Nomi Sunrider

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Nomi Sunrider era potente nella Forza, anche prima che intraprendesse il sentiero Jedi. Suo marito, Andur Sunrider, soleva ripeterle spesso che sarebbe diventata una grande Jedi. Nomi protestava dicendo che era troppo timida. Piuttosto prevedeva che loro figlia, Vima, sarebbe diventata una Jedi.

Nomi accompagnò Andur quando egli venne incaricato di consegnare dei cristalli di Adegan al Maestro Thon, dopo averli prelevati dal Maestro Chamma. Quando furono dirottati nel Sistema Stenness ed Andur fu ucciso, Nomi comprese improvvisamente che il suo legame con la Forza aveva la stessa intensità di quello del marito, e forse era addirittura ancor più potente. Si liberò dei Thugs che avevano ucciso Andur, usando la sua spada laser. Nomi temeva l’uso di quell’arma, ma decise comunque di portare avanti la missione del marito lungo il Sistema Stenness per consegnare i cristalli di Adegan ad Ambria.

Qui, intraprese l’addestramento Jedi che era stato concepito per Andur. Venne istruita dal Maestro Thon, il quale scoprì che Nomi era abile nell’uso della meditazione da battaglia. Thon iniziò anche l’addestramento della figlia di Nomi: Vima.

Quando Bogga the Hutt inseguì Nomi su Ambria per impossessarsi dei cristalli di Adegan, ella resistette di nuovo all’uso della spada laser, ma fu costretta ad impugnarla per difendere il suo Maestro. Si liberò degli scagnozzi di Bogga, compiendo un ulteriore passo lungo il sentiero per diventare una Jedi. Tempo dopo, Thon avrebbe poi rivelato che la venuta di Nomi era stata preannunciata da almeno una delle Profezie Jedi.

Col passare del tempo, Nomi venne assegnata ad assistere Ulic Qel-Droma nel risolvere la guerra civile su Onderon, periodo durante il quale si innamorò di lui. Questo sentimento, tuttavia, ebbe vita breve, in quanto Ulic fu sedotto dal Lato Oscuro della Forza nel tentativo di infiltrarsi nella setta dei Krath.

Insieme cercarono di sconfiggere i Krath nel Sistema dell’Imperatrice Teta, ma vennero respinti. Nomi fece anche parte del Grande Consiglio su Deneba, ritornando poi sul Sistema Tetan per cercare di persuadere Ulic affinchè abbandonasse il sentiero oscuro. Il suo amore per Ulic si rivelò essere meno potente del desiderio di lui di vendicarsi della morte del suo Maestro Arca Jeth, e finì per diventare l’apprendista del Signore Oscuro dei Sith: Exar Kun.

Nomi fece ritorno dal Maestro Thon, ove venne colta da Crado e Oss Willum, i quali erano venuti ad uccidere Thon per conto di Exar Kun. Nomi e la Jedi di razza Cathar di nome Sylvar riuscirono a difendersi dall’attacco, ma in questo modo Nomi venne risucchiata sempre di più nella Grande Guerra dei Sith. Quando Ulic venne catturato e portato su Coruscant per essere processato, Nomi giuse con Cay Qel-Droma e Tott Doneeta per cercare di convincerlo ad abbandonare il Lato Oscuro.

Tuttavia, la sua possessione Sith aveva radici profonde, anche per l’amore di Nomi, e l’apparizione improvvisa di Exar Kun venuto per liberare il suo apprendista non fece altro che alimentare i suoi poteri. Nomi e gli altri Jedi furono impotenti quando Kun uccise Vodo-Siosk Baas e cercarono di seguire Ulic e Kun nel Sistema Auril. Nomi si recò su Ossus per fornire il proprio aiuto nell’evacuazione delle biblioteche Jedi dopo che Aleema Keto aveva distrutto il Sistema Cron; qui venne di nuovo coinvolta nelle vicende di Ulic. Dopo infatti che quest’ultimo assassinò il fratello Cay, Nomi andò così in collera che utilizzò la Forza per isolare Ulic dalla Forza stessa.

La sua rabbia fece sì che il tentativo avesse successo, e Ulic venne completamente reso sordo, cieco, e muto alla Forza. Giustificò se stessa con la convinzione che Ulic non l’avrebbe mai più amata. Nel periodo immediatamente successivo alla Grande Guerra dei Sith, Nomi si dedicò alla politica, organizzando e presiedendo la Convocazione di Exis, alla quale parteciparono centinaia di Jedi. Durante l’assemblea però, la figlia Vima fuggì sulla nave di Hoggon in direzione Rhen Var, in cerca di Ulic Qel-Droma. La piccola Vima infatti, sentendosi trascurata dalla madre nel suo addestramento in quanto sempre impegnata con i suoi doveri, decise di avere un altro Maestro, e scelse proprio Ulic.

Nomi si diresse immediatamente su Rhen Var per recuperare la figlia. Sul pianeta ghiacciato scoprì che Ulic non l’aveva mai dimenticata, osservando un’immensa scultura scolpita con la spada laser nel ghiaccio assieme a Vima. La scultura rappresentava Nomi e Andur. Tuttavia, non era preparata per l’arrivo di Sylvar su Rhen Var, assetata di vendetta nei confronti di Ulic. Una volta convinta Sylvar che la vendetta non era la via di un Jedi, Ulic venne colpito alle spalle da Hoggon, desideroso di compiere un gesto valoroso per i Jedi e non al corrente del cambiamento di Ulic. Dopo che il suo corpo scomparve nella Forza, Nomi capì che doveva concentrarsi maggiormente sull’addestramento della figlia.

Anche se le documentazioni Jedi non forniscono ulteriori informazioni su Nomi Sunrider, è noto che Vima portò avanti l’eredità della famiglia Sunrider come Cavalieri Jedi, eredità che scomparve definitivamente con la morte di Vima-da-Boda.