Morte Nera II

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Il soggetto di questa voce è apparso nell'era della Ribellione.
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Morte Nera II
Informazioni di produzione
Produttore

Dipartimento Imperiale di Ricerca Militare

Modello

stazione da battaglia Morte Nera II

Classe

Stazione da battaglia

Specifiche tecniche
Lunghezza

>900 km

Larghezza

>900 km

Altezza/profondità

>900 km

MGLT

20 MGLT

Classe iperguida

Classe 3.0

Armamenti
Complementi
Equipaggio
  • Equipaggio (485.560)
  • Artiglieri (152.275)
  • Truppe (1.295.950)
  • Fanteria (127.570)
  • Personale tecnico (75.860)
  • Piloti (334.432)
Utilizzo
Ruolo
Era

Era della Ribellione

Affiliazione

Impero Galattico

Primo avvistamento

3 ABY

Distrutta

4 ABY

Presenza in battaglie/eventi

Battaglia di Endor

Proprietari noti

Impero Galattico

Comandanti noti

Moff Jerjerrod

Luoghi di interesse

Sala del trono dell'Imperatore

La Morte Nera II fu la seconda Morte Nera costruita dall'Impero Galattico. Era molto più grande di quella che l'ha preceduta, in quanto superava i 900 chilometri in larghezza, e fu costruita dopo la distruzione della prima Morte Nera nella Battaglia di Yavin. L'Imperatore Palpatine insistette sulla sua ricostruzione, dato che rappresentava una parte fondamentale nel suo piano di distruggere l'Alleanza Ribelle.

Storia

Darth Vader giunge sulla seconda Morte Nera.

Nel giro di tre anni dopo la distruzione della prima Morte Nera, l’Impero Galattico dimostrò ancora una volta la sua malvagità con la costruzione di una seconda Morte Nera in una remota regione dello spazio. Fortunatamente per la galassia, l’Impero non riuscì a portare a compimento questa mostruosità. Notizie della sua costruzione si diffusero fra i ranghi Ribelli grazie alle spie Bothan. L’Alleanza fu così in grado di localizzare la posizione esatta del cantiere di costruzione, e organizzare un attacco preventivo per distruggere la stazione.

Le informazioni si dimostrarono essere una trappola. L’astuto Imperatore Palpatine fece in modo che la Ribellione scoprisse la Morte Nera nella speranza di intrappolare e distruggere la loro flotta. La seconda Morte Nera non era così vulnerabile come i Ribelli credevano.

Per assicurarsi che la Morte Nera fosse portata a compimento nei tempi previsti, Palpatine affidò la supervisione delle fasi finali di costruzione al suo braccio destro Sith, Lord Darth Vader. Vader motivò il comandante della Morte Nera, il Moff Jerjerrod, affinchè la stazione da battaglia fosse completa per l’arrivo dell’Imperatore che sarebbe venuto personalmente a ispezionarla.

Anche l'Imperatore Palpatine arriva sulla seconda Morte Nera.
La seconda Morte Nera non era una sfera completa. Nonostante la sua forma fosse ben visibile, c’erano ampie sezioni di superstruttura esposta, che mettevano in evidenza il suo scheletro. Per proteggere l’opera incompleta durante la sua costruzione, l’Impero aveva progettato un immenso scudo deflettore che traeva energia da un generatore installato sulla vicina luna boscosa di Endor. Lo scudo era abbastanza potente da non permetterne l’attraversamento sia a navi capitali che a caccia monoposto.

L’Alleanza inviò un piccolo commando sulla Luna Boscosa affinchè disattivasse il generatore di scudi, in modo che quando la flotta Ribelle fosse emersa dall’iperspazio, avrebbe potuto distruggere la stazione. Al contrario della precedente Morte Nera, il cui reattore principale era accessibile solamente da una piccola luce di scarico dall’apertura di circa un paio di metri, il cuore della seconda Morte Nera doveva essere distrutto volando con piccole navi all’interno della superstruttura e far esplodere il generatore principale.

La picccola squadra d’assalto era attesa al varco dalle truppe Imperiali, e la flotta Ribelle arrivò per scoprire che lo scudo deflettore era ancora intatto. Ancora peggio, il superlaser era operativo, e iniziò a distruggere gli incrociatori Mon Calamari Ribelli ad ogni colpo. Il Generale Lando Calrissian propose una tattica azzardata che prevedeva l’ingaggio della flotta Imperiale ad una distanza di sicurezza, limitando quindi gli obiettivi possibili della Morte Nera.

Aiutati dai nativi Ewok di Endor, i Ribelli riuscirono a infiltrarsi all’interno del generatore e a far saltare in aria l’intero complesso. Con lo scudo disattivato, il Generale Calrissian guidò i caccia Alleati all’interno della Morte Nera. Qui, insieme a Wedge Antilles, lanciò una serie di siluri che fecero esplodere il reattore e con esso l’intera stazione.

Il corpo dell’ Imperatore Palpatine venne distrutto dall’esplosione. La flotta Imperiale non si riprese mai da questo fallimento. Quella che doveva essere la fine dell’Alleanza Ribelle si trasformò nella morte dell’Impero. Mentre i frammenti della stazione da battaglia bruciavano nell’atmosfera di Endor, i festeggiamenti per la riconquistata libertà echeggiarono nelle foreste, e anche in tutta la galassia.

Caratteristiche

Schema della seconda Morte Nera.

E’ un miracolo che Bevel Lemelisk sia sopravvissuto alla distruzione della prima Morte Nera per realizzare una seconda superarma, ma in qualche modo ci riuscì. La sua opera seguì altri progetti ideati da Wilhuff Tarkin, ma vi incluse alcune caratteristiche che colmarono le lacune e gli errori della prima stazione da battaglia.

Invece che affidarsi alle luci di scarico termico per dissipare l’incredibile eccesso di calore prodotto dal reattore, la seconda Morte Nera avrebbe invece incanalato l’energia di scarto attraverso una serie di condotti di dispersione termica larghi un millimetro.

Il diametro della seconda Morte Nera era di 900 chilometri, più larga quindi dell’originale, e possedeva un superlaser a maggiore potenza. Non solo era in grado di emettere un raggio ancor più devastante, ma poteva fare fuoco più frequentemente e con grande accuratezza.

La seconda Morte Nera, se fosse stata completata, avrebbe contenuto fino a 30000 batterie turbolaser, 7500 cannoni laser, 5000 cannoni ionici, e 768 raggi traenti.

Presente in

Panoramica degli hangar equatoriali.

Presenze non canoniche

Il pozzo del reattore principale.

Fonti

Dettaglio di un'area in costruzione.
Dettaglio degli hangar equatoriali.

Vedi anche

Collegamenti esterni