Nomi Sunrider

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Versione del 10 giu 2010 alle 14:11 di DarthFranky (Discussione | contributi) (Il conflitto Krath)

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La Morte Nera sarà completata entro i tempi previsti...

(LAVORI IN CORSO)

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Il soggetto di questa voce è apparso nell'era della Vecchia Repubblica.
Nomi Sunrider.jpg
Nomi Sunrider
Descrizone fisica
Razza

Umana

Sesso

Femmina

Altezza

1,6 metri

Capelli 

Marrone ruggine

Occhi 

Blu-verdi

Pelle 

Chiara

Informazioni storiche e politiche
Epoche

Era della Vecchia Repubblica

Affiliazione
Maestri noti
Apprendisti noti

Vima Sunrider

"Questa Jedi giocherà una parte importante nello scontro che ha da venire. Davvero, sarà forte—è un essere luminoso."
―Ood Bnar, esprimendosi su Nomi Sunrider[fonte]

Nomi Sunrider fu una femmina Umana che servì come Cavaliere Jedi al tempo della Repubblica Galattica. Da giovane sposò Andur Sunrider, che si stava addestrando per diventare Jedi, e dette alla luce una bambina, che chiamarono Vima. Durante un viaggio verso il sistema di Stenness, Andur cadde in un'imboscata dei membri della banda dell'Hutt Bogga, il quale era interessato ai cristalli Adeganiani che Nomi e il marito stavano trasportando. Lo scontro che seguì vide la morte di Andur e l'inizio del cammino di Nomi per diventare Jedi. Nomi completò il proprio addestramento con il Maestro Jedi Thon e fu posta a capo di una missione di salvataggio su Onderon per portare aiuto a Ulic Qel-Droma durante la Rivolta di Freedon Nadd. Insieme ad altri Jedi, Nomi aiutò Ulic a porre fine alla rivolta Naddista, decretando anche la fine del dominio Sith sul pianeta. Dopo questi fatti, Nomi fu uno dei molti Jedi a partecipare alla Grande Guerra Sith contro l'ascesa di Exar Kun e del suo apprendista, il Jedi decaduto Ulic Qel-Droma. Durante la guerra, Nomi vide Ulic uccidere il proprio fratello Cay e, guidata da forti emozioni, usò i suoi poteri per [[separazione dalla Forza|separare] Ulic dalla Forza. Con la sconfitta di Ulic da parte di Nomi, la guerra giunse a una rapida fine.

Dopo le devastazioni dell Grande Guerra Sith, Nomi scalò la gerarchia dell'Ordine Jedi fino a diventarne capo intorno al periodo del Conclave della Stazione Exis, una riunione che Nomi aveva convocato per permettere ai Jedi di discutere della ricostruzione dell'Ordine a seguito della guerra. Anni dopo la sua morte, il suo lascito fu ricordato negli annali Jedi e le sue storie furono narrate durante i secoli.

Biografia

Giovinezza

"La Forza è potente in te Nomi. Tu puoi essere un Jedi.'"
"'Tu sai che sono troppo timida per essere un Jedi...ma tua figlia sarà un grande Jedi un giorno...con il Maestro Thon e tu a insegnarle.
"
―Andur e Nomi[fonte]
Una giovane Nomi Sunrider

Si sa pressoché niente riguardo all vita di Nomi prima del suo matrimonio con Andur Sunrider. Tuttavia, quando iniziò la propria vita con Andur, Nomi si trovò in uno stato di costante soggezione per la profonda connesione del marito con la Forza. Anche se lui le diceva che anche lei aveva quello stesso potere, Nomi non si azzardava nemmeno a pensare di essere in grado do controllare la Forza come invece sapeva fare suo marito.

Nomi visse con Andur sul pianeta Darada per poi seguirlo su H'ratth quando il marito fu chiamato come apprendista dal Maestro Chamma, da cui avrebbe avuto una istruzione più approfondita nelle vie della Forza. Durante la permanenza sul pianeta, Nomi dette alla luce una bambina, che lei e Andur chiamarono Vima. Dopo anni di addestramento su H'ratth, Andur aveva imparato tutto ciò che il suo maestro poteva insegnargli, così Chamma invitò Andur a recarsi sul pianeta Ambria, nel sistema di Stenness, per completare l'addestramento sotto la guida del Maestro Thon. Consegnò anche ad Andur dei cristalli Adeganiani da consegnare al nuovo Maestro. Sunrider seguì gli ordini di Chamma e partì insieme a Nomi, Vima e al loro droide personale A-3DO a bordo della Lightside Explorer per il sistema di Stenness.

Imboscata

"Andur!Andur! È morto! Avete ucciso mio marito!"
―Nomi, dopo aver assistito alla morte del marito[fonte]

Dopo aver lasciato H'ratth, Nomi e la propria famiglia giunsero alla stazione iperspaziale situata proprio ai confini del sistema di Stenness; una volta attraccato furono però attaccati dalla banda di criminali dell'Hutt Bogga, che avevano ascoltato Andur e Nomi discutere dei cristalli che stavano trasportando.

Nomi accanto al corpo del marito ucciso
Alcuni mebri della banda riuscirono a prendere in ostaggio il droide protocollare A-3DO, usandolo come un diversivo. Andur si scontrò con i criminali, ma fu colto alla sprovvista da uno di loro che gli lanciò contro un verme gorm; il morso del verme era estrememante velenoso e il Jedi morì pochi istanti dopo il contatto con l'animale. Nomi, vedendo morire il marito, corse al suo fianco e fu immediatamente terrorizzata dai criminali che volevano sapere dove tenesse i cristalli. In quel momento Andur apparve come un fantasma della Forza alla moglie e le disse che non era il momento delle lacrime, ma che doveva prendere la sua spada laser e difendere se stessa e Vima. Nomi raccolse esitante la spada di Andur e attaccò i criminali, uccidendone uno che si chiamava Quanto e poi un altro. I malviventi rimasti fuggirono dall'improvviso attacco di Nomi, tornando da Bogga per riferire il proprio fallimento.

Tuttavia, dopo la ritirata della banda, Nomi si sentì immediatamente colpevole per ciò che aveva fatto, per aver ucciso i due criminali. Andur si rivelò di nuovo alla moglie e le cominicò che il loro tempo insieme era giunto al termine, che era il momento per lei di intraprendere la strada che aveva sempre avuto paura ad imboccare. Nomi ascoltò Andur dirle che avrebbe dovuto continuare il viaggio verso Ambria e trovare il Maestro Thon, che la avrebbe istruita nelle vie della Forza. Accettò di onorare le ultime volontà del marito, partendo con Nomi e A-3DO verso Ambria. Anche se Nomi non aveva neppure iniziato il proprio addestramento Jedi, riusciva a sentire la presenza di Thon nella Forza che brillava come una torcia in una stanza buia e la usò per trovare la strada verso la propria destinazione.

Arrivo su Ambria

"Io...sto cercando qualcuno. Doveva incontrarlo mio marito...un Jedi."
―Nomi, dopo essere giunta su Ambria[fonte]

Nomi arrivò sul pianeta dotato di anelli di Ambria, convinta di essere vicina a trovare il Maestro Thon. Seguendo le proprie sensazioni, lasciò A-3DO sulla Lightside Explorer e scese con Vima sulla superficie desolata del pianeta. Durante il cammino, Nomi passò vicino a un lago che le mise addosso una sensazione di disagio. Mentre gli camminava intorno sentì delle voci trasportate dal vento, le quali dicevano che c'era solo confusione e morte e che avrebbe dovuto riununciare a tutto. Nomi era confusa, ma all'improvviso una nuova voce si sovrappose; era una voce calma e tranquilla, che le consigliava di non essere tentata dal potere del Lato Oscuro.

Nomi Sunrider e il Maestro Thon su Ambria
Nomi capì che la nuova voce stava cercando di aiutarla, perciò decise di continuare oltrepassando il lago, sempre più avanti nelle lande di Ambria. Proseguì seguendo la voce, allontanandosi dalla propria nave; alla fine valicò una piccola collina e si trovò a guardare nella valle dove era costruita una piccola casa. Vicino alla casa c'era un giovane Vultan che cavalcava una enorme bestia; non appena vide il cavaliere, Nomi capì che ciò che stava guardando era un Jedi.

Il Vultan, che Nomi supponeva essere il Maestro Thon, portò lei e Vima all'interno della casa dove offrì loro del cibo, facendo lo stesso anche per la propria cavalcatura. Nomi inizò immediatamente a raccontare gli eventi degli ultimi giorni, culminanti nell'assassinio di Andur, e di come lei non riusciva a capire come suo marito, un Jedi, fosse stato ucciso così facilmente. Il padrone di casa spiegò che tutti i Jedi sono vulnerabili se le loro attenzioni non sono tutte fortemente concentrate sui loro nemici e che coloro che non sono Jedi avevano trovato il modo durante i secoli di sfruttare questa vulnerabilità.

Nel frattempo, Bogga aveva ordinato ai propri seguaci di tracciare la Lightside Explorer dal momento della sua partenza per Ambria, determinato a non farsi sfuggire di nuovo i cristalli Adeganiani. Fece preparare il proprio galeone a vela e partì insieme a diversi criminali del proprio cartello all'inseguimento di Nomi e del tesoro che possedeva. L'Hutt seguì la traccia di Nomi fino ad Ambria, dove atterrò vicino alla Lightside Explorer. Per prima cosa inviò subito a bordo i propri mercenari per una ricerca degli elusivi cristalli; non essendo riusciti a trovarli sulla nave, i criminali seguirono le tracce di Nomi e Vima fino alla casa del Jedi, dove le due si trovavano. Bogga e la sua squadra si prepararono ad attaccare la proprietà. Il Jedi Vultan corse fuori per contrasare gli intrusi, difendendo se stesso, la propria casa e chi conteneva da qualsiasi danno. Tuttavia, il giovane Jedi fu ben presto sopraffatto e Nomi credette che fosse destinato a subire la stessa sorte che era toccata a suo marito. Ma proprio mentre Bogga ordinava di uccidere il giovane Jedi, l'animale del Vultan attaccò i criminali con una soprendente velocità, respingendo i loro attacchi e constringendoli a ritirarsi sul galeone a vela.

Dopo la ritirata di Bogga e dei suoi, Nomi apprese che il giovane Jedi era in realtà un apprendista Jedi di Thon di nome Oss Wilum e che la bestia era colui che la donna voleva vedere, il Maestro Thon. Oss comunicò a Nomi che Thon l'avrebbe istruita nelle vie della Forza e che il suo viaggio come Jedi stava per iniziare.

Addestramento Jedi

"La mia apprendista diventerà davvero una grande Jedi...una Jedi che sarà ricordata per il proprio coraggio e le proprie imprese, finché eststeranno i Cavalieri Jedi."
―Thon, riflettendo su Nomi Sunrider[fonte]
Durante i mesi successivi, Thon lasciò Nomi da sola per permetterle di confrontarsi col dolore ancora forte che provava per la morte di Andur e per consenirle di meditare su ciò che la vita da Jedi le avrebbe portato. In questo periodo, un giorno Nomi si accorse che Vima aveva seguito un piccolo gruppo di Neek e si era portata vicina al Lago Natth, un lago che conteneva gli spiriti di seguaci del lato Oscuro che Thon aveva sconfitto e imprigionato nelle buie profondità di quell'acqua. Nomi vide che una coppia di hssiss erano emersi dal lago e avevano subito fissato i loro occhi su Vima; gli hssiss, manifestazioni del male che era contenuto nel lago, proiettavano flussi di sentimenti e sensazioni oscure
L'holocron di Ood Bnar racconta a Nomi la storia dei Jedi
attraverso la Forza, cosa che portò Nomi a regire secondo l'isinto. Si concentrò e immaginò i due hssiss combattere e uccidersi tra loro; immediatamente la cosa accadde e i due rettili iniziarono a scontrarsi, permettendo a Nomi di portare in salvo la figlia e di tornare alla casa di Thon. Nomi non si era ancora accorta di avere una naturale dote di praticare la meditazione da battaglia, una capacità della Forza molto importante e difficilissima da aprrendere, perfino per i più esperti Maestri Jedi.

Alla fine Nomi riuscì a convivere col pensiero della morte del marito e Thon iniziò ad addestrarla nelle vie della Forza. Anche se ormai era cosciente che il suo destino era quello di diventare un Cavaliere Jedi, si rifiutò sempre di costruire una propria spada laser; per lei infatti serviva solo a ricordarle che con quell'arma aveva dovuto uccidere due degli assassini del marito. Il Maestro Thon tuttavia, opponendosi alle sue idee, le disse che una spada laser non era solo un'arma da usare per attaccare e difendersi, ma portava inoltre al Jedi che la impugnava un aiuto alla concentrazione e che era in grado di rafforzare il suo legame con la Forza. Per rafforzare le proprie argomentazioni, Thon portò Nomi e Vima nelle terre selvagge di Ambria dove mostrò loro un holocron che gli era stato dato dal Maestro Arca Jeth; il custode dell'holocron era il Maestro Ood Bnar. Il Maestro Bnar iniziò a raccontare a Nomi la battaglia senza tempo dei Jedi contro le forze oscure, concludendo con l'affermazione del ruolo importante che Nomi avrebbe avuto negli eventi che stavano per venire. Nomi tuttavia trovò difficile credere che avrebbe fatto qualcosa di importante o che una spada laser era qualcosa di più di uno strumento di morte; continuò infatti a vedere le armi Jedi come qualcosa di intrinsecamente sbagliato e a decidere che avrebbe dovuto tenersene lontana.

Dopo gli insegnamenti dell'holocron, Thon disse a Nomi che poiché che lei gli aveva donato i cristalli Adeganiani, era giusto, come gesto di gentilezza, restituire il favore. Thon le regalò la propria spada laser, quella che aveva costruito mentre si allenava sotto il proprio Maestro, dicendole a giustificazione del dono che quella doveva appartenere alla più grande apprendista che avesse mai avuto. Anche se Nomi si rifiutava di usare una spada laser, accettò il regalo e mise l'arma tra i suoi modesti averi.

Nomi combatte contro gli emissari di Bogga
Questo momento fu tuttavia interrotto dall'arrivo di alcuni pirati spaziali e da un gran numero di malviventi della banda di Bogga, i quali avevano l'unica missione di recuperare i cristalli che l'Hutt bramava disperatamente. Thon e Nomi corsero all'abitazione del maestro, dove i pirati si erano sistemati per l'attacco. Una volta arrivati, Thon ordinò alla propria apprendista di impugnare la spada laser che le aveva appena donato e di unirsi a lui nello scontro che stava per iniziare; Nomi rifutò. Thon era frustrato dall'ostinazione che Nomi aveva nei confronti delle spade laser e, non vedendo altra via per convincerla ad usare il lato fisico delle sue capacità Jedi, si arrese ai pirati. Mentre stava per essere condotto via, Thon si immerse nella Forza e disse a Nomi che se non voleva usare la spada laser, poteva semplicemente concentrare i propri poteri della Forza sui pirati se voleva salvare sia lui che Vima. Nomi in quel momento riuscì a vedere chiaro nella nebbia del proprio dolore e della propria preoccupazione e si concentrò sull'immagine dei pirati e dei loro alleati che si combattevano tra loro. Immediatamente i pirati si rivoltarono l'uno contro l'altro, lottando per i cristalli. La confusione concesse a Nomi il tempo per prendere la decisione a cui il Maestro Thon aveva cercato di spingerla in precedenza: la spada laser era l'arma dei Jedi e Nomi era un Jedi. Dopo essersi resa conto di ciò prese la spada laser del maestro e caricò i pirati confusi. Nomi riuscì a liberare Thon tagliando le manette Mandaloriane che lo trattenevano. I pirati rimasti dovettero battere in ritirata alle loro navi sotto l'attacco di Nomi.

Alla fine, Nomi completò il proprio addestramento sotto il Maestro Thon che la portò agli archivi Jedi sul pianeta Ossus. Una volta lì, Nomi fu posta sotto la guida del Maestro Vodo-Siosk Baas, che la guidò nella costruzione della sua spada laser.

Rivolta su Onderon

"È strano—come può essere? Un campo di energia sta bloccando la mia meditazione Jedi da battaglia?"
―Nomi, durante la Rivolta Naddista[fonte]
Nomi Sunrider combatte durante la Rivolta Naddista
Mentre Nomi stava studiando sotto il Maestro Baas, la Rivolta di Freedon Nadd su Onderon era diventata qualcosa di veramente problematico per i Jedi che si trovavano sul pianeta; il Maestro Jedi Arca Jeth era stato incaricato in precedenza di recarsi su Onderon insieme a Ulic e Cay Qel-Droma, Oss Wilum e Tott Doneeta per fronteggiare le forze del Lato oscuro che avevano msteriosamente acquisito il controllo del pianeta. Tuttavia, non molto tempo dopo la sconfitta della Regina Amanoa, una stregonessa Sith, e aver respinto lo spirito oscuro del Jedi decaduto Freedon Nadd, il Maestro Arca Jeth e un altro Jedi si erano dovuti confrontare con una nuova potenza oscura: un culto Sith, conosciuto come i Naddisti, aveva attaccato la processione che doveva portare i sarcofagi di Amanoa e Nadd su Dxun per essere bruciati. I Naddisti erano riusciti a rubare entrambi i sarcofagi e fuggire nel loro quartier generale sotterraneo. Inoltre, il Maestro Arca Jeth fu catturato dal Re Ommin e torturato a lungo. Ulic, capendo che la situazione su Onderon era completamente fuori controllo, chiese aiuto sia al Senato Galattico che ai Jedi riuniti su Ossus. Dopo essersi recata a Coruscant insieme al Maestro Thon per incontrarsi con il Ministro della Difesa, Nomi tornò su Ossus dove fu scelta per guidare un gruppo di cinque Jedi per portare aiuto a Ulic.

Nomi, Dace Diath, Shoaneb Culu, Qrrrl Toq e Kith Kark viaggiarono fino alle mura della città di Iziz su Onderon, l'ultima posizione nota di Ulic e degli altri Jedi. Tuttavia, quando Nomi e la sua squadra giunsero sul posto, sentirono attraverso la Forza che Ulic non era in città, ma in una fortezza abbandonata fuori da questa. Nomi rintracciò la posizione di ulic e guidò i compagni in un'assalto per recuperarlo. Insieme a Dace e altri caricò i soldati nemici, che erano in superiorità numerica, creando uno scudo di Forza intorno al gruppo e utilizzando le tecniche di combattimento Jedi. Durante il combattimento per raggiungere Ulic, Nomi dette prova delle proprie superbe abilità con la spada laser, che aveva appreso durante l'addestramento. Tuttavia, durante la carica, notò che qualcosa o qualcuno stava bloccando la sua capacità di usare la meditazione da battaglia. Nomi tentò di opporsi agli invisibili attacchi che stava subendo attraverso la Forza, ma chi ne era l'autore riuscì ad avere la meglio sulle sue difese e a colpire il suo inconscio. Dopo la battaglia, Nomi fu ritrovata da Ulic Qel-Droma tra i resti del combattimento e riportata dove anche gli altri Jedi si erano radunati. Successivamente, Nomi e Ulic guidarono la squadra dei Jedi contro la fortezza del Re Ommin, iniziando il loro attacco dalla corte del maniero. Anche se i Jedi riuscirono a sconfiggere le guardie, Ommin bloccò l'assalto dei Cavalieri usando il proprio potere, che usò per lanciare Nomi contro un muro. In quel momento Ulic si scagliò contro Ommin attaccandolo con la spada laser e riuscì a neutralizzarlo. Dopo la sconfitta del re, Nomi e Ulic liberarono il Maestro Arca Jeth dalla sua prigionia.

Con Ommin ormai sconfitto, i resti di Freedon Nadd e Amanoa furono trasportati e tumulati sulla luna boscosa di Dxun; averli sepoltì lì si pensava che avrebbe impedito a chiunque di rubarli ancora. Nomi fu tra i Jedi che assistettero alla cerimonia di sepoltura.

Il conflitto Krath

"Colui che apprende la strada oscura verrà contagiato dalle tenebre. Il suo giudizio si oscurerà e dimenticherà tutte le cose giuste che ha imparato. Se un Jedi continua a collegare queste due strade si ritroverà diviso all'interno del proprio essere"
―Nomi, parlando a Ulic Qel-Droma[fonte]
Nomi durante il periodo della Sacra Crociata Krath
La fine della rivolta di Freedon Nadd permise a Nomi e agli altri Jedi di prendersi un pò di riposo di propri doveri. Durante questo periodo, Nomi fu nel numero dei jedi che ebbero la rara opportunità di apprendere come montare le bestie volanti native di Onderon. Il riposo dei Cavalieri però fu interrotto dall'arrivo del Maestro Arca Jeth, che informò Nomi e gli altri dei problemi che erano sorti nel sistema dell'Imperatrice Teta a causa dell'ascesa dei Krath, una società segreta fondata da adepti del Lato Oscuro. Dopo un breve ragguaglio sugli eventi, Arca distribuì gli ordini ai vari membri della squadra: Oss Wilum, Dace Diath, Qrrrl Toq e Shoaneb Culu ricevettero l'ordine di tornare su Ossus per fare rapporto ai vertici dell'Ordine Jedi e della Repubblica a proposito degli eventi di Onderon e come questi erano collegati a ciò che stava accadendo nel sistema dell'Imperatrice Teta. A Nomi invece fu detto di restare insieme ad Arca per migliorare le proprie capacità di meditazione da battaglia; una volta terminato, sia lei che Ulic sarebbero partiti per il sistema dell'Imperatrice Teta dove avrebbero guidato le forze Jedi e Repubblicane.

Informati del colpo di stato Krath, i leader Jedi e Repubblicani organizzarono una task force alleata da inviare in aiuto a Koros Major, l'ultimo pianeta rimasto a opporsi alla sanguinosa rivoluzione. Tuttavia, appena la flotta alleata uscì dall'iperspazio Koros Major era sotto un pesante attacco Krath e sembrava che la battaglia fosse vicina alla fine. Nomi rimase concentrata sulla flotta nemica, esplorando tutte le menti che riusciva a raggiungere, finché alla fine non toccò la mente di un essere molto potente nella Forza, Aleema Keto. Mentre esplorava la mente di Aleema, Nomi scoprì che molte delle navi Krath erano solo un'illusione creata con l'uso della Forza; riuscì a invadere completamente la mente della nemica, causandole la perdita della concentrazione, cosa che fece svanire le illusioni. Tuttavia non fu abbastanza: ne rimasero molte di più di quante ne sparirono. Quando il capo Repubblicano della flotta alleata, il capitano Orley Vanicus, si accorse cosa stava succedendo: i Krath, vedendo che la battaglia stava per volgere a loro svantaggio, utilizzarono le proprie navi come proiettili viventi, scontrandosi contro la flotta Jedi/Repubblicana.

Nomi stringe il corpo di Ulic Qel-Droma ferito
La tattica dei Krath funzionò, causando ingenti danni alle navi delle forze alleate; la nave comando della Repubblica Reliance I fu seriamente danneggiata quando un caccia Krath CX-133 Chaos si schiantò contro il ponte di comando e Ulic Qel-Droma fu ferito da uno shrapnel imbevuto di magia Sith. Mentre Nomi si dedicava alle ferite di Ulic, la flotta ricevette l'ordine di ritirarsi dal sistema.

La Battagla di Deneba

"E tu devi essere Nomi Sunrider...ho sentito parlare di te."
―Sylvar, parlando a Nomi al loro primo incontro[fonte]

Dopo la battaglia di Koros Major, migliaia di Jedi si riunirono sul pianeta Deneba per tenere un conclave presso il Monte Meru, a cui anche Nomi partecipò. La riunione era stata convocata dai leader dell'Ordine Jedi per discutere del recente scontro di Koros Major e dei rapporti riguardanti attacchi Krath all'interno dei territori della Repubblica Galattica. Durante la convocazione, Nomi annunciò che Ulic aveva un piano con cui colpire i Krath. Ulic presentò un pericoloso piano che consisteva nell'infiltrarsi nella rete Krath e abattere il culto dall'interno. Tuttavia, molti Jedi, inclusi i Maestri Arca Jeth e Shayoto, si opposero apertamente. Mentre i Jedi discutevano la proposta, dei droidi da guerra Krath piombarono sull'assemblea; nello scontro che seguì, Vima fu afferrata da uno dei droidi per poi essere salvata dalla Jedi di razza Cathar Sylvar, che la riportò da Nomi. Sorte peggiore toccò al Maestro arca Jeth, che rimase ucciso dal nemico mentre cercava di difendere un compagno. Ulic rimase sconvolto dalla morte del proprio maestro e decise di proseguire col suo piano da solo e infiltrarsi nella setta Krath, deciso a distruggerli ad ogni costo.

Nomi steet vicino a Ulic mentre si preparava alla propria missione. Fin dal primo istante in cui nomi aveva visto Ulic su Onderon, i due avevano stabilito uno speciale legame. Nei mesi che avevano seguito il loro primo incontro il loro legame era maturato e Nomi si sentiva pronta per amare di nuovo, anche se continuò a tenere nel cuore il suo sentimento per Andur. Durante il Conclave di Deneba i loro sentimenti si palesarono e, dopo aver discusso dei rischi della missione che Ulic era deciso a intraprendere, i due si scambiarono un lungo bacio.

Escalation

La Guerra Sith

Capo dell'Ordine

Eredità