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Poco dopo, [[Haazen]], capo della Convenzione e segretamente votato al [[lato oscuro]], usò il [[Bracciale di Kressh il Giovane]] per disturbare i dispositivi di comando della flotta repubblicana, che aprì involontariamente il fuoco contro il ponte nei pressi della [[Villa Draay]], sede della Convenzione; molti [[Cavalieri Jedi]] rimasero uccisi e Haazen poté lanciare il [[Comando Espiazione]], avviando un'insurrezione contro l'[[Ordine Jedi]]. Karath, appena scoprì la causa del disturbo, ordinò a tutto il personale non essenziale di trovare un modo per riprendere il controllo delle difese. Grazie agli sforzi di Carrick e Draay, la flotta repubblicana venne fatta sparare contro la Convenzione e, successivamente, i due Jedi riuscirono a restituire il controllo delle difese alla ''Swiftsure''.
===Eroe di guerra===
Quando la rivolta di Haazen fu sedata, Repubblica e Ordine condivisero che era necessario tenere la cosa nascosta. Pertanto Karath annunciò pubblicamente che il bombardamento era stata opera dei [[Mandaloriani]]; involontariamente, in tal modo convinse [[Revan]] e i [[Revanscisti]] ad entrare ufficialmente in guerra.
Sotto la guida di Revan, Karath combatté molte battaglie e si distinse per il suo valore ed il suo coraggio. Onorato di servire sotto un comandante quale era Revan, egli continuò a combattere fino alla [[Battaglia di Malachor V]], che mise fine al conflitto.
===Al servizio dei Sith===
Subito dopo la fine della guerra, Revan partì per le [[Regioni Ignote]], portandosi dietro molte delle sue forze. Karath però scelse di restare nella [[Galassia]]. Questo fino ad un anno dopo, quando [[Darth Revan]] tornò come [[Signore Oscuro dei Sith]] e dichiarò guerra alla [[Repubblica Galattica|Repubblica]]; Karath a questo punto, allettato dalla fama e dalle prospettive di Revan, disertò a suo favore e portò con sé il ''[[Leviathan]]'', i suoi incrociatori e molti ufficiali, ma non [[Carth Onasi]], che anzi per questa diserzione venne a odiare colui che era stato suo mentore.
Una volta passato ai [[Sith]], Karath dovette mostrare la propria lealtà fornendo loro i codici per bypassare le difese di alcuni cantieri navali militari della Repubblica; in tal modo, i Sith riuscirono a distruggere più di metà degli incrociatori nemici quando questi erano ancora attraccati. Successivamente, il [[Predecessore di Saul Karath|capo della flotta]] venne ucciso da [[Darth Malak]] per avere disobbedito ai suoi ordini e fu sostituito dallo stesso Karath, posto così a capo di tutte le flotte dell'[[Impero Sith (secondo)|Impero Sith]]. Come prova della sua lealtà, Karath dovette [[Distruzione di Telos IV|distruggere]] [[Telos IV]] con un devastante [[bombardamento orbitale]].
Il ricordo di Telos IV e la prontezza di Karath a bombardare qualsiasi pianeta si fosse frapposto fra i Sith e [[Coruscant]] portò l'avanzata dell'[[Ammiraglio]] ad essere sorprendentemente rapida: centinaia di mondi strategicamente importanti si arresero a lui, temendo di ripetere l'esperienza di Telos. Karath continuò a servire in questa veste anche quando Malak divenne il nuovo [[Signore Oscuro dei Sith]] dopo avere usurpato Revan.
Il bersaglio principale di Malak era [[Bastila Shan]], una [[Jedi]] che sapeva usare la [[Meditazione da Battaglia]]. Quando la Jedi venne persa su [[Taris]], Malak e Karath posero il pianeta in quarantena, impedendo a qualsiasi nave di entrare o uscire, ma la ricerca prese troppo tempo. Malak, temendo che Bastila potesse fuggire, ordinò a Karath di bombardare e distruggere il pianeta; benché lo avesse fatto già in passato, l'Ammiraglio fu restio ad eseguire l'ordine, poiché, a differenza di Telos, Taris era un pianeta imperiale. La minaccia di una punizione da parte del Signore Oscuro dipanò presto i suoi dubbi e Karath ordinò la [[distruzione di Taris]]. Il piano però fallì, poiché Bastila fuggì, aiutata da [[Revan]]; questi, catturato dai Jedi, aveva subito una modifica di memoria da parte del [[Alto Consiglio Jedi|Consiglio]] che sperava di poterlo usare per trovare la [[Star Forge]].