dal risolvere un problema, allora quel problema non è degno di essere risolto.
* la superiorità della Natura sull'uomo e sui suoi miserabili interessi di parte, verità della quale siamo per la maggior parte del tempo dimentichi (devo citare Haiti?).
* la paura del "diverso", che spesso coincide con l'"inferiore", salvo poi scoprire una ricchezza interiore e una saggezza inzialmente invisibili per via dei nostri pregiudizi.
* la necessità di affermare la nostra libertà di coscienza, sottraendoci - ad esempio - ad un compito che è in aperto contrasto con i nostri principi.
....e si potrebbe continuare.
Ovviamente, Avatar si presta anche ad altre letture, come la pluri-citata, pocahontesca lotta fra gli indiani e i coloni americani. Eppure, c'è molto, molto più di questo. Per quelli di voi che lo hanno visto, ci vorrà un attimo a rintracciare nella trama gli elementi di cui sopra.
Nel mondo sempre più ignorante, cinico e censurato in cui viviamo, dove il consenso e la formazione della popolazione si basano, in primis, su menzogna, violenza e individualismo, un blockbuster così ci voleva. Le questioni sollevate poco fa, molta gente nemmeno se le pone: i più miopi le bollano come stronzate, altri semplicemente non hanno il lusso di permettersi il tempo per pensare, altri ancora vivono in simbiosi con un televisore al plasma e da quello creano la loro finestra sul mondo. In questo sta la forza di Avatar: sfruttando un canale oggigiorno super-abusato come quello del cinema d'intrattenimento, riesce a portare presso tutte le fasce della popolazione una trafila di modelli e di messaggi, semplici ma perlopiù ignorati. E lo fa con un'abbondanza, con un'immediatezza e con un'ovvietà che non è propria né di LOTR né di Star Wars né di nessun altra delle produzioni di successo degli ultimi anni, narrativamente "più raffinate". Messaggi non astratti o astrusi, come un duello fra un Darth Vader e un Luke Skywalker, ma concetti fortemente connessi al nostro presente: cosa penserà un ragazzino che accende il televisore e vede gli iracheni scappare dalle loro case in fiamme, dopo aver visto la distruzione di Alberocasa in Avatar? Quella che in molti vedono come sua debolezza (una trama semplice) è in realtà la sua forza, se se ne sanno cogliere le ragioni.
Probabilmente, tra vent'anni Avatar non sarà più un grande film. Ma qui, oggi, gennaio 2010, è uno strumento potentissimo. E questo, di per sé, è una piccola rivoluzione.